«Conte sta giocando a pallettoni con noi». E continuerà a farlo, si dice tra i dem, fino alla fine. Fino a quando, cioè, si giocherà il match finale: la leadership del centrosinistra, la candidatura a premier. La scommessa dell’avvocato del popolo, sono convinti tra i dem, è che la segretaria del Pd arriverà a quel momento così sfiancata, logorata, stanca, appannata che batterla, presentandosi come l’unico in grado di guidare la nave, sarà un obiettivo possibile. L’esito è tutto da vedere. Ma ci proverà. Questa, ieri, era la riflessione amarissima che si faceva nel Pd, dopo il via libera del leader M5S a Matteo Ricci, candidato per le regionali nelle Marche, finito nella rete di una inchiesta.
Lette le carte, atteso l’interrogatorio, valutate le risposte dell’indagato, Conte ha fatto calare il suo verdetto: può andare. Anche se la risposta è stata accompagnata da una serie di “no” e “forse”: Ricci sì, ma Beppe Sala, sindaco di Milano, no (ieri, prima di un nuovo giro di arresti in città, ne ha chiesto le dimissioni), ed Eugenio Giani, governatore della Toscana, forse (decideranno i territori). E comunque, ha detto, nessuna alleanza organica è possibile. Perché non basta arrivare a Palazzo Chigi, servono alleati “affidabili”. Come dire: i vostri, quelli del Pd, non lo sono sempre. Insomma un sì, accompagnato da schiaffi. I più dialoganti, tra i dem, leggono questo acidissimo via libera come un tentativo di far passare decorosamente un’altra resa (il M5S accetta di sostenere un candidato di un altro partito, indagato) al proprio elettorato. Come un modo per far digerire, ai “puristi”, un altro tradimento rispetto alle origini.
Ricci ringrazia Conte? Travolto dagli insulti: "Avete perso la faccia"
Il solito Giuseppe Conte: moralizzatore savonarelesco e talebano a parole quanto "democristianissimo" leader l...Da qui la scelta di chiedere, contestualmente, le dimissioni di Beppe Sala e di riportare in alto mare il dossier regionali in Toscana. Oltre a frenare sull’allean za. Detto questo, il modo con cui Conte «si è ritagliato il ruolo di Torquemada del centrosinistra» (copyright di un dem), arrogandosi il diritto di vita o morte sui candidati degli altri, come un novello Nerone, intestandosi un ruolo «decisamente sproporzionato rispetto a quello che il M5S vale», sta creando non poco «fastidio» tra idem. Dispetto, orgoglio ferito, amarezza. Una rabbia che, in alcuni, si riversa in parte sulla segretaria, accusata di aver regalato questo ruolo eccessivo a Conte, in nome del «testardamente unitari». Ma è un prezzo ragionevole, si chiedono in tanti? E, soprattutto, non finirà, sul lungo periodo, per fare il gioco del leader del M5S, acciaccando il Pd e anche la sua leader?
Elly Schlein, come sempre, ha pragmaticamente incassato, preoccupata più che altro di portare a casa l’obiettivo: l’unità del centrosinistra. Non ha commentato il contorno. «Andiamo a vincere», ha detto. Le Marche sono l’Ohio di queste Regionali che Schlein ha in mente come una specie di voto di mid-term per il governo Meloni. Sta di fatto che, Marche a parte, anche il resto del puzzle è tutto da fare. In Toscana, il M5S (che è sempre stato all’opposizione) potrebbe non sostenere Giani. I territori sono di questo orientamento e lo hanno detto chiaramente. Non che i Cinquestelle, in Toscana, pesino al punto da essere determinanti. Giani potrebbe vincere tranquillamente anche senza il sostegno del M5S. Ma sarebbe una sconfitta per Schlein. La prova che il pallino dell’alleanza ce l’ha Conte. C’è, poi, la Campania, dove quella che sembrava una scelta fatta (il cinque stelle Roberto Fico) è tornata in dubbio.
Vincenzo De Luca, il governatore uscente, non ha ancora sciolto la riserva, nonostante i faccia a faccia con Conte e Schlein. Ma la guerra è anche dentro il Pd. Il congresso regionale, che si doveva tenere a settembre e in cui l’area di De Luca era pronta a presentare come candidato segretario il figlio del governatore, Piero, è tornato in alto mare. Sembra difficile che si possa arrivare a un nome unitario. E se non si celebra il congresso, le liste le farà l’attuale commissario, Antonio Misiani, vicino a Schlein. Cosa potrebbe rendere ancora più difficile il via libera di De Luca a Fico. Infine c’è la Puglia, dove Antonio De caro, mister preferenze alle ultime elezioni europee e ufficiosamente designato a succedere a Michele Emiliano, ha alzato il prezzo e alle condizioni attuali (Emiliano e Nichi Vendola rieletti in consiglio regionale) vuole restare a Strasburgo. Insomma, a un mese dal round elettorale di autunno le candidature del centrosinistra sono ancora da definire. E di certezze ce ne sono poche. Tranne una: la determinazione di Conte a erodere il consenso del Pd e logorare la sua leader.