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Cartabia, rischio scarcerazione per tre boss mafiosi: scoppia la bufera

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La Procura di Palermo ha chiesto e ottenuto l’inefficacia della misura cautelare imposta per lesioni aggravate a tre mafiosi, due dei quali pluripregiudicati, il boss di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso e il suo braccio destro Giovanni Caruso; stessa misura per Silvestre Maniscalco. Nessuno di loro lascia il carcere, nonostante il provvedimento del Gip, perchè i tre sono detenuti per altri reati, ma la richiesta dei pm coordinati da Maurizio De Lucia e Paolo Guido è un effetto della riforma Cartabia, entrata in vigore all’inizio dell’anno.

 

Per i reati come le lesioni - anche se aggravate dal metodo mafioso - la legge oggi prevede la querela di parte, condizione di procedibilità, in assenza della quale non si può agire per quel reato. Calvaruso e gli altri due furono arrestati prima del varo della riforma: a loro si applica dunque un regime transitorio, in cui è previsto che la vittima del reato venga interpellata circa le proprie decisioni; viene chiesto cioè se intenda o meno querelare.

 

E la risposta dei due rapinatori, picchiati per un «colpo» non autorizzato, è stata negativa: hanno scelto cioè di non mettersi contro il capomafia e gli altri uomini accusati di averli malmenati. Se non fossero stati detenuti pure per altro, un personaggio come Calvaruso e un altro grosso calibro come Caruso sarebbero usciti dal carcere. E questo pone il tema di una riforma che molti dei magistrati impegnati nella lotta a Cosa nostra non hanno mai visto di buon occhio, a causa di alcune incongruenze e sottovalutazioni di situazioni che possono creare notevoli problemi.

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