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Ilaria Salis, ecco quando ai compagni non piaceva l'immunità parlamentare

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Alberto Busacca
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Ma quanto è bella l’immunità parlamentare. Ma quanto è democratica. Anche se Ilaria Salis non è ancora ufficialmente onorevole, i suoi compagni hanno già iniziato a mettere le cose in chiaro. Con un messaggio del leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Lo diciamo al governo: vogliamo Ilaria qui in Italia libera con l’immunità e pronta a svolgere il suo mandato di europarlamentare». Così ha deciso il popolo sovrano, che ha mandato l’attivista antifascista dagli scomodi arresti domiciliari di Budapest al comodissimo seggio dorato di Bruxelles. Come andrà la vicenda giudiziaria lo scopriremo presto, qui, invece, interessa puntare i riflettori su un altro aspetto. E cioè sul bizzarro doppiopesismo della sinistra proprio rispetto all’immunità parlamentare: quando può salvare un politico di centrodestra è un orribile privilegio, quando invece può far scarcerare una militante di sinistra è una cosa sacrosanta...

REFERENDUM

Partiamo dal 2016, all’epoca del referendum costituzionale voluto da Matteo Renzi. Quando Fratoianni spiegava così le sue perplessità: «La verità è che questa è una pessima riforma, pasticciata. Durante la discussione parlamentare Sinistra italiana aveva fatto molte proposte, tutte bocciate, che riducevano le poltrone più di quanto accadrà con la riforma Renzi. Avevamo perfino proposto l’abolizione completa del Senato piuttosto che mantenere un Senato di cui non si capiscono le funzioni, se non quella di garantire l’immunità parlamentare ad un gruppo di consiglieri regionali». Ecco qui, l’immunità parlamentare era una specie di regalo che Renzi voleva fare ad alcuni politici...

Passiamo al dicembre del 2019, quando la giunta del Senato doveva esprimersi sulla richiesta di processare Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti. Anche in questo caso Fratoianni era tutt’altro che entusiasta: «Capisco la rabbia e la paura di Salvini dopo l’annuncio del nuovo procedimento giudiziario nei suoi confronti. La rabbia per non poter continuare a fare quello che gli pare in spregio a ogni legge e norma internazionale. E la paura di doverne rispondere in un’aula di tribunale, che come ben si sa sfugge ad ogni occasione. Si metta l’animo in pace: non possono esistere in democrazia spazi di impunità per nessuno». Insomma, i politici non sono diversi dagli altri: quando sono accusati di qualcosa, devono essere processati. Almeno i politici della Lega, naturalmente, per quelli di Sinistra italiana le regole sono un po’ diverse...

 

 

 

CASO SALVINI

E arriviamo al 2020. Ancora un commento di Fratoianni e ancora in merito al caso Salvini: «Segnalo che l’immunità per chi fa politica è stata negli anni considerata in modo un po’ estensivo, perché l’immunità è qualcosa che si riferisce innanzitutto al diritto di opinione, al fatto che se tu fai politica non puoi essere processato per le tue idee, non si riferisce agli atti che vengono fatti...». Pare di capire, seguendo il ragionamento, che le accuse rivolte alla Salis dovrebbero essere al di fuori dell’immunità, anche perché si riferiscono, naturalmente, a prima che l’attivista fosse eletta al parlamento europeo...

Fratoianni, comunque, non deve aver ascoltato neanche le parole di Pietro Grasso, ex presidente del Senato ed ex leader di Leu, di cui faceva parte pure il suo partito. Nel 2011 Grasso, allora procuratore capo della Direzione nazionale antimafia, lanciava l’allarme: «Oggi la candidatura politica serve da copertura per avere l’immunità parlamentare: è un processo che si è capovolto». Vi ricorda il caso di qualcuno? Una volta, queste cose, i compagni le denunciavano. Oggi le rivendicano...

 

 

 

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