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Darmanin, insulti a Meloni? Retroscena: Macron usa il suo manganellatore

Francesco Specchia
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Gérald Darmanin, ministro degli Interni francese vive - come quasi tutti i suoi connazionali - nella convinzione di essere Charles De Gaulle, solo che mixa questa consapevolezza all’isteria di certi personaggi cinematografici di Louis De Funes, sbraitati, incazzatissimi, con la vena gonfia, che prendevano a testate il primo che passa. Anche stavolta il passante di turno è stata l’Italia di Giorgia Meloni. Non pago di aver definito, mesi fa, il nostro come «un Paese nemico», il furioso Darmanin ha fatto uno step ulteriore. A proposito della Meloni ha dichiarato che «non è in grado di risolvere i problemi migratori dell’Italia» un Paese che sta vivendo una «gravissima crisi». Parole profondamente irrispettose, che arrivano a pochi giorni dall’annuncio della Francia di un’ulteriore blindatura del confine con l’Italia con nuovi militari di presidio sulla frontiera. Un guizzo di surrealtà, un paradosso grottesco e squisitamente francese, che ha costretto il ministro Tajani a cristallizzare ogni rapporto con l’Eliseo, e ci mancherebbe altro.

VENTO DEL PARADOSSO - Ma il governo francese, specie in tema migrazione, si nutre di paradossi. E cavalca un bipolarismo da indagine freudiana. Per dire. Nel 2019, subito aver denigrato la politica di controllo dei flussi di Salvini dal Viminale, il presidente Macron si presentò nell’arcipelago di Mayotte, la “Lampedusa dell’Oceano Indiano” dipartimento d’oltremare delle Francia, per prodursi in un durissimo giro di vite contro i migranti: 25mila espulsioni rapide e blindatura dei porti attraverso controlli che neanche la Cortina di ferro.

 

 

Poi, nel 2022, venne l’Ocean Viking fatta ancorare giocoforza a Tolone dopo aver accusato l’Italia di «mancato rispetto dei diritti umani». Peccato però che, alla faccia dell’umanità, le poche decine di migranti colà accolti (su 234) da Darmanin vennero alloggiati in una zona dichiarata di «attesa internazionale», guardati a vista dalle autorità e poi, in alcuni casi, anche rimpatriati a loro insaputa (alcuni di loro pensando di andare in Germania si ritrovarono nel Mali). Tra l’altro, il ministro, in quell’occasione, riuscì a farsi fuggire ben tre clandestini schedati per terrorismo, i quali erano arrivati con la nave dell’Ong e che, una volta sbarcati, fecero prendere le loro tracce come Arsenio Lupin.

Dopodiché toccò al grande classico: il blocco, a manganellate da parte della Police, a Ventimiglia dei cosiddetti «movimenti secondari». Secondo i parametri dei francesi, i francesi stessi sarebbero teppisti istituzionalizzati. Ed è a causa di questo loro spirito sgarzolino (e non solo) che è crollato ogni tentativo di «patto di solidarietà europeo nella ridistribuzione dei migrati tra i paesi membri».

 

 

Con la scusa del bipolarismo la Francia, di qualsiasi buon proposito continua - per un usare un francescismo - a fottersene orgogliosamente. E potremmo andare a ritroso, dall’iniziativa dell’uccisione di Gheddafi da parte di Sarkozy alla mossa dello stesso Macron di contattare direttamente la Cina con la scusa d’intestarsi la pacificazione dell’Ucraina, ma, in realtà per fare affari col Dragone. La morale intermittente, che s’adatta allo sciovinismo è una caratteristica dei galletti. Non ce la possono fare. Ora ci sono due elementi da considerare. Il primo elemento: ci fosse stata una parola, un gesto, un atto con cui Macron si sia dissociato dagli attacchi scomposti del ministro assai républicain (forse, ieri, Le President era troppo impegnato a non farsi lapidare dagli studenti dell’Istituto professionale di Saintes). Il secondo elemento: è evidente che un’uscita di questo genere contro il governo italiano è stata ponderata.

RIVEDERE IL TRATTATO - È un modo per deviare l’attenzione dal vero dramma in cui galleggia in questi mesi un governo francese sempre più ai minimi storici: la perenne furia delle piazze e delle opposizioni per la riforma macroniana (peraltro giusta) delle pensioni. Certo attaccare un possibile alleato nella possibile revisione del Trattato di Aquisgrana con la Germania, e in vista delle prossime elezioni europee del 2024; be’, è bizzarro. All’inizio del mandato hanno spiegato a Macron che per governare la Francia ci vogliono i cogli***. Qualcuno deve aver equivocato... 

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