Cerca
Cerca
+

Salvini, la verità sulle Ong: "Milioni di euro dall'estero. Così Rackete e co. riescono a restare a galla"

Matteo Salvini
  • a
  • a
  • a

Pubblichiamo di seguito un capitolo del libro di Matteo Salvini “Controvento. L’Italia che non si arrende” (Piemme).

Tra le realtà più attive nel campo dell’accoglienza c’è l’Ong Mediterranea di Luca Casarini, fondata nel 2018. Parliamo di un noto esponente dei centri sociali del Nord-Est e odiatore delle forze dell’ordine tanto da aver apprezzato pubblicamente una locanda battezzata «Allo sbirro morto».

Recentemente ha confessato di aver scoperto il suo essere cristiano. Ma tu pensa! Lo ha riferito addirittura al quotidiano Avvenire, che ha pubblicato un’intervista, in data 4 ottobre 2023, da cui si evince che il Papa in persona aveva invitato Casarini all’assemblea dei vescovi. Una circostanza che, da credente prima che da politico, mi lascia onestamente sgomento. Annamo bene, come dicono gli amici romani! Ignoro se un simile onore abbia indotto l’estremista di sinistra a stappare un’ottima bottiglia, come prometteva in alcune intercettazioni in cui sosteneva: «domani a quest’ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare perché arriva la risposta dei danesi». E ancora: «abbiamo svoltato e possiamo pagare stipendi e debiti».

Queste frasi erano riportate in alcune registrazioni finite nell’inchiesta della procura di Ragusa sulla Ong Mediterranea e la sua nave Mare Jonio. 

Conversando con Alessandro Metz, armatore insieme a Casarini della Mediterranea ed ex consigliere regionale in Friuli -Venezia Giulia con i Verdi, l’ex tuta bianca gongolava per il cospicuo finanziamento da parte della Maersk, la compagnia danese proprietaria della nave che aveva salvato un gruppo di 27 naufraghi per poi trasferirli a bordo della Mare Jonio.

La procura ha acceso i riflettori su un bonifico da 125.000 euro, ma aldilà di quanto emerso ed emergerà nelle aule dei tribunali, ho ragione di credere che le fonti di finanziamento – anche insospettabili – a favore delle realtà come quella di Casarini siano numerose. E chissà cosa ne pensano uomini di fede, che pure – seguendo anche l’insegnamento di papa Francesco – dovrebbero indignarsi di fronte alla monetizzazione della solidarietà. Chi trova un amico trova un tesoro. Di certo, alcuni sacerdoti hanno stretto forti legami con Casarini: per esempio don Mattia Ferrari, già citato in parecchie intercettazioni pubblicate dai giornali e che pubblicamente non nasconde la propria sensibilità sul tema Ong. Casarini, pensando a questo religioso, potrà confermare un proverbio: chi trova un amico trova un tesoro... D’altronde le organizzazioni non governative, di amici ne hanno molti. Basti pensare che in Germania hanno dato vita a un fondo, che ha raccolto donazioni superiori al milione di euro, anche per finanziare la difesa di Carola Rackete. Parliamo della tedesca che entrò a forza in un porto italiano con la sua Sea Watch 3, speronando una nave della guardia di finanza e mettendo in pericolo i militari a bordo.

 

 

STORIA ASSURDA - Se non fosse una pagina molto seria e negativa della storia del Paese e dell’Europa, il caso Rackete sembrerebbe una barzelletta. Una capitana tedesca che entra in un porto siciliano e sperona una nave militare, che viene assolta e poi si candida per la sinistra e punta al Parlamento di Bruxelles. Parlavamo del fondo creato a Berlino per sostenere le Ong. In questo serbatoio, dal 2020, sarebbero transitati quasi 2 milioni di euro, di cui più di 450.000 assegnati a progetti di ricerca salvataggio in mare. Il tutto senza dimenticare provvedimenti come quello del novembre 2022: il governo di Berlino ha concesso un finanziamento triennale per complessivi 6 milioni di euro per alcune Ong e in particolare per la Sea Watch. Inoltre, dalla Germania alcuni parlamentari avevano esercitato pressioni sulla Commissione europea per rallentare il progetto di collabora zione tra l’Italia e la guardia co stiera libica, con particolare ri ferimento alla dotazione di mezzi per il contrasto dell’immigrazione clandestina a parti re da quattro motovedette do nate da Roma a Tripoli. Per dir ne un’altra: nel maggio 2023 il ministero degli Esteri di Berli no ha organizzato una conferenza sui salvataggi nel Mediterraneo centrale coinvolgendo alcune Ong. Un impegno ulteriormente testimoniato dalla presenza, in Sicilia, di un’articolazione di un’organizzazione tedesca denominata Borderline Europe, particolarmente attiva nella raccolta sistematica di dati sui flussi migratori irregolari che interessa no l’Italia. Negli organi direttivi dell’associazione ci sono esponenti fortemente legati alla chiesa evangelica tedesca e ad alcune organizzazioni sindacali. Nel consiglio della fondazione c’è anche una politica in quota verdi: Margit Gottstein. Sempre dalla Germania è partito un finanziamento per un lungometraggio prodotto da una casa produttrice francese sull’emergenza sbarchi in Italia, con taglio ovviamente polemico. Non proprio un esempio di cordialità europea.

RICOLLOCAMENTI? NEIN - Con i confini degli altri Germania molto accogliente? Certo, ma con i confini degli altri. Berlino, infatti, non brilla per collaborazione nei confronti del nostro Paese sul fronte dei ricollocamenti. Non sono soltanto i tedeschi a mostrare una particolare generosità nei confronti delle Ong. Anche al tri Paesi come Francia e Norvegia rispondono presente. La Ong transalpina Sos mediterranee, attiva in mare con la nave Ocean Viking, risulta finanzia ta da un gruppo di armatori d’Oltralpe. Lo scopo non sembra squisitamente umanitario, perché le compagnie mercanti li accusano consistenti perdite economiche per le operazioni di salvataggio a cui spesso devono far fronte. Ecco perché, in molti casi, preferiscono finanziare le Ong che così trasportano gli immigrati immediatamente in Italia, facendo ri sparmiare tempo e quattrini al le realtà private che fanno commercio con le navi. Facendo un salto indietro nel tempo, solo nel 2014 le navi mercantili avevano soccorso circa 42.000 persone sulle 170.000 portate in salvo complessivamente nel Mediterraneo. Era successo dopo la conclusione dell’operazione Mare Nostrum. Ecco perché le società erano immediatamente corse ai ripari, mettendo mano al portafogli e facendo ricche le Ong, tanto che nel 2015 le persone soccorse dei mercantili erano state circa 15.000 su quasi 154.000 soccorsi complessivi.

 

 

L’associazione degli armatori norvegesi, che rappresenta gli interessi di 150 compagnie navali, tra il 2014 e il 2015 aveva formalmente lamentato, anche per via diplomatica, l’impiego forzato di propri mezzi per interventi di soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale dopo la esplicita richiesta del centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma. In effetti, l’Italia aveva chiesto un aiuto a 24 navi norvegesi nel 2014, raddoppiate l’anno dopo. Da Oslo avevano reclamato soluzioni europee e internazionali per impedire ulteriori disastri mare, uno slancio certamente umanitario ma che di fatto celava la legittima preoccupazione di consistenti perdite economiche. Il tesoretto delle Ong All’appello dei finanziatori delle Ong non mancano altre realtà europee: il comune di Barcellona si è costituito parte civile nel processo di Palermo contro di me, perché è uno dei donatori della Ong Open Arms, che, oltre al già citato Richard Gere, gode di altri sponsor Vip. Ecco spiegato, almeno in parte, il tesoretto di cui possono godere le Ong. Che contano perfino su alcuni piccoli aerei privati per il pattugliamento dei mari davanti alle coste libiche. I velivoli appartengono ad associazioni private che hanno sede legale all’estero, soprattutto Svizzera e Francia. Illoro obiettivo è individuare barconi in difficoltà, senza però coordinarsi con le competenti autorità marittime e sovrapponendosi alle operazioni di recupero ufficiali e coordinate tra gli Stati. Peraltro, come già visto per alcune imbarcazioni, anche questi velivoli ometterebbero intenzionalmente di indicare la zona di effettivo sorvolo, così da evitare la potenziale mancata autorizzazione al decollo.

OPEN ARMS - Siamo di fronte a una infinità di irregolarità, piccole e grandi. Aggiungo che molte delle navi utilizzate dalle Ong non sono omologate per le operazioni di salvataggio, e spesso non possono caricare a bordo più di un piccolo drappello di persone oltre all’equipaggio. È il motivo per cui Open Arms non voleva andare in Spagna. A esser sospettosi, verrebbe da pensare che faccia comodo utilizzare queste imbarcazioni per raccogliere persone, così da poter immediatamente dichiarare condizioni di sovraffollamento e avere un argomento in più per sbarcare rapidamente. Ovviamente in Italia. Per la felicità di istituzioni pubbliche e private straniere. In questo quadro oggettivamente molto preoccupante e difficile, il governo italiano si trova a dover operare anche in un clima interno tutt’altro che semplice. Non mi riferisco solo all’impostazione molto faziosa di gran parte di stampa e televisioni, solide roccaforti del Pd, ma anche per le posizioni di alcuni magistrati. Durante il governo Conte 1, emergerà in seguito e l’ho già rammentato, l’allora capo dell’associazione nazionale magistrati Luca Palamara intratteneva conversazioni telefoniche con alcuni colleghi in cui attaccava pesantemente il sottoscritto e, a proposito degli sbarchi, arrivava a dire: «Salvini ha ragione, ma va attaccato». Nessuno poteva saperlo, ma proprio nelle stesse ore in cui Palamara sosteneva che i giudici dovessero accanirsi contro il sottoscritto perché chiudevo i porti come avevo promesso in campagna elettorale, una toga scendeva in piazza in una manifestazione organizzata dall’estrema sinistra per attaccare la Lega di Salvini. Per la precisione, era il 25 agosto del 2018. Molo di Catania. Al largo delle coste siciliane galleggiava la nave Diciotti che a bordo aveva alcuni immigrati. I centri sociali si erano mobilitati per insultare la polizia. Tra loro, nelle prime file, c’era il giudice Iolanda Apostolico, diventata famosa alla fine del 2023 per aver bocciato il decreto Cutro con l’effetto di rimettere in circolazione alcuni immigrati clandestini, clandestini che il governo Meloni aveva deciso di trattenere nei centri per le espulsioni. Ditemi voi: un giudice apertamente ostile alla linea sull’immigrazione del centrodestra, può giudicare serenamente un provvedimento del centrodestra sull’immigrazione? 

Dai blog