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Alluvione in Emilia, Schlein conosceva i rischi: il documento che la inchioda

Alessandro Gonzato
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Sotto l’armocromista niente. Il “Patto per il Lavoro e il Clima” di Elly Schlein - era l’8 novembre 2021 - puntava a una «ripresa inclusiva». Cioè? Mistero, ma sai la novità. Per chiarimenti consultare la voce “Supercazzole”. Di certo però Elena Ethel Schlein detta Elly era vicepresidente dell’Emilia Romagna e assessore con delega al “Patto per il Clima”, anche se c’è ancora chi tra i suoi goffi scudieri tenta di negarlo.

Della «ripresa inclusiva» si legge nella “Strategia regionale dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” che l’allora vice di Stefano Bonaccini aveva impresso nella delibera 1.840, seduta numero 51. L’inclusività però ha incluso solo 12 dei 23 bacini di contenimento che la Regione avrebbe dovuto realizzare per evitare che i fiumi straripassero, e così lo scorso maggio - dopo che nel Forlivese era già successo nel 2017 l’Emilia-Romagna è finita sott’acqua. Morti e famiglie disperate. Di sicuro qualcosa o molto poteva essere evitato.

 

 

 

LE DELIBERE

Si dirà, magari la futura segretaria Dem non conosceva il rischio, abituata com’era avivere tra la Svizzera, il parlamento europeo e gli Stati Uniti, impegnata come volontaria nelle campagne elettorali di Obama. E invece no, perché il 3 agosto 2020 - quindi un anno prima del piano perla «ripresa inclusiva» - in un’altra delibera di giunta (la numero 981, seduta n. 32) Schlein metteva a verbale che «il territorio regionale risultava particolarmente vulnerabile dal punto di vista ambientale», e «le ragioni principali che delineano questa vulnerabilità», proseguiva la Dem, «sono legate all’assetto territoriale identificabili nell’alta concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria e nel significativo rischio idrogeologico».

L’ex protetta di Bonaccini, e questo si può trovare più facilmente consultando il sito della Regione, era titolare del “coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione, dell’adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica”. Ciò nonostante, ecco Elly all’inaugurazione della Festa dell’Unità di Ravenna: «Guardate che anche dal punto di vista psicologico non è il Partito democratico che ha fretta, è la serietà che impone di dare prospettive certe alla ricostruzione per quelle famiglie e per quelle imprese». Dall’estate militante all’autunno desolante è un attimo, e non è che l’estate della Schlein sia stata questo trionfo.

 

 


«Famiglie e imprese», tuona Elly. L’impresa, invero, è quella della Schlein, che tra salamelle e Lambrusco si lancia nell’intemerata e finge di non essere co-responsabile, al pari di Bonaccini, di ciò che è successo. Bonaccini che ieri ha tuonato contro il governo: «Non scommettano sulla pazienza degli emiliano-romagnoli. Non ci sposteremo di un millimetro fino a che chi ha perso tutto non vedrà riconosciuto il 100 per cento dei danni».

 

L’INCLUSIVITÀ

Torniamo a Elly, la quale fa il pesce in barile, ma non è una sardina. «Noi chiediamo a questo governo», ammonisce, «responsabilità, e non una volgare politicizzazione dell’alluvione e della ricostruzione». I documenti prodotti dalla Regione sarebbero da ridere se in Emilia-Romagna non fosse successo un disastro: «Goal 13, adottare misure urgenti per combattere i cambiamenti climatici e le sue conseguenze». Scrive “goal” la giunta Bonaccini. “Goal”, “obiettivo”. Nella delibera 1.840 c’è scritto 24 volte “resiliente” e “resilienza”, ma il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è citato solo un paio di volte, il resto è fuffa. Paroloni per descrivere progetti e propositi tali solo sulla carta. Bonaccini erogherà soltanto nel 2025 i rimborsi per l’alluvione del 2017 (590mila euro) tempo d’attesa 8 anni - e il governatore e la segretaria del Pd attaccano Meloni per i presunti ritardi di qualche settimana. Ci vuole coraggio.

 

 

 

«Oggi viviamo in un momento storico molto particolare», leggiamo ancora negli incartamenti della Regione a firma Schlein, «(...) la complessità che caratterizza il contesto attuale, si affronta solo in un modo: con il coinvolgimento e una reazione corale della società in tutte le sue articolazioni (...) il Patto per il Lavoro e il Clima è prima di tutto una scelta di metodo, partecipativo e democratico». In un singola delibera “inclusione” e “inclusività” sono citate 27 volte. C’è la «governance inclusiva», la «crescita inclusiva», «l’educazione inclusiva». Anche la «rivoluzione digitale è un processo inclusivo». I fiumi, invece, Elly li ha esclusi. 

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