Pnrr, Meloni tira dritto. Sallusti: zittiti i gufi di sinistra

di Alessandro Sallustisabato 29 luglio 2023
Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

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A smentire gufi e analisti in malafede arrivano i soldi del Pnrr che l’Europa aveva congelato in attesa di capirci meglio dentro quel piano di sviluppo approssimativo e abborracciato che porta la firma di Giuseppe Conte, uno dei tanti pasticci combinati dal premier più incapace della storia tra i cui disastri c’è stato pure un reddito di cittadinanza costruito talmente male da diventare un boomerang per l’intera collettività. Ecco, sempre di ieri è la notizia che il ministero ha fatto partire le prime 169mila disdette a persone che percepivano il reddito a vita nonostante per età, condizioni famigliari e sociali possano buttarsi sul mercato del lavoro invece che sul divano. Le due cose, fondi Pnrr sbloccati e redditi abusivi bloccati, sono facce della stessa medaglia, quella coniata nel settembre scorso nelle urne con la vittoria del Centrodestra.

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È una medaglia che porta incise tre parole che all’Europa, e pure oltreoceano come dimostra il successo della missione di Giorgia Meloni negli Stati Uniti, non vedevano l’ora di leggere e sentire: stabilità, responsabilità, pragmatismo. Già, perché il tentativo utopico e maldestro di “abolire la povertà per decreto”, come voleva e vuole fare Giuseppe Conte, aveva fatto venire i capelli ritti a chiunque perché nei conti pubblici si era aperto un pozzo senza fondo, da qui la diffidenza dei nostri alleati a parlare seriamente di soldi e sviluppo con noi.

Ripulito il Pnrr dai sogni nel cassetto, dalla mondezza, e tappata la falla di un finto welfare, ora certamente l’Italia è diventata più credibile e affidabile e non saranno certo le “sommosse popolari” evocate e forse pure caldeggiate dai Cinque Stelle a fare invertire la rotta.

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Tanti anni fa un’altra donna primo ministro del suo Paese, Margaret Thatcher, rimise in piedi il Regno Unito tenendo duro contro assalti, anche fisici, assai più violenti e determinati - per esempio quelli del potente sindacato dei minatori - di quelli che ha in testa l’avvocato ex premier per caso che si è fatto piromane, proprio come quei delinquenti che in questi giorni si aggirano furtivi con la tanica in mano nei boschi del Sud Italia: dare fuoco a un bene pubblico per avere in cambio un vantaggio personale. Se accadrà, saremo tutti pompieri.