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Violenza, il marito dell'ex senatrice condannato: "Sono arrivato a sputarle in faccia"

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Nei giorni del feroce dibattito sul patriarcato, nei giorni in cui l'Italia, ancora scossa, si interroga dopo il brutale omicidio di Giulia Cecchettin, nei giorni in cui meritoriamente si cerca di sensibilizzare nel modo più profondo possibile sul tema, irrisolto, della violenza sulle donne, ecco che il Corriere della Sera raccoglie una testimonianza dirompente.

Un'intervista, a parlare è Carlo, ma il nome è di fantasia. Lui era marito di una senatrice, la quale lo denunciò per violenze domestiche: fu condannato a due anni e oggi è seguito dal Cimp, il centro che si occupa del recupero degli uomini violenti. E racconta la sua parabola al Corsera: "Una volta le davo i baci sugli occhi poi sono arrivato a sputarle in faccia", premette.

Carlo oggi è in pensione, ha 74 anni e ha trascorso 30 anni a lavorare in un'istituzione finanziaria, così come il suo matrimonio è durato 30 anni. Come detto, l'ex moglie era impegnata in politica, era senatrice della Repubblica. Dopo anni di violenze e soprusi, lo ha denunciato: poi la condanna, due anni, pena sospesa a patto che frequentasse un percorso, un trattamento per uomini che si sono macchiati di reati simili. E proprio in un Cipm, negli ultimi 14 mesi, ha affrontato il percorso, ha fatto i conti con il demone della violenza che sfogava contro l'ex moglie.

Riferendosi alla denuncia, spiega: "Inizialmente è stata una doccia fredda. Non mi rendevo conto della mia aggressività. Non so quando tutto fosse iniziato, ma è stata un’escalation". E ancora, quando gli chiedono di cosa accusasse sua moglie, risponde: "Sono tante cose… le gridavo contro, la trattavo male, ero egoista. Mi reputavo il deus ex machina, il migliore. Dovevo sempre decidere io su tutto. Sono arrivato persino a sputarle in faccia, alla madre dei miei figli. Adesso mi vergogno di quello che ho fatto". 

 

"All’inizio non capivo i miei errori e che la colpa di tutto era mia. Oggi invece se la incontrassi di persona le chiederei scusa. Non si meritava quello che le ho fatto. Penso che abbia fatto bene a denunciarmi e la stimo anche per questo. La amavo e la amo ancora, ma ormai l’ho persa", aggiunge Carlo. E ancora, rivela che i due figli maschi, "al processo hanno testimoniato contro di me. Sono stato descritto come un padre padrone. A loro credo di non aver mai chiesto o fatto mancare nulla, né quando la madre era al Senato e vivevano con me, né ora che sono più grandi e con famiglia. A ogni modo adesso ci siamo riavvicinati. Un giorno mi hanno pure chiesto scusa per le cose che hanno detto in tribunale. Ma sono io che devo chiedere scusa a loro. È normale che volessero difendere la madre", conclude Carlo il suo racconto drammatico, onesto e toccante.

 

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