Il Municipio 6 di Milano e l'appello per la Striscia fra piscine e amnesie

La questione palestinese ormai è ovunque. Te la ritrovi al gay pride, che critica Israele (uno degli Stati più aperti all’omosessualità e all’utero in affitto) e difende la misoginia e l’omofobia islamica
di Pietro Senaldilunedì 30 giugno 2025
Il Municipio 6 di Milano e l'appello per la Striscia fra piscine e amnesie

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Non siamo noi a buttarla in vacca. Non siamo noi a trasformare il tragico in grottesco. Non siamo noi a servire nel piatto cavoli a merenda. Non siamo noi quelli eletti per sistemare le buche in strada e che, non riuscendoci, si concentrano sui crateri provocati dalle bombe su Gaza. La questione palestinese ormai è ovunque. Te la ritrovi al gay pride, che critica Israele (uno degli Stati più aperti all’omosessualità e all’utero in affitto) e difende la misoginia e l’omofobia islamica. E te la ritrovi anche nella periferia ovest milanese: spunta tra piazza dei Santi Patroni d’Italia e le case popolari in degrado di via Lorenteggio, nuota nella piscina di via Argelati e germoglia tra il Villaggio dei Fiori e Cascina Corba. Non siamo impazziti. Abbiamo semplicemente tra le mani la convocazione del Consiglio di Municipio 6 del capoluogo lombardo fissata per giovedì prossimo, con i nove punti elencati all’ordine del giorno.

All’inizio appare tutto normale. Punto uno: parliamo delle feste di strada. Punti due e tre, un filo più impegnativi: gli interventi sulla Piscina Argelati, chiusa da anni e che offrirebbe refrigerio di questi giorni ai residenti sotto la canicola, e l’annesso Centro Balneare. Punti quattro e cinque: Cascina Corba e Villaggio dei Fiori, entità pressoché sconosciute perfino a chi ci vive accanto. I consiglieri meditano di affrontare il problema, non è dato sapere per proporre quali soluzioni. Poi finalmente ci si occupa di cose più serie: il disagio dei residenti per le piazze periferiche divenute teatro di spaccio e delinquenza, al punto sei e, al punto otto, azioni urgenti per ripristinare condizioni di dignità in via Lorenteggio 183, stabile popolare abbandonato a se stesso. Ci siamo persi qualcosa? Certo, la gita all’estero, la digressione, e se si preferisce l’approfondimento diplomatico: tutto rubricato al punto sette, che constata in un appello prima al Comune di Milano, poi al governo italiano, quindi all’Europa. Se la materia non fosse drammatica, come è la guerra al terrorismo di Hamas che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza e ha provocato migliaia di vittime civili, potrebbe sembrare uno scherzo. Invece è così. I consiglieri chiedono «azioni urgenti per fermare lo sterminio del popolo palestinese». Ed ecco, allegata al verbale, la severa e accorata denuncia a firma Niccolò Libero Orlando, Giulia Joo e Marco Moro a chi (non) può, dal sindaco Beppe Sala alla premier Giorgia Meloni, fino ai suoi 31 colleghi europei e alla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, perché intervenga a fermare Netanyahu. «Mettete in atto azioni urgenti per il cessate il fuoco. Fermate lo sterminio. Impedite la deportazione dei palestinesi. Distribuite aiuti umanitari». Non solo: «Sospendete gli accordi economici, politici e militari con Israele e attivatevi per la liberazione degli ostaggi detenuti arbitrariamente». Da chi? Dai terroristi palestinesi di Hamas, ma i diplomatici del municipio 6 questo, guarda il caso, omettono di ricordarlo. Ah, dimenticavano... Bisogna anche provvedere a eliminare le barriere architettoniche dagli edifici pubblici e privati, aggiungono al punto nove, a riprendere il discorso sui problemi del quartiere. Per chi non lo sapesse, il Municipio 6 a Milano è una sorta di città nella città.

Ci abitano circa 150mila persone, una minoranza sui Navigli, caotici ma di gran fascino e buon pregio, ma la maggioranza in zone problematiche: la Barona, terra di ‘ndrangheta, il Lorenteggio, una sorta di islamopoli con forti problemi di convivenza e integrazione, il Giambellino, storico quartiere della mala fin dai tempi di Giorgio Gaber e che non si è mai del tutto ripulito. Nessuno si aspetta che consiglieri municipali, poco più che volontari della politica, risolvano mezza di tali questioni, che sono quelle che stanno davvero a cuore agli elettori. Se però le ponessero, non sarebbe male. Dimostrerebbero almeno di conoscere la parte di città che abitano e rappresentano. Nessuno vuole impedire a lor signori di nutrire preoccupazioni per le sorti del pianeta, il popolo di Gaza e la questione Medio Orientale. Però, se proprio vogliono occuparsi della questione, il suggerimento è di farlo partendo da quello che hanno sotto il naso. Per esempio, dai cartelli con la scritta “Israeliani non benvenuti”, che di recente sono comparsi a tappezzare tutta la città, compresi i muri del Municipio 6. L’ordine del giorno non li menziona, eppure la metropolitana del quartiere ne era tappezzata. Sempre nel quartiere, l’autunno scorso erano comparse scritte violentemente antisemite, anch’esse ignorate dai sensibili consiglieri del quartiere, dove ha sede la scuola ebraica. Quest’anno gli studenti che la frequentano sono stati invitati a non indossare la kippah per evitare di trasformarsi in bersagli dell’odio razziale; anche questo nell’indifferenza degli amministratori. Sempre a Milano, dopo le aggressioni alla Brigata Ebraica verificatesi l’anno scorso per il 25 aprile, che hanno portato la suddetta a non presenziare quest’anno ai cortei, la comunità ha rinunciato a celebrare il Giorno della Memoria, il 25 gennaio, in ricordo della Shoah, parlando di «un’escalation di minacce e di un grave rischio per la loro sicurezza». Se proprio ritengono poco qualificante occuparsi di buche, spacciatori, degrado urbano, rifiuti abbandonati in strada ed escrementi canini sul marciapiedi, che i residenti denunciano come fonti di disagio più prossimo rispetto alla tragedia palestinese, i consiglieri potrebbero mettere a tema la lotta di quartiere all’antisemitismo, che al Municipio 6 è molto più diffuso dell’odio verso i palestinesi, del quale non c’è traccia.