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Laura Boldrini ora manifesta per "la parità di genere nei porti"

Francesco Storace
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Meravigliosa Boldrini. Inesauribile fantasista. Leader delle battaglie concrete. Straordinaria conoscitrice dei problemi reali del Belpaese. Lo ha dimostrato ancora una volta, ieri, a Livorno, dove un tempo albeggiava la bandiera rossa, ora alternata ogni tanto con quelle altrui. Laura nostra, gagliarda e tosta, se ne è andata in città a presenziare ad un convegno fondamentale – stando ai numeri – per qualche decina di donne in Italia. Reggetevi forte, che il tema della manifestazione era di quelli tosti, battistrada per il domani: “Tra passato presente e futuro, per un’equità di genere nei porti”. A organizzarlo il mitico Pd di Livorno, of course. E cominci a rimuginare, mentre attendi il videomessaggio di Elly Schlein. Ce ne sono stati di camalli, nei porti italiani.

Nerboruti, muscolosi, fieri. Ma di camalle non ne abbiamo ancora mai incontrate. Neanche svaligiando il vocabolario: scaricatori sì, scaricatrici no. Ti assale il dubbio: è il nave o la nave? E rieccola, Laura Boldrini, pronta col suo dizionario declinato al femminile, come se fosse la cosa più importante del mondo. O d’Italia. O almeno di Livorno. Eccola, in forma smagliante: «Non esistono lavori per donne e lavori per uomini. I pregiudizi vanno abbattuti perché sono gabbie per tutti e tutte. Per questo è stato importante partecipare all’evento organizzato a Livorno per parlare di equità di genere nei porti». Glielo giuriamo, Presidenta, non ci avevamo mai pensato. «Un settore», quello dei porti, «che, a causa dei pregiudizi e degli stereotipi, è tradizionalmente considerato un’enclave esclusivamente maschile», ha esclamato l’ex numero uno di Montecitorio. «Ed è anche grazie al lavoro dell’assessora al Porto Barbara Bonciani, che questa realtà sta diventando sempre più aperta e acquisendo peso e visibilità».

 

 

Poi la Boldrini ha dato i numeri (e non ironizzate): ha raccontato che «a Livorno c’è una donna comandante di navi da crociera, in tutto il mondo ce ne sono soltanto 12, e nel porto di Livorno le donne che si occupano di imbarco e sbarco merci sono il 10%, contro una media nazionale dell’8. Mi sembra quindi di poter dire che Livorno stia facendo da apripista in questo ambito». Bisognerà ampliare anche le conoscenze linguistiche, però, e magari farsi spiegare da una comandante tedesca come si speronano le motovedette della Finanza senza farsi condannare. La camalla Rackete, ovviamente. 

 

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