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Chiara Ferragni, nuovo idolo della sinistra di carta: cosa c'è dietro

Pietro Senaldi
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Non si capisce perché, se si scopre che Chiara Terragni dice una cosa per l’altra quando fa beneficenza e l’antitrust la condanna per pubblicità ingannevole, qualcuno da sinistra ritenga che si debba puntare il dito anche contro Giorgia Meloni. La premier, prima che lo scandalo esplodesse con la veemenza di questi giorni, aveva detto dal palco di Atreju che il modello d’eccellenza italiana da seguire «non sono gli influencer che fanno soldi a palate indossando abiti o addirittura promuovendo carissimi panettoni con i quali si fa credere di aiutare i bisognosi ma che in realtà servono solo a pagare i loro cachet milionari». Una frase con cui il capo del governo si è guadagnato il biasimo dei commentatori progressisti, che la stimano zero ma ritengono che per lei rispondere a chi le dà della fascista, o finanche della bastarda, come per esempio Saviano, significhi abbassarsi.

CORTOCIRCUITO
È uno dei tanti cortocircuiti dei dem di casa nostra. La Ferragni l’ha fatta grossa, ma loro ci passano sopra a cuor leggero solo perché la Meloni l’ha attaccata. Classico esempio di chi guarda il dito e perde di vista la luna. La bionda influencer, ostentatrice seriale di ricchezza e spreco nonché promotrice del vacuo e incantatrice di anime candide spesso in età scolastica, incarna l’antitesi del modello sociale che avevano in testa i maggiorenti del Pd quando presero la tessera. Armocromista e diritti degli omosessuali a parte, la bella Chiara ha una visione della società agli antipodi rispetto ad Elly Schlein, Pierluigi Bersani o Nicola Fratoianni. Massimizza il profitto dandola a bere alle masse con un battito di ciglia, crea un mondo privato virtuale che finge reale e mette a disposizione di tutti, con ampio sfoggio dei figli minorenni, pensa che i ricchi debbano fare sempre più soldi facendo cadere ogni tanto qualche banconota dal terrazzo dell’attico o dalla Lamborghini che sgomma per ripulirsi l’immagine, perché la coscienza sarebbe impossibile, e comunque non interessa visto che fattura poco. Eppure a sinistra amano lei e il marito, Fedez. Naturale, da quelle parti sono sempre in cerca di qualche leader, altrimenti ribattezzato “Papa straniero”, che gli tolga le castagne dal fuoco.

E poi i due sono più furbi dell’esponente dem medio-alto, che trattano esattamente come un’adolescente a cui vendere un’orrida felpa rosa o un ritornello orecchiabile, che per lo scrivente è comunque molto meglio, o almeno molto più comprensibile come fenomeno. I Ferragnez infatti, nome d’arte di quella che potrebbe rivelarsi una coppia di imbonitori di livello eccelso, negli anni hanno con meticolosità certosina provveduto a lisciare il pelo al mondo progressista, assecondandone tutte le ossessioni, fino a farle proprie.

 

Tra le altre cose, questi fenomeni dei tempi moderni sono due attori. Scaltri, sanno che la sinistra moralista avrebbe avuto innumerevoli argomenti per fare loro le pulci, ma da venditori insuperabili hanno cercato di evitarlo in tutti i modi, allineandosi alle battaglie progressiste. Hanno attaccato Salvini e criticato la Meloni, sono diventati paladini dei diritti degli omosessuali benché etero nei gusti e nelle frequentazioni, sono ambientalisti ed eco-sostenitori anche quando vanno a prendere l’aperitivo con l’elicottero o la fuoriserie e festeggiano i compleanni tirandosi ortaggi. Sono anche a favore dell’immigrazione, legale o meno poco importa, come dimostra il fatto che vivono in un appartamento grande quanto un centro d’accoglienza e sicuramente più della stiva di una nave delle ong.

I Ferragnez strizzano l’occhio ai compagni non perché abbiano un’idea politica di sinistra, che sarebbe contraddittorio con tutto quel che fanno e dicono. Lo fanno perché è un investimento che rende bene. E in effetti stanno riscuotendo le cedole anche in tempi grami, con le migliori penne italiane che in qualche modo si dimostrano simpatetiche con la loro causa.

C’è chi scrive che gli sponsor che adesso li scaricano «si comportano da sanguisughe oggi come facevano prima, quando li ingaggiavano», anche se la Ferragni in versione sfruttata sarebbe ancora meno credibile di quella in modalità contrita apparsa nel suo video di scuse. C’è chi invita Amadeus a richiamarla a Sanremo, per darle un’occasione di riscatto, spiegando che, poverina, Chiara «è stata costretta a fare marketing totale e vendere anche i pensieri, trasformandosi da geniale piazzista a fatina bionda dei diritti civili, perché in Italia scalda solo l’impegno sociale». Chi la celebra come anti-Meloni in quanto «femminista, con la famiglia perfetta e un marito che bacia un uomo sul palco dell’Ariston (sarebbe questa la famiglia perfetta?; ndr), mangiatrice avocado in spregio al ministro Lollobrigida e regina di Milano, città dei diritti lgbt». E c’è pure chi, comicità involontaria - perché se fosse volontaria sarebbe peggio, in quanto mal comunicata, per citare proprio lei- perfino «ringrazia la prof Ferragni per la lezione: nell’Italia moderna la beneficenza non va dichiarata dal fruitore ma dal benefattore, sennò nessuno ci crede».

L’ICONA
In sintesi. La influencer momentaneamente decaduta è l’icona di tutto ciò che la sinistra non dovrebbe essere ma è. Siccome i follower seguono logiche diverse dagli elettori, lei è (era?) piena di seguaci e il Pd è a corto di fan. Lei e il marito dicono cose di sinistra non perché fanno politica ma perché la sinistra non rompa loro le scatole e li lasci ai loro affari. Hanno ecceduto e hanno attaccato la destra, che ha reagito sputtanandoli. La sinistra li difende anziché inchiodarli alle loro responsabilità un po’ perché ne è manipolata, molto per riflesso condizionato, visto che la Meloni li ha attaccati. Il milione che la Ferragni ha annunciato che devolverà ai bambini affetti di sarcoma ai quali aveva detto di aver fatto beneficenza senza però farla non è servito a ripulire la sua immagine; quindi oggi la signora è nell’inedita veste di cornuta e mazziata.

E questo anche senza tirare in ballo le slinguazzate del marito con Rosa Chemical o le voci che lo vorrebbero molto insofferente della nuova situazione e tentato di prendere ufficialmente le distanze dai pandori della consorte. Infine: l’impero Ferragnez è ancora forte, ma vacilla. Se crollerà sarà perché si basava sul nulla; o meglio, solo sul marketing, che va bene se sotto c’è un prodotto autentico. Tutto si può sponsorizzare ma quando cade la narrazione, ti salvi solo se c’è la sostanza. La Ferragni, dicono le cronache, piange chiusa in casa. Ci sta. Se però vuole risollevarsi, deve appigliarsi a quel che ha in sé di genuino e valoriale. Dimostrare che non è panna montata senza neppure latticini. Buona fortuna.

 

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