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M5s urla al bavaglio in tv? Che figuraccia: le norme sono quelle di Giuseppe Conte
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Il bombardamento dell’opposizione a colpi di dichiarazioni apocalittiche è iniziato nella tarda notte di martedì, appena terminata la seduta della commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Ecco il meglio: «La maggioranza comprime la voce dell’opposizione» (i commissari Pd); «la maggioranza azzoppa i presidi della par condicio» (M5S); «siamo al regime mediatico» (Sandro Ruotolo, Pd); «da TeleMeloni a Orbán news» (Antonio Nicita, Pd pure lui); «è un golpe, è il modello Orbán» (Angelo Bonelli, AvS); «il servizio pubblico ridotto a megafono nel governo» (i giornalisti dell’Usigrai). Cosa è accaduto di così grave? Che nelle tarda serata di martedì, a maggioranza, il centrodestra ha approvato - in Vigilanza, appunto - lo schema di delibera sul funzionamento dell’informazione per la campagna elettorale in vista delle elezioni Europee di giugno.
Il redivido - per l’occasione - “campo largo” tra Pd, M5S e AvS è sul piede di guerra per alcuni emendamenti approvati nella seduta notturna di martedì. Due, in particolare: il 4.7 e il 4.13, entrambi proposti da Fratelli d’Italia, Lega e Noi Moderati. E qui si entra nel paradosso. Il primo emendamento, che di fatto esclude dal conteggio della par condicio i rappresentanti del governo che intervengono «su materie inerenti all’esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte», ricalca fedelmente quanto deciso nel 2019 dall’allora governo giallo-verde, quello con Giuseppe Conte premier, per le Europee del 2019.
Pd e M5s, il campo largo? Unito solo per restare padrone in Rai
Non solo: quella proposta di modifica, dopo la riformulazione del testo da parte della maggioranza con l’esplicito riferimento a due leggitotem per la sinistra - quelle del 1993 3 e del 2000 sulla «parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali» - è stata approvata anche da Pd e M5S con il parere favorevole della presidente della Commissione, la grillina Barbara Floridia.
Mentre la seconda, che stabilisce la «necessità di garantire ai cittadini una puntuale informazione sulle attività istituzionali e governative», è stata osteggiata dal “campo largo” nonostante un nuovo richiamo alle norme care alla sinistra (quella del 2000 è stata approvata sotto l’esecutivo di Massimo D’Alema) e, soprattutto, nonostante tutti i governi in passato alle prese con la par condicio se ne siano avvalsi per continuare a informare sulle loro attività in campagna elettorale.
«Le sinistre mentono, i testi sono chiari, citano le leggi vigenti e in alcuni casi sono la fotocopia di quelli approvati al tempo del governo Conte», replica Forza Italia. Fratelli d’Italia denuncia la «vergognosa campagna mistificatoria» in atto da parte di Pd e M5S, «siamo davanti a una vera e propria pantomima». «C’è chi grida al regime con la speranza di racimolare qualche voto in più», chiosano i Liberi giornalisti Rai di Unirai.
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