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Spread? Un miraggio: ma la sinistra ci crede

Sandro Iacometti
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Tanto rumore per nulla. Come era chiaro a chiunque avesse sbirciato qualche report finanziario o, più semplicemente, fosse andato su internet a vedere l’andamento dei titoli di Stato europei e americani (schizzati tutti come e più dei nostri), la fiammata dei Btp non era dovuta alle manovre spericolate operate da Giancarlo Giorgetti nella Nadef né ad una bocciatura preventiva da parte dei mercati della legge di bilancio che ancora deve essere scritta. Con buona pace dei principali giornali di sinistra che ieri hanno dedicato la prima pagina all’allarme spread e all’Italia sotto attacco, la situazione, come spesso accade, è rapidamente rientrata.

Le tensioni sui titoli di Stato dovute alle politiche monetarie delle banche centrali, ovviamente, non sono sopite. Ma i Btp ieri hanno placidamente viaggiato sui valori medi delle ultime settimane. Il rendimento è calato dal 4,93% di giovedì ad un ben più rassicurante 4,77%, ai livelli dello scorso ottobre, mentre lo spread ha ripiegato a 194 punti, lontano dalla soglia psicologica dei 200 e ben al di sotto dei picchi raggiunti col governo Draghi. A questo proposito ieri Unimpresa ha pubblicato un’interessante analisi sull’andamento del differenziale tra Bund e Btp negli ultimi due anni.

 

 

 

PIÙ SPREAD CON DRAGHI

Nel corso del 2023, spiegano gli esperti dell’Ufficio studi, la media dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi è stata di 20 punti base inferiore rispetto a quella registrata l’anno scorso: 176 punti contro 196. Il differenziale tra i titoli di Stato italiani e titoli pubblici della Germania ha cominciato a crescere, nel corso del 2022, esattamente in coincidenza con l'aumento del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea: il picco massimo dell'ultimo triennio è stato raggiunto tra luglio e agosto, quando il tasso base Bce è stato portato, da zero, prima allo 0,50% e poi all'1,25%. Insomma, a manovrare le leve dello spread è Christine Lagarde, non le vicende politiche italiane. E infatti a rasserenare gli animi ieri sono stati più che altro i dati di Eurostat, che stimano a settembre un rallentamento dell’inflazione dal 5,2% di agosto al 4,3%. «Il dato odierno sostiene chiaramente la tesi dei componenti più colombe del Consiglio direttivo», ha spiegato Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, «prevedendo un deterioramento dell'economia reale più rapido del previsto che a quel punto chiamerà in causa la banca centrale per tagli al costo del denaro possibili nei prossimi 6-12 mesi».

 

 

 

 

Tutt’altro, ovviamente, lo scenario descritto da molti quotidiani, dove sembra che il 2011, il baratro e la spallata al governo sia dietro l’angolo. La Repubblica e la Stampa, manco a dirlo, aprono il giornale con titoli enormi sull’allarme spread che vola a 200 punti. Il quotidiano diretto da Massimo Giannini, per mettere un altro po’ di pepe aggiunge pure la stangata sulla bollette, che ci sta sempre bene per alimentare il panico. Più sofisticata l’Unità, che va oltre la cronaca e spiega che “I mercati non abboccano al bluff” del governo, dove non si capisce quale sia il bluff, visto che i numeri della Nadef sono lì a certificare un consistente aumento del deficit e un quasi inesistente calo del debito. Ma alla fine l’euforia dei tifosi dello spread contagia un po’ anche i quotidiani più istituzionali come il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, che pur senza strillare associano l’impennata dei Btp alla manovra.

 

 

 

MONDO PARALLELO

Un mondo parallelo a cui un po’ sorprendentemente sembra offrire sponda anche il governatore di Bankitalia uscente. «Nessun attacco speculativo contro l’Italia. È solo attenzione alla stabilità dei conti», ha detto Ignazio Visco intervenendo ad un convegno. Affermazione un po’ difficile da metabolizzare, considerato che sia l’attacco speculativo che l’attenzione ai conti non sembrano confermate da un mercato secondario dei titoli di Stato che si sta muovendo su tutt’altre variabili. Motivo per cui, nel gran fermento del partito dello spread, il nome dell’ex governatore è uno di quelli che circola a sinistra, tra altri come il commissario Ue Paolo Gentiloni e il sempreverde prof Carlo Cottarelli, nella lista dei “tecnici” che sarebbero pronti a salvare il Paese in caso di cataclisma finanziario.

In serata oltre a Giorgia Meloni, che da Malta ha ironizzato sulle illusioni di chi spera nella spallata, è intervenuto anche il ministro dell’Economia, che dopo aver ricordato che con il nostro debito siamo ovviamente più vulnerabili di altri quando sale la temperatura, ha spiegato che «la sinistra, che non è capace di andare democraticamente al governo, spera sempre che qualcosa di esterno, magari l’arbitro, fischi un rigore. Ho visto qualcuno all’opposizione esultare per lo spread, ma ha dimenticato che per un anno con questo governo è stato talmente basso da essere sotto i livelli del governo Draghi»..

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