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Silvio Berlusconi, "ecco il suo funerale": le foto della vergogna

Francesco Specchia
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L’impatto visivo è listato a lutto e, oggettivamente, devasta.
A sfogliare l’album delle esequie del Presidente, spiccano tutti gli elementi del funerale di Stato che evoca quelli, potenti e oceanici, di un Mandela, di un De Gaulle, perfino di un Totò. Solo che questo funerale è un po’ più carico.
C’è la piazza del Duomo traboccante di volti e lacrime, e di mani tese e sciarpe milaniste.
Ci sono i tricolori di Forza Italia che garriscono al vento della Storia. C’è la bara d’oro zecchino assalita dai fan e illuminata dai selfie come sul feretro di Maurizio Costanzo: la differenza è che qui le mille vedove afflitte hanno il fisico di Michelle Hunziker.
C’è l’espressione monolitica di Putin, nell’angolo, dietro gli occhiali neri (ma si vede che dentro soffre), e accanto alle figure massicce e nerovestite di Elon Musk e di Donald Trump sfuggito all’arresto. Non tutti i cuori sono trafitti. Qualche detrattore non contiene la gioia e stappa lo spumante, nell’angolo esatto da cui Tartaglia, anni prima, lo colpì con la statuetta della Madonnina. Gli anarchici e i Black Block che lo odiavano da vivo, coerentemente marciano a slogan nelle vie parallele, e lo disonorano da morto. Ma la visione più impressionante è Bruno Vespa che piange, coprendosi il viso con la mano. Roba che non te l’immagineresti mai, neanche se gli incendiassero i filari pugliesi del suo Primitivo di Manduria.

 

 

Il funerale di Silvio Berlusconi è così: un evento ecumenico, cieli di cobalto, mondi che esplodono. Peccato, però che le notizie sul Silvio defunto siano fortemente esagerate.
 

CERIMONIE DI STATO - Epperò attraverso l’intelligenza artificiale – la cosiddetta “Ai” - Claudio Riccio, insegnante di Etica della comunicazione allo Ied di Roma, insieme a Latte Creative, ha provato a utilizzare l’algoritmo MidJourney per immaginare come sarebbero i funerali di Silvio. E le foto, false e pubblicate sul magazine tecnologico Wired, risultano di un realismo impressionante, e fanno il giro del pianeta.

«Con questa provocazione quello su cui mi interessava porre l’accento non è certo la vicenda politica e tantomeno umana di Berlusconi» spiega Riccio a Wired «il funerale di Berlusconi, tra cerimonie di Stato e contestazioni pubbliche mi è parso uno scenario adeguato a sperimentare questo strumento. A troppe persone sfugge un aspetto importante della rivoluzione industriale e culturale in atto: nel giro di poche settimane potrebbe cambiare drasticamente il nostro rapporto con la conoscenza e l’informazione». Già, questo è il punto.

Qual è il limite del gioco? Quale il crinale in cui l’informazione certificata cede il passo alle fake news? Fino a che punto la fantasia può penetrare nella realtà, e la può talmente ibridare arrivando perfino al punto di annullarla? Come potremo ancora fidarci delle migliaia di immagini che ci scorrono sotto gli occhi, se non possiamo fidarci più della loro stessa verosimiglianza?

Ora, di là dell’impressionante progresso della tecnologia del Deep Fake, cioè della creazione digitale di falsi (quando Striscia la notizia la utilizzava nel 2019, il suo simulacro di Renzi che faceva il cazzaro, qualche differenza – perlomeno tecnica - con l’originale si notava); be’ Berlusconi si divertirà da pazzi ad assistere al proprio funerale come faceva Tom Sawyer nei romanzi di Mark Twain. Pure se, escludendo il contorno ludico, be’ forse siamo più dalle parti delle realtà parallele della fantascienza di P.K.Dick o dei film di Matrix che degli scritti ironici di Twain. Qui, a rifletterci, c’è poco da ridere.

Oggi può prospettarsi un’escalation etica e sociale terrificante: i sensi immersi in un brodo d’inganni; la premeditazione e il reato che si sostituiscono al senso del gioco e dell’ironia. E l’inquietante sensazione che davvero «chiunque, senza particolari competenze professionali, potrà generare immagini- dice sempre Riccio- apparentemente frutto di una macchina fotografica professionale, magari quella di un foto reporter», laddove poco tempo fa soltanto per aprire Photoshop ti serviva una laurea in ingegneria informatica.

 

 

Nulla sarà più ciò che sembra. Basta osservare – prima col sorriso, poi con lo sguardo via via sempre più incupito- le batterie di fotografie taroccate uscite sui social nelle ultime settimane, ammesse come tali soltanto per onestà intellettuale dei loro creatori: dal Papa inquartato in un piumino griffato a Donald Trump che pubblica le immagini del proprio arresto mentre si inginocchia sotto una luce divina.

IL CASO DEL RENZI FINTO - Osservi questi simulacri, e subito emergono, prepotenti, i volti che s’innestano su altri corpi (avviene già con i siti porno costruiti apposta per vendere immagini hard di donne morigeratissime nella vita reale), le facce invecchiate o piallate, gli ambienti ricreati alla perfezione alla stregua dei set holywoodiani. Potremmo, a questo punto, pixelare i nostri incubi e le nostre fantasie, e vedere l’impossibile: i cosacchi che abbeverano i cavalli nel laghetto di Washington, o Lionel Messi che pesta gli arbitri in campo, o Mattarella allegro, in perizoma borchiato, su un carro del Gay Pride. E, filosoficamente, tutto questo assalto al reale potrebbe renderci infidi e disincantati verso l’umanità, fino al paradosso. Fino al punto da scrostarci dalle sovrastrutture delle forme e ritrovare nella nostra intimità – come faceva trapelare Walter Benjamin nell’Opera d’arte nell’era della sua visibilità tecnica- la nostra stessa salvezza. Ma qui voliamo troppo alto. Nella pratica, invece, quando Ezio Greggio a Striscia la notizia informò che il loro Renzi cazzaro era in realtà un sosia virtuale creato dal Mit di Boston; be’ il fatto che ci fossero due Renzi di cui uno paradossale, significava soltanto, per gli spettatori, non che il Renzi vero non avesse colpe, ma che Renzi fosse doppiamente stronzo. Al di là della magia dell’algoritmo, non sarà un bel futuro... 

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