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Sardegna, Pd e 5S vaneggiano: "Centrodestra non è maggioranza", ecco la verità

Alessandro Gonzato
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Picasso sosteneva che quello che si può immaginare è reale. Ieri, con slancio artistico, il dem Beppe Provenzano – ex ministro ed ex vicesegretario del Pd – è entrato nel suo periodo surrealista: «La destra non è maggioranza del Paese. Non lo era nel 2022, non lo è oggi. Si può battere, come in Sardegna. Un grazie ai sardi, viva Alessandra Todde e il Pd». Urrà anche per Pablo. Provenzano è in piena estasi creativa. In Sardegna ha vinto sì la Todde, questo è innegabile, ma lo è altrettanto – o meglio lo è per quasi tutti – che i partiti di centrodestra hanno preso il 48,8%, e la coalizione giallorossa il 42,6, sei virgola due punti in meno: significa, nel mondo reale, che gli elettori delle «destre» hanno punito il candidato Paolo Truzzu, non votandolo, ma hanno comunque votato le liste che componevano la coalizione. Si chiama “voto disgiunto”.

IPOTESI
Vogliamo aggiungere al raggruppamento della Todde l’1,5 di Azione e lo 0,7% di Rifondazione Comunista che hanno sostenuto Soru? Il centrosinistra sarebbe ancora ampiamente sotto. Aggiungiamo anche tutta la coalizione di Renato Soru? Sarebbe sbagliato, perché primo la Schlein non l’ha voluto; secondo perché Soru poi non ha voluto né la Schlein né Conte. Giuseppe Luciano Calogero Provenzano detto Beppe non dipinge ciò che vede, dipinge ciò che pensa, dall’isola alla terraferma. La maggioranza dei votanti, a settembre 2022, ha pensato che il premier dovesse farlo Giorgia Meloni: il centrodestra ha preso il 44%, il Pd il 26, e i Cinque Stelle il 15.

 

 



Se il camposanto si fosse unito nel “campolargo” sarebbe arrivato al 41, e peraltro spesso in politica la somma algebrica non funziona. Provenzano dà i numeri, ma in senso algebrico. «Cambia il vento», esclama Elly in versione colonello Bernacca. «C’era chi non scommetteva neanche che arrivassimo fin qui». In che senso? Conte rilancia: «Speravo che i cittadini volessero voltare pagina, che volessero soffiare il vento del cambiamento qui dalla Sardegna verso il continente. Questo vento sta arrivando forte anche in penisola». Il vento dell’antifascismo, si capisce. E se non si capisce ci pensa l’acchiappa-fascisti Paolo Berizzi (Repubblica), sui social, a farlo capire: «Cambia il vento perché il vento ancora fischia. Vade retro Trux. Viva la Sardegna antifascista, nel cuore Michela Murgia che se la sta ridendo». Andiamo avanti. «Porteremo il vento del cambiamento anche in Abruzzo», annuncia il senatore e tesoriere dem Michele Fina. Irrompe Sandro Ruotolo, responsabile della comunicazione del Pd e baffo armato della Schlein: «Grazie a chi ha creduto nel cambiamento, nel campo democratico, ambientalista, socialista. Uniti si vince. Insieme per battere le destre...». È la Resistenza, e d’altronde Todde l’aveva detto che da Cagliari sarebbe partita la marcia su Palazzo Chigi. Dalla Costa Smeralda i nuovi partigiani, liberata l’isola, scrutano il Nord, che dalla corsa Bonifacio non salpi un piroscafo nero.

TRAGICOMICI
Torniamo al centrodestra che non sarebbe maggioranza nel Paese. Perfino il capogruppo alla Camera di Italia Viva, Davide Faraone – che non ci sembra uno strenuo sostenitore meloniano ma potremmo sbagliarci – Faraone, dicevamo, ha commentato: «A Conte e Schlein vorrei ricordare che l’Italia non è la Sardegna e che anche nell’isola sarda nei voti di lista il centrodestra è saldamente in testa». Estrema sintesi delle principali elezioni del 2023: in Lombardia il centrodestra ha vinto di 20 punti; in Lazio di altri 20; in Friuli Venezia il centrosinistra ha perso di 36 punti; in Molise di 25; nella Provincia di Trento di 14; totale dei cittadini residenti 18 milioni. “Fai della tua vita un sogno, e di un sogno una realtà”, diceva Antoine de Saint-Exupery. Provenzano, Elly, Conte e compagni sognano col Piccolo Principe.

 

 

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