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Giuseppe Conte ed Elly Schlein? Ecco perché tacciono sulle foibe

Daniele Dell'Orco
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Un vecchio mito popolare che riguarda i calabroni sostiene che questi, in base alla loro struttura fisica, non potrebbero volare. Ma siccome non lo sanno, volano lo stesso. Elly Schlein e Giuseppe Conte, allo stesso modo, sono due nostalgici. Ma siccome non lo sanno giocano a fare i progressisti. In realtà, hanno voglia di far rivivere molte delle pagine oscure dell’Italia che fu: la solidarietà verso i “compagni che sbagliano” tipica della stagione del terrorismo rosso (leggasi Ilaria Salis), l’inetta lotta contro il ritorno di un invisibile fascismo (come sancito ormai anche dalle sentenze di tribunale), il “silenzionismo” sulle foibe. Già, perché oltre ai primi due, hanno scelto di ripristinare anche quello spettacolo indegno andato in scena per settant’anni al fine di evitare di mettere a disagio la sinistra solidale con il comunismo di Tito. Il 10 febbraio, nel Giorno del Ricordo, mentre tutta Italia onorava finalmente i martiri delle foibe, loro sono letteralmente scomparsi. Come si faceva una volta.

Qualcuno sostiene che questa scelta possa puzzare di negazionismo. Invece no. È molto peggio. Conte e Schlein ai negazionisti sono costretti a strizzare l’occhio per mero tornaconto elettorale. Non è ideologia, è calcolo. Siccome sono rimasti a secco di voti dei moderati, e siccome si stanno cannibalizzando a vicenda, hanno una necessità folle di attrarre almeno i consensi dei radicali. Così facendo, mentre urlano al fascismo altrui, si stanno radicalizzando loro. Basta vedere chi sono i tizi con cui scendono in piazza per le manifestazioni pro-Hamas, o quelli a cui vanno a fare regalie amministrative.

Prendiamo il caso di Torino. Si potrebbero citare Milano, Bologna, Firenze, Roma e chissà quante altre, ma lo spazio è tiranno. Sotto la Mole gli antagonisti il 10 febbraio l’hanno celebrato eccome, ma con slogan che onoravano i carnefici: «Dai partigiani Jugoslavi alla resistenza palestinese: dalla parte giusta della storia». Per Augusta Montaruli e Maurizio Marrone (FdI) si tratta di un insulto alla memoria di migliaia di connazionali trucidati. Ma il Comune di Torino, guidato dal dem Stefano Lo Russo, non ha proferito parola, visto che con quegli stessi antagonisti ci dialoga per legalizzare i loro centri sociali. La cartina al tornasole di una sinistra ostaggio degli invasati. 

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