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Sardegna, i voti accatastati in tribunale: le foto dello spoglio infinito

Francesco Specchia
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«I ceppi dell’umanità tormentata sono fatti di carta bollata» asseriva Franz Kafka nei tempi peggiori, annaspando tra le carte da invincibile travet delle sue Assicurazioni Generali. Kafka, però, non era mai stato nelle aule sorde (anzi, sarde) e grigie del Tribunale di Cagliari, ossia nell’inferno post-elettorale delle Regionali. La scena insuffla aneliti di gotica inquietudine, mescolati a tristezza fantozziana. Decine di migliaia di schede elettorali da controllare affollano ancora le stanze abbandonate nel weekend da scrutatori visibilmente scossi; le casse traboccanti di carta e cattivi pensieri sommergono le scale; centinaia e centinaia di quesiti affiorati dall’urna e avvolti in un nylon da autopsia, piastrellano l’intero edificio. Pare che dipendenti stremati meditino il suicidio; e che qualcuno – dicono- sia rimasto sepolto vivo sotto il magma di scartoffie provenienti da Sulcis, Ogliastra, Tempio Pausania. Si attende, comunque, la Protezione Civile. Il grido di dolore dei dipendenti regionali echeggia da Cagliari nella Sardegna tutta: «Come cacchio è possibile che, a 8 giorni dalla chiusura ufficiale dei seggi, ancora non è finito lo scrutinio delle 19 sezioni mancanti?...». Già, com’è possibile?

LE AULE SARDE E GRIGIE
Come si spiega, all’occhio degli elettori del “continente”, una così tenace presenza della burocrazia che tutto ricopre come un sudario antico? Al momento in cui scriviamo, le notizie sull’inefficacia quasi romanzesca della macchina pubblica sarda non sono affatto rassicuranti. Anzi. «Ci vorranno almeno altre due settimane prima che l’ufficio elettorale centrale della Corte d’appello di Cagliari riesca a proclamare presidente e consiglieri regionali eletti in Sardegna il 25 febbraio scorso», ci informa l’agenzia Agi che fornisce il lugubre album fotografico. Almeno 2 settimane, diomio. Eppure, no panic. Niente panico, perché qua siamo nell’ordinaria follia. «I tempi sono in linea con quelli di cinque anni fa, quando l'ufficializzazione dei risultati elettorali arrivò il 20 marzo...», spiegano i politici locali.

 

 

E quindi, di fatto, il commento degli osservatori è che la passata amministrazione regionale Solinas ha semplicemente perpetuato un rito antico. E cioè: il mantenimento della suspense in una dilatazione del tempo politico che risuoni sincopata e ripetitiva come una canzone dei Tazenda. O come quel racconto di Saramago, sugli elettori scontenti di un paese argentino, in grado di fare ripetere le loro elezioni. Solo che qui il realismo è tutt’altro che magico. Risulta, comunque, fanno sapere dal Tribunale, «che tutte le sezioni siano state scrutinate, anche le 19 non caricate sul portale Sardegna Elezioni della Regione. Gli uffici elettorali circoscrizionali presso i tribunali dell’isola hanno verificato i verbali di 18 sezioni che avevano completato lo spoglio. Solo la sezione 6 di Villasor non l’aveva concluso e ha trasmesso il plico con le schede in tribunale a Cagliari, dove è poi stato perfezionato lo scrutinio». Sicché, ufficialmente, il vantaggio di Alessandra Todde, presidente in pectore, sull’avversario del centrodestra Paolo Truzzu «è attorno ai 1.600 voti, ma il numero preciso si conoscerà solo dopo la proclamazione.

 

Dai voti di quei seggi probabilmente non arriveranno sorprese». Si specifica, in sintesi, che, allo stato dei fatti, non sia possibile alcun riconteggio. Altri affermano il contrario. Lunedì il distacco era di 2.600 schede, e dopo la verifica dei verbali il centrodestra deciderà sul possibile ricorso, in base al distacco. Di buono c’è che alle disattenzioni, ai numeri scritti male, ai pessimi controlli degli scrutatori, be’, corrispondono raffiche di battute e meme che spingono l’elettore confuso verso i falò della satira. «Si pensa ora all’election day Europee con la Regione Sardegna», «Non è uno spoglio ma uno spogliarello. Siamo ancora fermi al guanto», «I sardi campano cent’anni per recuperare il tempo perso durante gli scrutini»: sono soltanto alcuni esempi del sarcasmo che s’innalza implacabile dalla Rete. Qualcuno rievoca il celiare della stessa Todde sulle schede alla ricerca di sé stesse che «sicuramente sarebbero arrivate prima a dorso di mulo». Addirittura, durante il programma Un giorno da pecora su Radio1Rai ogni volta che viene pronunciata la parola «spoglio» parte la musichetta di You Can Leave Your Hat On, quella della scena dello striptease di Nove settimane e mezzo con Kim Basinger, solo che in studio si levano- stressatissimi da tutto ciò- Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. E così via, incursioni nel surreale.

 

 

ATTESA DI UFFICIALITÀ
Dal canto suo, l’entourage della Todde mantiene l’aplomb per sfilarsi dall’incubo: «Mentre attendiamo l’esame dei verbali ed il completamento del processo di verifica, stiamo lavorando insieme con la coalizione per arrivare pronti al momento dell’insediamento ed occuparci da subito dei problemi più urgenti. In questa fase è giusto attendere serenamente l’ufficialità e continuare a condividere la nostra gioia con tutti i sardi che hanno atteso a lungo questo segnale di cambiamento». A destra, oltre al solito, indomito Salvatore Deidda senatore di FdI, è Deborah Bergamini vicesegretario di Forza Italia a prendere posizione sul caso: «La vittoria c’è comunque, ma è della Todde, non del campo largo». Resta, alla fine della fiera, la poesia kafkiana dell’insieme. Con la burocrazia sarda e grigia che persevera nelle sue cattive abitudini. Un buon motivo per cambiarla... 

 

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