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Autonomia, ecco perché la sinistra non riuscirà a fermarla

Fabio Rubini
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 Il giorno dopo le dimissioni dei quattro “saggi” dal comitato per la definizione dei Lep, l’imboscata contro l’Autonomia differenziata prosegue senza sosta. Ieri sono stati in molti da dare per «spacciato» il Ddl Calderoli, che invece, con buona pace di tutti, proseguirà regolarmente la sua corsa. Anche perché, come ha ricordato il coordinatore regionale lombardo della Lega, Fabrizio Cecchetti «si sono dimessi 4 saggi sui 62 totali...». E ai più non è sfuggita la concomitanza tra l’addio dei componenti che fanno riferimento alla sinistra - Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini - e l’annuncio del Pd della discesa in piazza proprio contro questo progetto, con la manifestazione prevista a Napoli per il 14 e 15 luglio.
Se poi qualcuno nutrisse ancora dubbi sulla natura squisitamente politica di questa azione, ecco arrivare l’intervista dell’ex ministro Bassanini al Messaggero, nel corso della quale ricalca, una per una tutte le critiche che le opposizioni hanno mosso alla riforma del ministro Calderoli. La chicca però è un’altra. Bassanini parlando dei Lep spiega all’intervistatore: «È un lavoro che deve fare il Parlamento e che richiede qualche anno», e ancora «occorre prendere una pausa. Non penso sia un dramma se ci vorranno tre o cinque anni per fare questo lavoro, visto che attendiamo i Lep da vent’anni...». Insomma prendiamocela pure comoda, tanto non succede nulla.

Dopo lo stupore iniziale («se volevano dimettersi potevano almeno dirmelo in faccia»), ieri è tornato a parlare anche il ministro Calderoli, per ribadire una posizione di dialogo che il leghista ha avuto fin dall’inizio di questo percorso: «Il governo ha fatto il suo, ora tocca ai gruppi parlamentari; ne stiamo già parlando, è un lavoro condiviso». Poi ha spiegato che da parte del governo non vi saranno emendamenti, ma che l’esecutivo è pronto ad accogliere quelli “migliorativi” che verranno presentati dai partiti politici in Parlamento. In particolare Calderoli di quelli riguardanti «il rafforzamento del ruolo del Parlamento; aggiornamento dei fabbisogni; monitoraggio che i Lep vengano effettivamente erogati sia nelle Regioni che chiedono che in quelle che non chiedono l’autonomia; monitoraggio dell’allineamento tra fabbisogno e gettito in modo che non si abbia una divaricazione e la possibilità di intervenire immediatamente; compartecipazioni al variare del ciclo economico; recepimento delle intese di quella che sarà la prossima governance europea».

 

A difesa della riforma si è schierata soprattutto la Lega. Il neo segretario regionale della Liga veneta, Alberto Stefani invita a non curarsi troppo delle dimissioni dei quattro saggi: «L’agenda politica continua con la stessa velocità verso l’autonomia, traguardo amministrativo più forte di tante polemiche e risibili strumentalizzazioni a cui, tuttavia, siamo abituati. Per noi - conclude è una sfida storica di responsabilità, trasparenza e buon governo che porteremo fino in fondo». Legato al possibile rallentamento della riforma sull’Autonomia differenziata, c’è poi il timore che esso possa portare con sé problemi anche al presidenzialismo tanto caro alla Meloni e a Fratelli d’Italia. Un’altra sfida alla quale il Centrodestra dovrà rispondere con compattezza.

 

 

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