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Report, attacco al centrosinistra: il governo Renzi sapeva di Regeni

Claudia Osmetti
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Succede tutto a sinistra. Nel senso che lo “scoop” lo lancia, ieri sera, in prima serata, la trasmissione televisiva Report, su Rai3, riguarda il caso Regeni e tira in ballo i primi giorni, quelli cruciali, quelli del gennaio 2016, quelli da cui poi è scoppiato uno scandalo che fine non ce l’ha ancora. E, infatti, a chiederselo senza girarci troppo attorno, è un altro giornale di sinistra, Repubblica, che in un articolo che anticipa il programma si chiede, testuale: «L’Italia ha fatto tutto quello che poteva per salvarlo (Regeni, ndr)? Sono stati utilizzati tutti i canali possibili per tirare fuori dalle carceri dei servizi egiziani il ricercatore italiano?». Solo che, allora, ossia sei anni fa, a Roma, a Palazzo Chigi, il governo era quello targato Pd di Matteo Renzi e il ministro degli Esteri era colui che diventerà il suo successore (sempre tesserato Pd) Paolo Gentiloni.


Andiamo ai fatti. O meglio, alle rivelazioni che Sigfrido Ranucci rilancia, tramite un servizio del giornalista Daniele Autieri, dalla tivù di Stato: un’inchiesta giornalistica, d’accordo, che non è un’inchiesta della procura e men che meno di quella internazionale, ma che (forse proprio per questo) ci sembra curiosa. A una settimana esatta dal voto per le europee, con (adesso) Renzi nelle vesti di candidato (‘sta volta non per i dem ma per la lista Stati Uniti d’Europa) e Gentiloni in quelle di commissario dell’Ue. Una questione (non ancora risolta) che, quantomeno, rischia di mettere in imbarazzo l’ala sinistra del parlamento.


Racconta, infatti, Report, che il 29 gennaio del 2016 Giulio Regeni era ancora vivo. Che quattro giorni dopo la sua scomparsa una lobbista italiana al Cairo, Zena Spinelli, ha ricevuto un messaggio assai poco fraintendibile, sul suo telefonino, da un uomo vicino al governo egiziano di Abdel Fattah Al Sisi: «We don’t have him, but he’s still alive» (“Noi non ce l’abbiamo, ma è ancora in vita”). Epperò racconta anche, Report, che di tutta questa faccenda i servizi segreti italiani ne sono venuti subito a conoscenza, non ne sono stati tenuti all’oscuro e Spinelli li ha messi immediatamente al corrente.


Di più. Ordinando cronologicamente i passaggi di quelle settimane convulse, i conti potrebbero non tornare completamente. Ossia: l’ambasciatore Maurizio Massari, sempre secondo la versione di Report, il 28 gennaio avrebbe inviato una prima nota a Palazzo Chigi su Regeni. Il giorno dopo Spinelli (che, tra parentesi, era in contatto con l’amico di Regeni Gennaro Gervasio: il primo che ha lanciato l’allarme sulla sua sparizione) ha ricevuto quel messaggio di cui abbiamo appena dato conto e ne ha informato i servizi, cosa che emergerebbe pure da un’informativa dei carabinieri del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell’Arma. Eppure il premier Renzi, in commissione d’inchiesta, ha detto di aver saputo della scomparsa di Regeni soltanto il 31 gennaio, due giorni dopo. Il punto, per la verità, è stato trattato anche dall’indagine della magistratura romana per il processo ancora in corso in corte d’assise a carico di Sabir Tariq, Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, i quattro agenti dell’agenzia di sicurezza egiziana che sono accusati della tortura, del sequestro e dell’omicidio del nostro connazionale.

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