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Verona, lo sfregio di Damiano Tommasi ai Caduti: gabinetti davanti alla lapide

Alessandro Gonzato
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Un gabinetto mobile attaccato a un monumento in memoria dei Caduti di guerra non s’era mai visto, in Italia e forse nel mondo. È capitato con la giunta dem capeggiata dall’ex calciatore Damiano Tommasi, che amministra Verona da un anno e mezzo. Una svista? Può essere. Ma Verona non è New York: in un’ora, a piedi, si gira tutto il centro. Possibile che nessun’autorità sia passata di lì e non ne abbia ordinato subito lo spostamento? Nella nuova Verona progressista è stato addossato un bagno chimico a una delle quattro statue equestri che dominano Ponte della Vittoria, in pieno centro, a pochi minuti dall’Arena. Il gabinetto, rosso, nella parte posteriore è stato poggiato alla corona d’alloro in onore delle vittime della Grande Guerra.

L’ISCRIZIONE
Sulla lapide l’ordine del giorno del 14 novembre ’18 dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel: «Marinai! (...) Dal primo all’ultimo giorno voi avete perseverato in una lotta senza tregua supplendo al difetto dei mezzi ed alla gravità dei molteplici compiti con una vigoria, con una audacia sempre più pronte e ferme. Tutti gli italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee ma non a tutti è nota l’opera silenziosa, aspra, generosa compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni forma quando solamente una assoluta dedizione al dovere poteva superare l’imparità delle condizioni e la durezza degli ostacoli (...) Onore sempre a voi onesti e prodi marinai d’Italia».

 

 

 

Chi è il responsabile del bagno chimico? Neanche Antonio Peluffo in Totòtruffa ebbe l’ardire di piazzare un gabinetto davanti a un monumento. Peluffo e il compagno di mariolerie Camillo inscenarono la truffa del vespasiano davanti a un ristorante spacciandosi per addetti del Comune: volevano farsi pagare una tangente dal proprietario del locale per mettere il bagno da un’altra parte, e ci riuscirono. «Ma insomma», dice il complice, «si può sapere dove dobbiamo metterlo?». Totò: «Lungo il marciapiede, come esige il regolamento». Interviene il ristoratore: «Volete piazzare quel coso proprio lì?». «Giovanotto, cominciamo col dire che quello non è un coso, ma bensì un oggetto utilissimo che porta il nome di un grande imperatore romano e bisogna fargli tanto di cappello, a quel coso, come lo chiama lei». «Ma piazzandolo qui lei mi rovina! Non potrebbe metterlo laggiù?». «Senta, la prego, non interferisca. Io sono un ingegnere del Comune, nell’esercizio delle mie funzioni. Ha capito?». Il finto ingegnere Peluffo e il sodale intascarono 50mila lire, più altre 5mila «per il caro fogna». A Verona nessun losco affare. Il gabinetto sotto il monumento però ha fatto inorridire i veronesi, e chi non l’ha visto di persona ma in foto sui social, subito ha pensato a una bufala, a una fake news. Poi però anche i più scettici si sono dovuti arrendere alla triste realtà.

 

 

 

LO SDEGNO
«Uno scempio, uno sfregio alla città», è sbottato Paolo Rossi, consigliere della lista civica di centrodestra “Verona Domani”. «Non si tratta solo di pessimo gusto, ma di scarsa considerazione per la storia, il sacrificio e la patria. L’amministrazione sposti quel bagno il prima possibile». L’ha spostato il gruppo “Il Mastino Verona IV”: «Lo abbiamo fatto noi», hanno scritto i responsabili sulla pagina Facebook, e hanno pubblicato anche la foto del “trasloco” del vespasiano. «Era inaccettabile. Dopo il sequestro di una corona in ricordo dei martiri delle foibe cosa ci tocca vedere in questa città?».

Riportiamo i fatti. Era il 10 febbraio, Giorno del Ricordo: la corona, con la scritta “I Camerati”, era stata rimossa dalla polizia locale. Il Comune aveva spiegato che «non disponendo delle necessarie autorizzazioni, la corona è stata rimossa dalla polizia locale e trasportata al Comando, senza essere sottoposta a sequestro». Lo scorso marzo, nella Verona Dem, mano sinistre sfregiarono la lapide in memoria di Nicola Pasetto, deputato prima dell’Msi e poi di An morto in un incidente d’auto a 35 anni. Dal Comune, dopo quel gesto, nessun commento.

Ora, dopo 18 mesi in cui la giunta democratica si è segnalata per la pubblicità a manuali che insegnano a rimanere incinta da sole col “metodo della pipetta”, maratone infrasettimanali in centro e lo slalom tra le imprecazioni dei lavoratori, traffico impazzito e l’eliminazione dopo 39 anni della tradizionale grande cometa natalizia di fronte all’Arena; dopo il patrocinio a una nuova iniziativa Lgbt a cui domenica parteciperà il deputato dem Alessandro Zan per attaccare il governo per aver affossato il suo decreto, ecco la nuova polemica. Totò, dopo aver incassato la mazzetta dal malcapitato ristoratore, venne fermato dal commissario di polizia. Il finto ingegnere stava girando per la città con l’enorme gabinetto su un furgone. Totò provo a giustificarsi: «Questo è un vespasiano portatile, è un transistor, brevetto giapponese. Sai com’è, siccome in città questi monumentini, chiamiamoli così, scarseggiano, ho deciso di farmene uno personale. Chiamami fesso!». 

 

 

 

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