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Dritto e Rovescio, Toti rivela: "Il mio caso è come Open Arms, cosa fanno i giudici"

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"Ho patteggiato perché ritengo di aver avuto più giustizia da quel patteggiamento rispetto a un processo che sarebbe durato anni. Io ho patteggiato ma lo ha fatto anche la Procura che ammette che Toti non ha preso un euro per i suoi interessi personali, che gli atti prodotti dalle amministrazioni erano legittimi e tutto il castello di accuse è smontato".

Giovanni Toti a Dritto e Rovescio spiega come sono andate le cose dopo la chiusura della vicenda giudiziaria: "Dopo tre mesi di arresti domiciliari, quattro anni di intercettazioni, di pedinamenti, un numero infinito di accuse, alla fine la Procura ammette che Toti non ha preso un euro per i suoi interessi personali, che gli atti prodotti dalle amministrazioni erano legittimi e quindi alla fine tutto il castello di accuse si è sostanzialmente smontato".

Poi parla anche del processo Open Arms: "Esistono moltissime analogie tra il caso Toti e il processo Open Arms. È la politica che ha lasciato spazio alla magistratura di occuparsi di queste cose nel modo in cui lo sta facendo - ha detto Giovanni Toti -. Non possiamo confidare che tutti i procuratori della Repubblica la vedano esattamente come noi, anche in buona fede. Io trovo che un Parlamento che ha fatto delle leggi che consentono a un governatore di essere tenuto agli arresti per tre mesi finché non si dimette e a un ministro di essere processato perché ha bloccato una nave di clandestini, prima di prendersela col Tribunale di Palermo dovrebbe prendersela con sé stesso, tornare domattina in parlamento e dire: signori, un ministro della Repubblica lo processano al massimo un tribunale politico o gli italiani che lo hanno mandato a governare".  
 

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