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Elly Schlein, "dopo la Annunziata...": chi è costretta a candidare

Elisa Calessi
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È ancora presto per completare il puzzle. Da qui al 9 giugno, quando si voterà per il Parlamento Ue, i tornanti da superare sono tanti- la legge di bilancio, il salario minimo, le candidature per le elezioni amministrative 2024 - e potrebbero cambiare il quadro. Ma sulle elezioni per le Europee, nel Pd, in molti hanno già cominciato a scaldare i motori. Anche perché sono elezioni che hanno bisogno di una notevole rincorsa: le circoscrizioni elettorali sono molto grandi, c’è il voto preferenza. Fattori che richiedono squadre forti e preparazione.

Riunioni ufficiali, al Nazareno, non ce ne sono state. Ma ovviamente anche Elly Schlein ha cominciato a ragionarci, a sondare possibili candidati, e a consultarsi coi suoi, ma anche con Stefano Bonaccini, leader dell’area di minoranza. Nonostante di ufficiale non ci sia niente, alcuni punti fermi emergono. E uno di questi è che, a differenza di quanto fatto con gli organismi dirigenti (dove ha prevalso la logica del «abbiamo vinto noi, scegliamo i nostri»), nelle liste per le Europee saranno molti anche i candidati dell’area Bonaccini. Per una ragione di democrazia interna, ma soprattutto per pragmatismo: alle Europee, come si è detto, servono le preferenze, dunque occorrono persone con un buon radicamento. Schlein sa che, il 9 giugno, si gioca tutto. Ogni voto è prezioso. Sarebbe un danno privarsi di candidati forti solo perché indossavano un’altra maglia.

 

 

 

LA MINORANZA

Per questo, tra i nomi che in molti danno certi, si fanno quelli di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Dario Nardella, sindaco di Firenze, di Antonio Decaro, sindaco di Bari. Rispettivamente, per le circoscrizioni Nord Ovest, Centro e Sud. Sempre al Nord Ovest si fa il nome di Emanuele Fiano, rimasto fuori alle ultime Politiche. Tutti sostenitori al congresso di Bonaccini. Al Centro il nome di punta dell’area di minoranza sarà quello di Alessia Morani. Al Sud, invece, è certa la ricandidatura di Pina Picierno (che Bonaccini scelse per correre in tandem con lui alle primarie), così come a Nord Est di Alessandra Moretti e a Nord Ovest di Irene Tinagli e di Brando Benifei.

Tutti e quattro uscenti, tutti e quattro schierati con Bonaccini alle primarie. Del resto, della attuale delegazione europea, l’unica che aveva scelto Schlein era l’umbra Camilla Laureti, altra aspirante alla ricandidatura. Non dovrebbe essere della partita, invece, Michele Emiliano, scalzato da Decaro che si dice si stia già organizzando. Poco male: il governatore della Puglia punterà al terzo mandato in Regione o alle politiche.

 

 

 

L’altra incognita è Stefano Bonaccini. Da tempo si fa il suo nome per guidare la lista del Nord Est. Il governatore è tentato, di recente ne ha parlato anche pubblicamente. Ma ancora non è detto. Una sua candidatura, infatti, significherebbe anticipare di un anno il voto in Emilia Romagna. Con il rischio di regalarla al centrodestra, in assenza di un nome forte e con le conseguenze dell’alluvione ancora fresche.
I capilista li deciderà la segretaria. Ma anche su questo, nulla è deciso. Non ci dovrebbe essere uno schema unico: molte saranno donne, ma potrebbe esserci anche un uomo, alcuni saranno politici, ma altri potrebbe venire da altri mondi. Per esempio, si fa il nome di Roberto Saviano. E potrebbe non essere l’unico “esterno”.

 

 

 

GLI SCENARI

Pare certa, invece, la scelta di Chiara Gribaudo, attualmente deputata, a guidare la lista del Nord Ovest: è stata tra le prime a fianco di Elly, ha un grande radicamento nel suo territorio, è donna. Difficile trovare una soluzione migliore. Un’altra fedelissima di Elly guiderà la lista del Centro: Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria dem e consigliere regionale del Lazio. Dietro di lei, dovrebbe esserci Nicola Zingaretti (ma l’ex segretario non ha ancora sciolto la riserva). Si brancola nel buio, invece, per la lista delle Isole. Al di là dei nomi, al Nazareno si ragiona sulla sfida. La posta in gioco è altissima. Soprattutto per la segretaria. «Se Elly va sotto il risultato delle Politiche, è morta», ammette un suo fedelissimo. Asticella piuttosto bassa, perché nel settembre 2022 il Pd ha preso il 19.04%. Complicato andare peggio. In realtà, il risultato a cui tutti guarderanno è quello ottenuto da Zingaretti alle passate elezioni europee, quelle del 2019. Il Pd prese il 22,7% risultando il secondo partito più votato in Italia con oltre 6 milioni di voti. Se Schlein ottiene di più, tutto bene. Altrimenti, si tornerà a ballare. 

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