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Ignazio La Russa asfalta la sinistra: "Ricordate Boldrini con Marchionne?"

Tommaso Montesano
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Si è presentato “armato” delle foto di predecessori e colleghi, Ignazio La Russa. E, una dopo l’altra, le ha mostrate davanti alle telecamere de La 7 per controbattere all’offensiva cui è oggetto in questi giorni. «Gli brucia, rosicano che uno di destra con la mia storia sia presidente del Senato», è il messaggio con cui il presidente del Senato risponde alle critiche, com’è nel suo stile, senza arretrare. A petto in fuori. Anzi: contrattaccando, appunto. Riassunto: alla sinistra, parlamentare ed extra (leggi: i giornali), non va giù il modo in cui il fondatore di Fratelli d’Italia interpreta il suo ruolo di seconda carica dello Stato. Solo ieri, per dire, i due maggiori quotidiani italiani hanno dedicato la loro prima pagina al supplente di Sergio Mattarella. Corriere della Sera: «’Gnazio ha rinunciato a interpretare la seconda carica dello Stato, insistendo invece nel recitare la parte che preferisce: essere Ignazio La Russa». Ovvero «senza mai rinnegare nulla e senza rinunciare a nulla, tantomeno all’abitudine di andare nei posti dove non dovrebbe stare». Nella fattispecie a un evento elettorale milanese di Fratelli d’Italia, lo scorso fine settimana.

Ed ecco La Stampa: «Se questo è un Presidente. Il caso La Russa». Anche qui, nel mirino c’è la presenza del presidente del Senato alla manifestazione del suo partito, nel corso della quale La Russa, incalzato da un cronista del Fatto Quotidiano che gli con insistenza gli chiedeva a che titolo fosse presente, ha risposto a brutto muso: «Metti quel cazzo che vuoi». Espressione per la quale ieri il numero uno di Palazzo Madama si è scusato: «Non mi ero accorto che c’era un microfono acceso».

 

 

 

NON RINNEGARE
Ma questa, ha subito aggiunto La Russa di fronte a Myrta Merlino nel corso della trasmissione L’Aria che tira, è l’unica cosa di cui lui si pente. Per il resto, ossia il “capo di imputazione” principale, il fatto che lui «intervenga in manifestazioni di partito», il presidente del Senato non rinnega nulla. E qui torniamo alle foto dei suoi predecessori sullo scranno più alto di Palazzo Madama e sui colleghi che hanno guidato la Camera dei deputati. La Russa mostra le istantanee di Pietro Grasso, che ha guidato l’Aula di Palazzo Madama dal 2013 al 2018, e degli ex presidente della Camera Gianfranco Fini (2008-2013) e Roberto Fico (2018-2022).

Il messaggio, tutt’altro che subliminale, è molto semplice: da che pulpito arriva la predica. «A chi mi accusa di partecipare a iniziative di partito ricordo che da presidente del Senato Pietro Grasso fondò un partito (Liberi e Uguali, ndr); e da presidente della Camera Fausto Bertinotti partecipò alla festa di Rifondazione comunista, mentre Roberto Fico intervenne su tutto». A questo proposito, La Russa ricorda, tra le tante, la dichiarazione con la quale il grillino prese pubblicamente posizione a favore dello ius soli, in quel momento al centro del dibattito politico-parlamentare. Quanto a Fini, «dopo aver litigato con Berlusconi, ha costituito un partito» (Futuro e Libertà, ndr).

 

 

 

 

Per non parlare, e in questo aiutano gli archivi, del presenzialismo di Franco Marini (padre nobile dei Popolari confluiti nella Margherita, alla guida del Senato dal 2006 al 2008) e di quello di Laura Boldrini a Montecitorio (dal 2013 al 2018). Due episodi su tutti: il no a Sergio Marchionne, era il 5 luglio 2013, a visitare lo stabilimento Fiat Sevel di Atessa, in Val di Sangro: «Impegni istituzionali già in agenda purtroppo non mi consentono di accogliere l’invito». Uno schiaffo al galateo istituzionale in nome dell’ideologia anti-capitalista e della difesa dei “diritti”. Senza dimenticare il Gay pride del 2013, con tanto di partecipazione alla manifestazione e di appello affinché l’Italia preveda «finalmente tutele per le vittime di omofobia e leggi per diritti a coppie omosessuali». Insomma, prendersela con La Russa perché partecipa a un appuntamento locale di Fratelli d’Italia, peraltro senza esprimere opinioni, è la classica attenzione al dito invece che alla Luna.

LA PACIFICAZIONE
La verità, tira le somme La Russa, è ce l’hanno con lui «perché gli brucia, rosicano che uno con la mia storia presieda il Senato». Il presidente del Senato abbozza anche un’altra teoria: «Forse c’è qualcuno che ha paura che possa avere successo questo tentativo di superare l’interminabile Dopoguerra». A questo proposito, ’Gnazio ricorda di essere andato, da ministro della Difesa, «a rendere omaggio al monumento che al cimitero Maggiore onora i partigiani bianchi e rossi». Pacificazione sì, ma senza dimenticare di rispondere a quelle che lui considera le insolenze dei giornali. Prima tocca al Corriere: «Scrive in prima pagina che La Russa è rimasto sempre uguale. Per me è una medaglia, È il miglior complimento che si possa fare a un politico». Poi alla Stampa: «È un giornale di zona, territoriale, perché in Sicilia non lo trovo, non arriva... Non la leggo più».

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