L’odio per Israele che alligna a sinistra non serve solo ad accusare il governo e la maggioranza di «complicità nel genocidio». Il punto in cui la situazione è sfuggita di mano alla stessa sinistra è stato varcato e ora siamo al livello superiore: le liste di proscrizione, l’elenco di coloro che non sono degni di stare nel primo partito della sinistra italiana perché amici d’Israele. D’Israele, non di Netanyahu: per meritare la lapidazione politica e mediatica ormai basta la vicinanza allo Stato ebraico e al suo popolo.
Accade a Piero Fassino e agli esponenti del Pd che aderiscono al Transatlantic Friends of Israel, una rete internazionale di parlamentari che nel proprio sito si definisce «un gruppo interparlamentare e apartitico dedicato all’ordine postbellico di sicurezza e cooperazione transatlantica». Una delle “stanze bipartisan” che è normale vedere nelle democrazie, in cui conservatori e progressisti possono riunirsi senza scannarsi, tenuti insieme dalla visione comune su un argomento.
La sinistra ha perso il senso del ridicolo
Oddio, stai a vedere che c'è un complotto governo -balneari per impedire agli italiani di andare a fare il ba...La delegazione italiana è presieduta da Marco Scurria, senatore di Fdi. Il quale spiega a Libero che «il Transatlantic Friends of Israel è un network di parlamentari americani, europei e israeliani che, al di là dei partiti di appartenenza, considerano Israele un interlocutore nella promozione dei valori occidentali a cui appartengono Stati Uniti, Canada e Europa. Proprio questa trasversalità permette di fare analisi obiettive sulla crisi in Medio Oriente». Segretario generale è l’italiana Benedetta Buttiglione, figlia di Rocco.
I parlamentari aderenti sono 230, gli italiani 35. Appartengono a tutti i partiti in parlamento, tranne Cinque Stelle e Avs, evidentemente non interessati all’amicizia con Israele. Anche il Pd è rappresentato, e non deve stupire: c’è una tradizione che risale al 1967, quando a margine del Pci nacque l’associazione Sinistra per Israele. Accanto a Fassino fanno parte del network i deputati Nicola Carè, Augusto Curti e Stefano Graziano e l’eurodeputata Pina Picierno. Sono loro che Elly Schlein deve cacciare, in nome della purezza del partito.
Per capire il clima, basta leggere sul web ciò che è germogliato dopo che a gennaio Report, la trasmissione di Sigfrido Ranucci, «ha scoperchiato quello che tutti sapevano ma su cui tutti tacevano, ovvero le pesanti ingerenze della lobby israeliana sulle istituzioni europee e italiane», come scrive una delle testate comuniste che hanno ripreso il servizio di Rai 3. «Il Pd in prima fila nel sostegno a Israele anche quando non ce n’è bisogno», «Le ingerenze della lobby israeliana nel parlamento europeo e italiano», «La tv italiana denuncia come la lobby israeliana manipolale istituzioni Ue» sono alcuni dei titoli dei media propal che hanno fatto seguito a Report. Al resto hanno provveduto l’ufficio stampa di Hamas e la campagna d’odio in Occidente, che fa di ogni ebreo un genocida e di ogni amico degli ebrei un fiancheggiatore.
Così Il Fatto, dopo aver raccontato la bufala del bimbo che muore di fame a Gaza, ha dato voce a queste pulsioni diffuse a sinistra. Nel giro di pochi giorni due articoli sono stati dedicati a Fassino e agli altri del Pd che partecipano al Transatlantic Friends of Israel «insieme a personaggi dell’ultradestra mondiale», che sarebbero Scurria, Deborah Bergamini di Forza Italia, il «sempiterno democristiano» Lorenzo Cesa, la leghista Simonetta Matone e la figlia di Rocco Buttiglione. «Sarebbe un bel segnale davvero», è la richiesta del Fatto a Schlein, «allontanare dal partito e dal suo gruppo parlamentare questi esponenti politici facenti parte di tale lobby, chiamiamola così». Altrimenti, «non chieda più a nessuno di non essere complice dei crimini di Israele e di riconoscere qualsivoglia Stato».
Ricci, il grande tempismo: tour elettorale nei lidi deserti
Professione sfolla -bagnanti. Uno dei pezzi forti del tour elettorale di Matteo Ricci doveva essere la crociera in sette...«Elenchi che hanno il sapore di vere e proprie liste di proscrizione e quindi assolutamente inaccettabili», commenta Scurria. Tace invece Schlein, la quale si guarda bene dal difendere gli esponenti del proprio partito e spiegare ai neoprimitivi che una cosa è essere amico di Israele e un’altra condividere le scelte di Netanyahu. Costretto a difendersi da solo, Fassino ieri ha dovuto prendere le distanze dal governo di Gerusalemme, provando a spiegare che lui sta con quella parte di Israele «che vuole la pace e rifiuta l’avventura in cui Netanyahu vorrebbe precipitare Israele e Gaza», e che ritiene un «dovere morale e politico» sostenere Yair Golan, leader del principale partito della sinistra israeliana, dal quale è partito l’appello per uno sciopero generale. Ma a sinistra non c’è più spazio per queste sfumature, come non c’è spazio per Israele nella testa di chi vuole uno Stato palestinese che vada «dal fiume al mare». Il massimo che Fassino e gli altri possono avere da Schlein è questo silenzio.