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Regionali, urne aperte: Fontana sogna il bis e l'Autonomia

Attilio Fontana

Enrico Paoli
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La formula è irriverente, ma la sostanza è seria. E pure molto, stando ai numeri dei sondaggi e delle intenzioni di voto. «Se ne parla poco e niente e fino a stasera c’è Sanremo», dice il leader della Lega, Matteo Salvini, «diciamo che dopo il Festival si va a votare canticchiando. Questo è l’invito». Più che un invito, quello del vice premier, in realtà è un’esortazione, un modo per esorcizzare l’astensionismo, il vero convitato di pietra di questa tornata elettorale. Il partito del non voto, stando agli esperti dei numeri, tanto in Lombardia quanto nel Lazio, avrà un suo peso nel determinare il risultato.


SPERANZE ALTE
Perché se le aspettative, o le speranze, del centrodestra per una doppia vittoria- Lombardia e Lazio - sono particolarmente alte, altrettanto legittime sono le considerazioni su quali saranno i futuri rapporti di forza. Per dire. In Lombardia, senza troppi giri di parole, Fratelli d’Italia, attraverso il ministro, Daniela Santanchè, prevedendo un risultato particolarmente eclatante, ha già opzionato la vice presidenza del Pirellone, sede della giunta regionale. Mica roba da poco. Insomma, dal gioco dei risultati incrociati dipendono i futuri rapporti di forza interni alla coalizione. E quindi la composizione della giunta. Non è un caso, allora, se il vicepremier si gioca fino in fondo questa partita, chiudendola campagna per le regionali a Brescia, puntando sui temi forti, come l’autonomia e le infrastrutture, con il chiaro obiettivo di recuperare consensi, erosi da Fratelli d’Italia in occasione delle elezioni politiche. La tornata elettorale del 25 settembre scorso ha ridisegnato la geografia del centrodestra, con Fdi al 27% e gli altri due alleati poco sopra l’8%. La Lega punta a recuperare i voti lasciati sul terreno, soprattutto in Lombardia, dove la costante presenza di Salvini si è fatta sentire.


Quanto a Forza Italia, con Silvio Berlusconi impegnato in una campagna elettorale quasi esclusivamente televisiva (se si esclude la kermesse milanese di martedì scorso a Milano), gli azzurri si sono agganciati al tema dell’autonomia (molto sentito nelle regioni del Nord), senza disdegnare il Sud, parlando di infrastrutture, come il ponte sullo Stretto. Per questa ragione queste elezioni, per i berlusconiani, «sono un primo tagliando per l’esecutivo che con la vittoria ne uscirà sicuramente rafforzato», dice la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, «Fi si presenta con liste di qualità e candidati capaci. Gli elettori sono chiamati a scegliere fr il nostro buon governo e i fallimenti della sinistra, senza sprecare il loro voto verso inutili terzi poli». Quindi tutti uniti per Attilio Fontana, in Lombardia, ma poi i conti si faranno dalle parti di Palazzo Chigi. I maligni insistono nel dire che un risultato troppo favorevole a Fratelli d’Italia, nel contesto del centrodestra, farebbe aumentare il nervosismo dei due partiti alleati, Lega e Fi. Possibile, ma niente affatto probabile. «Non ho alcun tipo di preoccupazione rispetto al rapporto con eventuali partiti che avessero la prevalenza numerica, come non ne ho avute nella prima legislatura», afferma il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, «abbiamo sempre deciso e operato sulla base del confronto e della condivisione, prescindendo da chi venisse l’idea. Così continueremo nel prossimo mandato». E chissà se il «metodo Attilio» diventerà il modo per governare i nuovi rapporti di forza del centrodestra.
 

DISTANZE BREVI
Quanto ai suoi avversari, Letizia Moratti, indicata dal Terzo polo, e Pierfrancesco Majorino, scelto dal centrosinistra, la loro partita è sempre stata in salita, costretti a ricorrere a colpi bassi e attacchi frontali, pur di ottenere visibilità. E la distanza fra i due competitor di Fontana sarà un altro dei temi portanti dell’analisi post voto, soprattutto se la candidata di Renzi e Calenda dovesse incalzare da vicino il centrosinistra. Sarebbe davvero un bel film da vedere

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