Ilaria Salis, missione compiuta: la figurina scelta dai compagni per superare il 4%
Invito il buon padre Roberto a farsene una ragione se sentirà dire - da me in primis - che la vicenda della figlia Ilaria Salis è da tempo una questione politica. La giustizia e la battaglia sulla situazione dei detenuti italiani all’estero sono un pretesto visto che tanto si parla solo di lei, delle sue catene e delle sue ingiustizie. Come conferma la telefonata del presidente Mattarella al padre. La detenzione di Ilaria Salis sta tutta dentro una narrazione politica di parte, dall’inizio alla fine. L’insegnante ha un suo percorso politico, molto radicale e molto duro; finisce persino - com’è noto - in Ungheria per partecipare ad una manifestazione assai controversa contro l’estremismo di destra. Ognuno è libero di fare quello che vuole, per carità, dopo di che è normale che l’opinione pubblica si divida e più di una persona si domandi: era proprio necessario andare lì? Lo penso anch’io; non mi iscrivo ad alcun fan club pro Ilaria Salis. Né - ma ci torno- mi faccio impapocchiare da chi ne fa una campionessa della resistenza, politica o dei diritti. Non lo è.
Ripeto, ognuno è libero di andare alle manifestazioni che vuole, dopo di che se da quelle manifestazioni escono fuori fatti su cui la magistratura vuole vederci chiaro, il teatrino su “come sono cattivi i giudici di Orban” ci sia risparmiato. Ovviamente non ci sarà risparmiato perché è il succo della candidatura: ecco chi sono gli amici della Meloni, ecco l’Europa sovranista. Ecco il blabla della sinistra ipocrita. E di ipocrisia ce n’è a badilate dentro questa storia che odorava di politicizzazione. Più avvertivi che sarebbe stato meglio procedere sotto silenzio e più c’era un interesse ad alzare il volume contro il governo Meloni colpevole di non fare mai abbastanza. Questo governo ha portato a casa Patrick Zaki e Chico Forti, questioni su cui precedenti governi si erano spesi ma che questo ha finalizzato. Sottotraccia.
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La famiglia Salis può ritenere non sufficiente l’impegno o la strategia, è suo diritto esprimerlo ma non è la verità. Anzi, ora - alla luce della candidatura - diventa propaganda accusare la Meloni. Roberto e Ilaria hanno scelto la loro via per risolvere il problema accettando la candidatura della sinistra radicale (forse per Ilaria, il Pd era troppo moderato... e altre forze più a sinistra non avevano sufficiente forza per superare il 4%). Ci sentiremo dire che la Salis avvita la resistenza in aula e in politica contro i sovranisti, contro i rigurgiti di estrema destra (mentre gli amichetti del corteo cui partecipava la Salis erano stinchi di santo?); che lei - con quelle catene - porta alla luce le storture di quei governi.
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Giusto ieri Libero raccontava la storia assurda di Erminio Diodato, cinque mesi in carcere e due ai domiciliari, con l’accusa di detenzione di droga a fini di spaccio: azienda che fatturava 400mila euro all’anno distrutta e un indennizzo dello Stato di 60 mila euro perché egli era completamente innocente. È una delle tantissime storie di vite rovinate dalla malagiustizia italiana. Le catene della Salis non valgono più delle carcerazioni eseguite per far confessare anche gli innocenti nella speranza che l’accusa di qualche pm regga. Ilaria Salis sarà usata dalla sinistra così come lei sta usando la sinistra. Buona campagna elettorale, a lei e soprattutto a suo papà Roberto: Fratoianni e Bonelli confidano molto in voi per superare il 4%.
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