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Paolo Truzzu, ultimo atto da sindaco: "Piazza Ramelli". E la sinistra si indigna

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Paolo Truzzu presto lascerà il suo ufficio nel Comune di Cagliari. A pochi mesi dalla fine del suo mandato da sindaco, guiderà l'opposizione ad Alessandra Todde in consiglio regionale. Ma, prima di chiudere gli scatoloni rimasti, è arrivato l'ultimo atto della sua giunta. Una piazza. Un'intitolazione che rende omaggio a un ragazzo diventato simbolo della destra italiana. Sergio Ramelli, 19enne studente di Ingegneria ed esponente del Fronte della gioventù, pestato a morte con una chiave inglese a Milano.

Il 13 marzo 1975, dopo che in un tema scolastico aveva denunciato le barbarie delle Br, venne ucciso da otto giovani di Avanguardia Operaia, poi condannati per omicidio. Una storia straziante, di cui ancora oggi la destra italiana vuole tenere vivo il ricordo. Come riporta il Fatto Quotidiano, a proporre il ricordo del ragazzo, vittima degli anni di piombo, è stato il consigliere comunale di FdI Salvatore Sirigu. E Truzzu non è voluto mancare alla cerimonia d’intitolazione della piazzetta di fronte al palazzo di giustizia. 

Ovviamente a sinistra non poteva mancare il ritornello classico: il famigerato pericolo fascista. "Da vittima d’odio il giovane milanese è diventato un simbolo sinistro dei movimenti neofascisti che in suo nome esibiscono il solito linguaggio del ventennio, fatto di slogan e gesti che con la pacificazione e il ricordo delle vittime della violenza hanno davvero poco a che fare" ha scritto la consigliera Francesca Mulas. Allo sfregio della memoria di Ramelli, non potevano mancare le teorie complottiste, con braccia tese che spunterebbero come funghi: "Chi ci garantisce che anche quest’angolo di Cagliari non si trasformerà in luogo di nostalgici neofascisti". 

 

 

Al netto di qualche protesta, l'ultimo atto di Truzzu ricalca una tendenza già presente sull’isola. Appena pochi giorni fa era stato il sindaco di Capoterra, Beniamino Garau, a intitolare a Sergio Ramelli una piazza del paese a pochi chilometri da Cagliari. Il primo cittadino aveva spiegato che “non esistono morti di serie A e di serie B” riferendosi alle commemorazioni “di brigatisti mai pentiti” a suo dire “in corso nelle università italiane”.

 

 

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