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Giorgia Meloni: "È Quaresima, non posso neanche berci su..."

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Tommaso Montesano
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L’occasione è informale. E i toni distesi. Del resto è l’appuntamento a consigliare un atteggiamento diverso: la seconda edizione della cena dei corrispondenti della Stampa estera, a Palazzo Grazioli. Giorgia Meloni ha accettato l’invito, ma si presenta davanti ai giornalisti con in testa ancora i numeri della sconfitta in Sardegna. La presidente del Consiglio sceglie di scherzarci su: «Ci si aspetta da me in questa sede un intervento leggero... Io non ero leggera manco a 15 anni, figuriamoci se riuscirò ad esserlo oggi, che abbiamo perso le elezioni in Sardegna ed è pure Quaresima e non posso nemmeno affogare i miei dispiaceri nell’alcol. Be’, è andata così...».

Meloni non rinuncia, tuttavia, a raccontare qualcosa della sua vita privata: «Non ho realizzato nessuno dei miei sogni: volevo fare la cantante, ma sono stonata; volevo giocare a pallavolo, ma sono una nana; volevo incontrare Michael Jackson, ma è morto troppo presto. Non era nei miei sogni fare il presidente del Consiglio». Ma ora siede a Palazzo Chigi per restarci il più possibile: «Non avrei mai immaginato di arrivare dove sono e forse ci sono arrivata per questo. Non amo starci e potrei rimanere più degli altri esattamente in questa ragione». Meloni ha svelato alcuni tratti del suo carattere: «Il mio slogan è “moriremo tutti”, mi ha fatto notare un collaboratore. È corretto: io non sono ottimista, guardo sempre il bicchiere mezzo vuoto, ma siccome so immaginare lo scenario peggiore possibile poi sono in grado di affrontare tutti gli altri. Sono una persona perbene, sono leale. Ma so che non bisogna mai sottovalutare la potenziale cattiveria di un buono costretto a essere cattivo...».

 

 

Quanto ai difetti, ammette di possedere «molti dei sette vizi capitali, quasi tutti, ma non ho quello più devastante per i politici, che è quello della vanità. Non sono sempre arrabbiata, ma è la mia faccia. In realtà sono una persona che ama ridere, soprattutto di se stessa». C’è spazio anche per un paio di battute in “stile Berlusconi”. «Complimenti anche per la vostra nuova sede. Non so cosa pensi da lassù Silvio Berlusconi che questa banda di comunisti, come la chiamava lui, si trasferisce a Palazzo Grazioli, ma sono casi della vita, succede», sorride. L’altro amarcord riguarda il suo predecessore: «Dopo avermi invitato mi avete spiegato che, due giorni dopo che era venuto Mario Draghi, gli avevate portato una sfiga senza precedenti. Farò del mio meglio per allontanarmi da questa sala il prima possibile...».

 

 

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