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La Boschi da Vespa irride Calenda: "Di Re ce n'è uno solo"

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"La verità è che Carlo Calenda ha scelto di non fare più il partito unico perché ha avuto paura di affrontare un congresso vero, aperto e inclusivo". Maria Elena Boschi, ospite di Bruno Vespa a Porta a porta su Rai 1, non la tocca piano a proposito della crisi ormai definitiva del Terzo Polo, scaricando tutte le colpe sul leader di Azione. "Noi abbiamo chiesto di fare un partito davvero aperto che non fosse la somma di Azione e Italia Viva - spiega la renziana -. Ma come può nascere un partito che sia democratico senza il confronto dal basso? L'alternativa ai congressi territoriali sono le nomine dall'alto e forse Calenda si aspettava una incoronazione, ma di Carlo incoronato ce ne sarà uno solo a Londra il 6 maggio", è il riferimento sarcastico al sovrano d'Inghilterra. 

 

 

 

Una battuta a cui Calenda, sempre prontissimo sui social, replica a tempo di record su Twitter: "Da ridere. Azione ha fatto tutti i congressi: comunali, provinciali etc; Italia Viva non ne ha mai fatto uno ed è una monarchia assoluta di stampo orientale. Basta poi leggere il documento proposto per capire che contendibilità e democrazia erano previsti in tutto il percorso". 

 

 

 

 

Da Vespa la Boschi ha descritto quanto accaduto negli ultimi giorni con una immagine suggestiva: "Siamo stati lasciati sull'altare da Calenda. Lo dico con dispiacere che sia finita l'esperienza del partito unico tra Azione e Italia Viva. È un progetto a cui abbiamo creduto, sino alla fine è ci abbiamo provato fino alle ultime ore, nonostante i toni polemici partiti dal nulla di Calenda e Azione. Ci dispiace che l'esito sia stato questo, ma ora ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti con Italia Viva". In ballo c'è anche il nuovo ruolo di Matteo Renzi, direttore del Riformista. La scelta di Andrea Ruggieri direttore responsabile del Riformista, sottolinea sempre la Boschi da Vespa (che peraltro è zio del big di Forza Italia nuovo collaboratore dell'ex premier) "è stata quella di dare evidenza anche all'esterno che il progetto del Riformista non è il progetto del Terzo polo. La scelta del direttore responsabile che viene da un'altra storia politica va nella direzione del pluralismo. Trovo più curioso che Calenda nelle prime 48 ore successive alla notizia di Renzi direttore del Riformista fosse pubblicamente entusiasta. Poi è tornato dalla Pasqua e ha iniziato ad attaccare Renzi. Forse a un certo punto Calenda ha deciso che il progetto politico del partito comune con noi era finito e ha dovuto trovare degli alibi per scaricare su di noi la responsabilità".

 

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