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Soumahoro crede di essere Mandela: "Diamo loro una speranza"

Alessandro Gonzato
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Il compito più difficile, diceva Mandela, è cambiare se stessi. Soumahoro non cambia mai. Ieri, alla Camera - in sala Matteotti - il deputato ex amico di Bonelli e Fratoianni ha organizzato un convegno “in ricordo di Nelson Mandela, uomo di pace”, ed è riuscito a essere di nuovo politicamente fuori luogo. Moglie e suocera a vario titolo sono accusate (e agli arresti domiciliari) di non aver pagato una sfilza di immigrati che lavoravano nelle cooperative “di famiglia”, e Aboubakar, di fronte alla platea, se n’è uscito così: «Dobbiamo ridare anima alla parola politica», e fin qui va bene.

«Attraverso essa» - inizia il piano inclinato - «diamo speranza alle preoccupazioni degli operai, delle imprenditrici, dei lavoratori, degli imprenditori, del popolo delle partite Iva. Di tante persone», ha proseguito Soumahoro, «che per la loro confessione religiosa vengono invisibilizzate», sì, ha detto così. Per la cooperativa Karibu e il Consorzio Aid, al centro dello scandalo “di famiglia”, lavoravano immigrati musulmani costretti a vivere - stando all’accusa- al freddo, con cibo di pessima qualità e addirittura in mezzo ai topi. Tra le contestazioni mosse ai vertici delle cooperative c’è anche quella di aver speso un paio di milioni di soldi pubblici, ottenuti grazie ai bandi, in viaggi, vacanze, ristoranti, negozi di liquori, ma moglie e suocera di Soumahoro avranno il modo di dimostrare la propria innocenza.

 


Il problema dell’onorevole eletto con Verdi e Sinistra, e passato al Gruppo misto dopo lo scoppio dell’inchiesta sui familiari, non è giudiziario, visto che non è indagato. Il problema è di credibilità politica, lui che ha costruito la candidatura in parlamento sulle lotte dei braccianti immigrati, che è entrato a Montecitorio con gli stivali di gomma sporchi di fango simbolo della lotta dei braccianti, e poi ecco l’indagine sulle cooperative. Niente, il deputato ivoriano - nel decennale della morte di Mandela va avanti. «Bisogna pensare nell’ottica dei giovani, senza metterli nelle condizioni di ricevere il fardello delle preoccupazioni di oggi. Cechiamo di volare con le ali della speranza, con gli ideali, con una visione e con immaginazione, ma senza staccare i piedi dalla terra, dove ci sono i bisogni materiali della gente, i loro bisogni. Tutto questo è facile se sogniamo insieme». E ancora: «Questo evento è un modo di ricordare la figura di Mandela attraverso chi oggi lotta per i diritti, per la dignità». Soumahoro si lancia anche in una velata accusa a Israele: «La Palestina si schierò subito dalla parte del Sudafrica, perché sapeva cosa voleva dire la colonizzazione, l’occupazione delle proprie terre». Mandela diceva: «Non mi giudicate per i miei successi, ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi». Almeno questo Soumahoro non l’ha detto.

 

 

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