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Elly Schlein, "troppo sottovalutazione". E ora punta alla legge antifascista

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Fabio Rubini
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Leggenda narra che ogniqualvolta Elly Schlein s’inventa una battaglia per il suo Pd, l’ala moderata del partito senta l’irrefrenabile istinto di fare come il ragionier Ugo Fantozzi: alzarsi in piedi e urlare a pieni polmoni «È una ca...a pazzesca». Esternazione seguita, come da copione, da «novantadue minuti di applausi». Un record che l’ultima uscita di Elly la svizzera, rischia di frantumare. Ve la raccontiamo. Di rientro dalle vacanze, passate tra la natia Svizzera e qualche schitarrata alle feste dell’Unità, la Schlein si palesa a Sant’Anna di Stazzema e lancia la nuova crociata del Pd: «Porteremo in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare contro la propaganda fascista e nazista per contrastare l’odio, la violenza e la discriminazione, presenti nella nostra quotidianità». In realtà si tratta di un’iniziativa del Comune lucchese per la quale sono già state raccolte le 250 mila firme necessarie (firme vere, non come quelle farlocche millantate dal Pd a favore del salario minimo) per la calendarizzazione- e vista l’attuale maggioranza, la certa bocciatura - alle Camere.

 


UN FIUME IN PIENA
A Elly, però, tutto questo non interessa minimamente. Per lei la lotta al fascismo è una vera epropria ossessione. Così è un fiume in piena quando spiega che al nostro Paese bisogna «dare degli anticorpi collettivi» perché negli ultimi anni «sono stati un po’ troppi i casi isolati». Segno evidente, per la Schlein, «che c’è stata una sottovalutazione». Anche perché il fascismo non è un’idea, ma un reato». Insomma, la segretaria dem ci crede per davvero. Rendendo assai ingrato il nostro compito, che è quello di spiegarle che in realtà una legge che condanna l’ideologia fascista e nazista esiste già. Si chiama Costituzione. La Carta della quale quasi tutti quelli di sinistra parlano senza averla mai letta per davvero. Li aiutiamo noi: i Padri costituenti lo hanno scritto all’interno della dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». Di più. Esiste pure una larga giurisprudenza per la quale dirsi “fascisti” - per quanto questo possa avere senso nel 2023- non costituisce reato, come dimostrano le copiose assoluzioni di chi ha eseguito il saluto romano durante cerimonie commemorative dei defunti del Ventennio.

 


Che Elly non abbia ancora le idee chiare sulla politica italiana, poi, lo dimostra anche un’altra uscita fatta poco dopo. Ospite della Versiliana, la leader dem spiega di stare lavorando «a coalizioni larghe, vincenti credibili. Non abbiamo nessuna presunzione di autosufficienza», anche perché altrimenti «la destra nei secondi turni si ricompatta ed è competitiva».
Una narrazione piuttosto strampalata, visto che in quasi tutti i Comuni e le Regioni il Centrodestra si presenta compatto fin dal primo turno. A differenza della sinistra che poi ha nei ballottaggi - dove l’elettorato si ricompatta - la ciambella di salvataggio rispetto a sconfitte certe.


GUAI INTERNI
Comprendiamo però le difficoltà della Schlein, che come i suoi predecessori si trova ogni giorno alle prese con qualche faida interna e minacce quotidiane di scissione. Dice Elly: «È giusto discutere nei congressi, ma dobbiamo volerci più bene tra di noi dentro il Pd». Intanto però la parte più moderata del partito si dimostra sempre più distante dalle parole d’ordine della segretaria e vede di traverso il nuovo “campo largo” che significa appiattirsi completamente sui Cinquestelle e sulle loro posizioni oltranziste. Lo ha capito perfino Maurizio Landini, che al muro contro muro con il governo, ha preferito mantenere la Cgil su di una posizione più dialogante. Per non parlare di Stefano Bonaccini, talmente stufo di dover mettere pezze alle uscite a vuoto della Schlein da essersi organizzato una corrente “Energia popolare”, capace di attirare molti consensi. Insomma la Schlein rischia di dover vivere un autunno molto complicato soprattutto dentro il suo partito. Roba che il flop della sua “estate militante” si candida ad essere il successo più fulgido del suo inizio di segreteria... 

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