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Banche, Tajani a Sallusti: "Cosa andava fatto", la stoccata a Meloni

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"Con la notizia della tassa sugli extraprofitti delle banche fatta a mercati aperti abbiamo perso 10 miliardi di euro in Borsa. Forse se lo facevano a Borse chiuse il venerdì sera, sarebbe stato meglio". Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, leader di Forza Italia, intervistato dal direttore di Libero Alessandro Sallusti sul palco del Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca), torna sulla delicata questione che la scorsa settimana ha creato più di una tensione tra gli azzurri e la premier Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia, al Corriere della Sera, ha chiarito che l'iniziativa è stata sua e che aveva preferito non avvisare Tajani per "non far girare troppo la notizia". 

"Dobbiamo essere seri e prudenti - suggerisce Tajani -. Faccio un ragionamento politico da liberale. Serve una distinzione profonda tra grandi e piccole banche. Un governo deve sempre essere serio e credibile. La tassa sugli extraprofitti deve essere una tantum e deducibile. Le banche devono dedurre quello che danno allo Stato in questa occasione. Terzo, bisogna escludere le banche piccole, quelle cioè che non sono sotto il controllo della Bce, per difendere i piccoli risparmiatori". "Non dobbiamo dare l'idea che cominciamo a fare patrimoniali - prosegue il leader forzista -, che si comincia con le banche e non si sa dove si arriva. Ho criticato le modalità e ho detto che il testo così com'era stato approvato doveva essere corretto in Parlamento. E presenteremo una serie di emendamenti perché se è giusto chiedere aiuti alla banche dobbiamo stare attenti a come ci si muove. Io avrei deciso un venerdì a borse chiuse. Avrei escluso sin dall'inizio le piccole banche. Le piccole banche, quelle di credito cooperativo e le banche popolari potrebbero pagare in proporzione di più di quanto paghi una banca francese o tedesca presente in Italia, a causa dei loro coefficienti".

"Ora guardiamo avanti e lavoriamo bene - rassicura poi gli alleati Tajani -, ma questo non pone alcun problema alla solidità del rapporto tra i partiti di maggioranza. Forza Italia sta al governo e vuole restare al governo. Ho ottimi rapporti sia con Meloni che con Salvini. Però siamo un partito liberale, siamo diversi dalla Lega e da FdI. Abbiamo una nostra visione e vogliamo dare un nostro contributo positivo". "Il governo durerà fino alla fine della legislatura - ha aggiunto - perché c'è una sostanziale coesione tra alleati. Il fatto di essere diversi è una forza. Siamo diversi ma uniti. Io sono diverso da loro ma sono leale, quindi non mancherà mai il mio appoggio. Il governo durerà perché c'è la voglia di farlo durare". 

Un fronte di tensione forse arriverà tra qualche mese sulle elezioni europee. "Nessuno in Europa farà mai un accordo con Marine Le Pen e Alternative für Deutschland perché quando dicono che un bambino disabile deve essere emarginato e messo in una classe da solo, è una vergogna, mi fa schifo", attacca Tajani, big dei Popolari. "Ma - ha precisato - la questione dell'alleanza con la Le Pen non ha nulla a che fare col governo. In Europa non esistono Forza Italia, la Lega, Fratelli d'Italia. Esistono partiti europei. Se l'idea è quella di avere un'alternanza in Europa, l'unico modo possibile è quello di trovare un accordo tra popolari, conservatori e liberali. Io quando sono stato eletto alla presidenza del Parlamento europeo sono stato votato con questa maggioranza e Salvini non mi votò dicendo che popolari e socialisti erano uguali. Libera scelta, io non serbo rancore. E poi bloccai l'elezione di Timmermans quindi il socialismo europeo l'ho sconfitto due volte".

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