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Meloni-Francesco, prima dell'udienza privata... ora si capisce tutto

Giorgia Meloni e Papa Francesco

Renato Farina
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Quel che segue è la cronaca per quadri della «prima visita ufficiale del presidente del Consiglio italiano signora Giorgia Meloni» in Vaticano. Ufficiale: questa è la definizione data dal Segretario di Stato, cardinal Pietro Parolin, introducendo, prima che se ne andasse l'operatore televisivo, i colloqui tra le delegazioni. Non sono parole rubate in un fuori onda: il successore del cardinal Agostino Casaroli, del quale ha ereditato l'avvedutezza diplomatica, sapeva dei microfoni ancora aperti. Ha voluto qualificare expressis verbis (il latinorum qui ci vuole) "ufficiale" un avvenimento che il protocollo qualificherebbe come "privato" per marcare il peso e la positività di quel che è accaduto minuto per minuto nella mattinata di ieri, dalle 9,55 alle 11,20. Poco dopo un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede usa- accanto alla rava e alla fava degli argomenti trattati (li vedremo)- un semplice decisivo aggettivo: "cordiale", la cui radice, ha fatto notare una volta Bergoglio parlando dell'etimologia di "ri-cordi", non fiorisce dal galateo ma dal cuore.

C'è stata tra Giorgia e Jorge una intesa incantevole, che abbiamo avuto buon gioco a prevedere su Libero di ieri, e che non è convergenza superficiale di gentilezze, ma viene dal sentimento dominante delle loro vite che è la totale identificazione, fino al sacrificio di sé, con il popolo. In fondo è San Giorgio il loro comune protettore, e non è forse lui chi affronta il drago terrore della povera gente? Ovvio, nessuna parificazione gerarchica. Ma la passione è di quella stoffa lì, insieme preziosa come la seta di Salomone e rude come il sacco di cui si vestì san Francesco. Bergoglio si riferisce al "popolo santo", che si affolla nei barrios di Buenos Aires e nelle periferie esistenziali del mondo intero intorno all'immagine della Madonna cui chiedere grazie e tirando la tonaca al prete così che sia eco fino all'impertinenza presso i potenti di bisogni e richieste dei suoi povericristi. Meloni viene dalle periferie esistenziali come nessun altro politico oggi ai vertici di una nazione: abbandonata dal padre, capace a tre annidi bruciare la propria casa con la sorellina, ma con una vocazione ad amare la vita degli altri, senza dimenticare di essere madre e donna, che è la virtù massima del politico.

 

 

 

Insieme all'ironia, tipica di grandi Papi e bravi premier. Al comunicato nel tardo pomeriggio è seguito un racconto dai toni simpatetici pubblicato sul sito ufficiale Vatican-News, che è la voce della sostanza dei giudizi nonché dei sentimenti dell'inquilino che regna dal pensionato di Santa Marta.

Secondo protocollo formale l'incontro è catalogato, ripeto, quale "udienza privata". Ma è privata nel senso che quanto si sono detti il Pontefice e la premier appartengono soltanto ai due protagonisti. Chi riferisce qualcosa di più inventa, e non sarebbe difficile, non smentirebbe nessuno. Noi ci fermiamo a quanto abbiamo visto e udito.

Ore 9,55. «Dov' è la piccola?». «È in macchina». Giorgia Meloni è appena balzata giù dall'auto familiare, di quelle con il portellone, che l'ha portata nel cortile di San Damaso, e ci torna su. Le guardie svizzere sul lato sinistro del premier, si irrigidiscono sull'attenti. A porle quella domanda, dandole la mano con un sorriso che sembra un mazzo di fiori, è padre Leonardo Sapienza, incaricato delle udienze papali, fine studioso di arte e di san Paolo VI. Le immagini fornite al circuito internazionale sono tagliate, non bisogna inquadrare i volti dei minori. Di Ginevra si vedranno nel filmato diffuso ai media internazionali solo i capelli, le manine strette a quelle della mamma e il cappottino nero. (Primo quadro).

Ore 10,00. Il Papa appoggia il bastone che, come quello in uso ai malati, sta in piedi da solo. Posa con accanto a se l'ospite raggiante, vestita di nero come da prassi (solo le regine cattoliche hanno diritto a vestirsi di bianco).

 

Nella grande stanza Francesco indica le opere d'arte. Lei, come fanno tutte le Cenerentole della galassia quando entrano nella Reggia del Principe, resta col fiato sospeso. Parla di "infinità", non vale solo per le bellezze del Palazzo dei papi, ma è il troppo che le si agita dentro. Sono 35 minuti di colloquio privato. (Secondo quadro).

10,35. Meloni presenta il seguito.
Anzitutto Ginevra. Ha sei anni. È lei che le ha portato in dono piccoli quaderni dove si parla di Gesù. Il Papa le chiede «Che cosa ci scrivi in quelle pagine?». C'è anche Andrea Giambruno, il padre della piccina e compagno di Giorgia. Impeccabile e silente. Vatican-news, con il pudore antico del linguaggio ecclesiastico, non lo definisce compagno, amico, fidanzato. Ne enuncia con semplicità nome e cognome. Il primo della delegazione che Giorgia presenta al Papa è Alfredo Mantovano,«con cui lavoro da anni, grande giurista e grande cattolico».
Mantovano si rivolge al Pontefice e gli ricorda di essere stato in quella stessa sala anni fa, per presentargli i familiari di Asia Bibi. Il Papa fa cenni di condivisione. I cristiani perseguitati - la mamma pakistana ne è il simbolo entrano così nel cuore dei rapporti tra Chiesa e Italia. (Terzo quadro).

17,30. Vatican-News. Articolo molto atteso. Si conclude evocando l'augurio del Papa pronunciato il 5 novembre scorso sul volo dal Bahrain e da noi citato ieri, perché questo governo duri tutta la legislatura: «Per favore, responsabilità... Finiamola con questi scherzi...». Jorge e Giorgia si rivedranno.

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