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Atreju, lacrime, grinta e bordate: che fine farà ora il Pd

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Giorgia Meloni ha scaldato gli animi. Ha scaldato il centrodestra, ha annientato l'opposizione. Dopo Atreju nulla sarà come prima. La presidente del Consiglio con la voce giù è riuscita a parlare per 70 minuti filati. Ha finito il suo lungo intervento indossando la felpa blu dei giovani volontari di Atreju, sulle note del'inno nazionale, e si è commossa fino alle lacrime. 

La premier è un fiume in piena. E travolge tutti: ne ha per Elly Schlein, per Giuseppe Conte e il suo M5S, che tira in ballo a più riprese. Nel mirino, pur non nominandoli, infila anche Chiara Ferragni e Roberto Saviano.  

 

 

Tuttavia non sembra affatto spaventata dal possibile scotto elettorale, "sono trascorsi 14 mesi e il consenso cresce", sarà che "non siamo un fuoco di paglia" e al "governo siamo arrivati per il coraggio della verità". Una verità che la presidente del Consiglio non vede a sinistra, una sinistra che attacca a più riprese. A cominciare dall'assenza di Schlein ad Atreju e alla polemica di Conte per non aver ricevuto alcun invito.

"C'è chi non ha voluto essere qui e chi invece lamenta di non essere stato invitato. Mi viene in mente Ecce bombo di Nanni Moretti - eh sì facciamo una citazione di sinistra - 'mi si nota di più se vado o se non vado?'. Cara Elly, puoi anche decidere di non partecipare, ma non insultare chi ha accettato un invito qui perché ha avuto il coraggio che a voi difetta", grida tra gli applausi.

 

 

Attacca a muso duro la Meloni, sapendo che i prossimi mesi saranno di 'guerriglia elettorale', senza esclusione di colpi. Ma il suo entusiasmo è contagioso, mentre a sinistra si vede solo tristezza. Il "contro-Atreju" del Partito democratico è stato un flop totale. E mentre ci si avvia a gran velocità verso le elezioni europee, i sondaggi sono impietosi. I dem sono già sotto la soglia psicologica del venti per cento. Si dice che perderanno ancora consensi. Sarà la fine del Pd di Elly Schlein?

 

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