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Giorgia Meloni al G7, "l'agguato di Trudeau". Retroscena, come ha reagito

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Tanta "sorpresa" e forse pure un po' di disgusto (politico, ovviamente). Al G7 di Hiroshima la premier italiana Giorgia Meloni ha accolto con un certo sconcerto l'attacco gratuito e proditorio del collega e omologo Justin Trudeau, nel corso del bilaterale tra Italia e Canada. Il premier canadese, una sorta di Obama in salsa nordamericana e che tanto piace ai progressisti di casa nostra, è stato protagonista di una uscita decisamente infelice, davanti alle telecamere e ai giornalisti canadesi in trasferta in Giappone. Segno che, come spiega un retroscena del Corriere della Sera, quando ha detto di essere "preoccupato per il rispetto dei diritti della comunità Lgbt in Italia", considerandoci alla stregua di Russia, Cina e altri Paesi omofobi in giro per il globo, in realtà forse non è stato un semplice "imprevisto, ma qualcosa in più". Un agguato, bello e buono, alla leader di destra più in vista del momento. 

 

 

 

Un blitz "senza alcun avviso, come dimostrano le foto della Meloni distribuite dal governo canadese - sottolinea l'inviato del Corsera -: contrariata in volto, con un’evidente espressione di sorpresa, quasi di rabbia trattenuta". E poco importa che Trudeau abbia usato poi toni melliflui e concilianti: "Siamo preoccupati per alcune delle posizioni che il tuo governo sta prendendo in materia, ma non vedo l’ora di parlarne con te".

 

 

 

 

Una sottolineatura ben al di fuori dell'agenda già concordata dai rispettivi staff. Un colpo basso che la Meloni incassa, come detto, con sguardo "perplesso e contrariato" rivolto alla telecamera, e con una replica molto netta prima dell'incontro a porte chiuse: "Ti assicuro che l’Italia sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni, non c’è alcuna novità legislativa".

 

 

 

 

In realtà, ben lungi dall'essere indebolita da questo "inconveniente", la premier italiana esce con almeno due punti a favore: il self control con cui ha risposto a quella che è sembrata a tutti gli effetti una provocazione, quasi imbeccata dalla sinistra italiana. E l'immagine di una premier accerchiata da avversari politici esterni (la sinistra francese, quella spagnola, ora pure quella canadese) che non fanno altro che far trasparire una sorta di ossessione nei suoi confronti, decisamente immotivata. E quel termine, "sorpresa", che la Meloni ha voluto far mettere "a verbale" nella sua nota ufficiale non fa altro che rinforzarne la posizione di "underdog", scomoda e per questo pericolosa per l'establishment.

 

 

 

 

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