Dal vertice dei ministri degli Esteri della Nato, ad Antalya, in Turchia, Antonio Tajani ha confermato che l’Italia ha aumentato delle spese per la Difesa al 2% del Pil. È ancora una tappa intermedia, dato che al vertice Nato di giugno ci sarà un confronto fra le posizioni degli alleati europei, più propensi al 3,5% del Pil, più un 1,5% dedicato generalmente alla “sicurezza” non necessariamente collegata con le forze armate tradizionali, e quelle degli Stati Uniti, che sotto la nuova amministrazione Trump chiedono il 5%.
Ha detto Tajani: «Ora lavoriamo per raggiungere quota 5%, ma credo sarebbe più giusto un tre più due, sarebbe più equilibrato». Ci vorrà qualche anno per questo ulteriore aumento, ma intanto Tajani ha le idee chiare su ciò che potrebbe andare sotto il capitolo «sicurezza», intesa come garanzia per il sistema paese: «Infrastrutture cibernetiche, infrastrutture portuali, aeroportuali, ferroviarie e autostradali servono per garantire la sicurezza, ma a mio avviso anche ospedali in grado di curare e accogliere popolazioni civili in caso di attacco con armi nucleari, biologiche e chimiche».
Emmanuel Macron stranamore alla guerra nucleare
Aerei da caccia francesi Rafale armati di bombe nucleari in territorio europeo per compensare il progressivo disimpegno ...Dal canto suo, il ministro della Difesa Guido Crosetto, presenziando al passaggio di consegne tra il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica uscente, generale Luca Goretti, e l’entrante Antonio Conserva, ha rilevato che «il 2% del Pil è un punto di partenza, il nostro obiettivo non è il risultato numerico, ma avere le capacità che la Nato ci chiede». Che l’Italia avrebbe raggiunto quest’anno il 2% del Pil per la Difesa era stato preannunciato già un mese fa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. A inizio 2025 si prospettava una spesa di 32 miliardi di euro, poi 35 miliardi, pari all’1,57% del Pil, con crescita programmata all’1,58% nel 2026 e all’1,61% nel 2027.
Negli ultimi mesi, però, ci si è già portati al 2%, salendo a circa 45 miliardi, spostando sotto il capitolo Difesa altri capitoli relativi a spese già programmate, per esempio le pensioni militari, i finanziamenti al settore spaziale, che in effetti è strategico, la Guardia Costiera e una parte della Protezione Civile. Per ora, nessun aumento delle commesse militari già programmate, che richiedono anni per una rimodulazione.
Ma anche così l’Italia ha in serbo incrementi che ne aumenteranno la capacità di difesa nazionale e di proiezione all’estero per quelle missioni internazionali che ci vedono tra i più attivi Paesi occidentali. Data la nostra posizione geografica, protesa nel Mediterraneo, è soprattutto il rafforzamento aereo e navale al centro dell’interesse. La Marina manterrà la sua flotta sottomarina su 8 unità, sostituendo i battelli più vecchi.
Attualmente abbiamo 4 sottomarini della recente classe U-212 Todaro, di progetto tedesco, ma costruiti alla Fincantieri di Muggiano, presso La Spezia, e 4 vecchi Sauro. Fra il 2027 e il 2032 i Sauro verranno via via radiati e rimpiazzati con 4 nuovi Todaro evoluti, versione U-212 Nfs (Near Future Submarine) di cui 3 già in cantiere. Tra i fiori all'occhiello della nostra flotta, le fregate Fremm realizzate insieme alla Francia, o classe Bergamini, aumenteranno da 9 a 12. L'ultima completata, la Spartaco Schergat, è entrata in servizio il 15 aprile, ma ai cantieri di Riva Trigoso (Sestri Levante) ce ne sono già due in costruzione.
Il mondo si riarma: i due Paesi europei più pronti alla guerra
L'avvento di Donald Trump alla Casa Bianca fa prospettare per i prossimi anni un obbiettivo di spesa militare attes...L’Aeronautica è in piena fase di consegna dei 75 caccia americani Lockheed Martin F-35 originariamente ordinati e la cui commessa sarà completata nel 2027. Ma da fine 2024 è attiva un'ordinazione per 20 esemplari aggiuntivi che porterà, presumibilmente attorno al 2030-32, a 95 il totale di F-35 in servizio nell'aviazione, a cui vanno aggiunti 20 F-35 perla Marina, imbarcabili sulla nostra portaerei Cavour. Anche in tal caso, l'industria italiana gioca un ruolo fondamentale poiché alla fabbrica Faco della base aerea di Cameri (Novara) vengono costruiti gli F-35 per le nostre squadriglie e anche per molti alleati, su licenza Lockheed.
Quanto all’Esercito, la rinnovata importanza dei carri armati, dimostrata dalla guerra russo-ucraina, sta spingendo non solo allo sviluppo di un aggiornamento del vecchio tank Ariete C-1 di Oto Melara, di cui 125 esemplari dovrebbero essere modernizzati allo standard C-2. Ma è una soluzione temporanea, in attesa che veda la luce il nuovo Main Battle Tank in progettazione da un consorzio fra il gruppo Leonardo e il colosso tedesco Rheinmetall, ovvero il Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV), costituitosi a febbraio.