Buone notizie per il centrodestra in prospettiva Regionali. Là dove sono stati individuati, i candidati di Giorgia Meloni e soci sono in vantaggio su quelli del campo largo delle sinistre. La rilevazione di Noto Sondaggi per Porta a Porta uscita ieri rivela che, nelle Marche, il governatore uscente, il meloniano Francesco Acquaroli, è in vantaggio di due punti e mezzo (49,5% a 47%) sullo sfidante, l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Ancora meno tirata la sfida in Calabria, dove il presidente dimissionario e subito ricandidato, il forzista Roberto Occhiuto ha quasi dieci punti di vantaggio (54% a 45,5%) sul papà del reddito di cittadinanza, il grillino Pasquale Tridico. Quanto alla Toscana, Alessandro Tomasi, il sindaco di Pistoia di Fratelli d’Italia, candidato ufficialmente da poche settimane, è al 39% contro il 57% del presidente, Eugenio Giani, renziano impostosi a Elly Schlein e ai grillini, dei quali però ha dovuto sottoscrivere il programma tutto decrescita, reddito di cittadinanza e no ai termovalorizzatori. Ma si sa che quello toscano è un fortino duro da espugnare; cinque anni fa la leghista Susanna Ceccardi aveva perso con otto punti di scarto.
Poco si muove a livello nazionale, con Fratelli d’Italia al 30 e il Pd al 22,5, entrambi in calo di 0,5 punti rispetto all’ultima rilevazione di Antonio Noto, lo scorso giugno. Il mezzo punto perso da Elly Schlein va, simbolicamente, a M5S (13%), mentre gli alleati della Meloni sono appaiati all’8,5%, con la Lega che sale di 0,5 punti e raggiunge Forza Italia. A sinistra, in salita di mezzo punto anche Avs (6,5%) e Azione (3,5%), se ancora Carlo Calenda può considerarsi di sinistra, che stacca decisamente Italia Viva, ferma al 2%, poco sopra +Europa e Noi Moderati, entrambi all’1,5%. Fluttuazioni minime, con gli astenuti che si riducono di due punti, al 43%, e il campo largo, che prende un punto, sopravanza la maggioranza, in calo (-15%) di poco: 49% a 48,5%, con il centrosinistra senza M5S e Matteo Renzi al 30,5%.
Elly Schlein, farsa anti-Meloni sulla riforma elettorale?
La riforma della legge elettorale di Giorgia Meloni piace anche a Elly Schlein. Nonostante in pubblico la leader del Pd ...Le notizie più gustose arrivano però dai territori, dove l’unità della sinistra pare più sulla carta che nella realtà. Gli osservatori spiegano che il ritardo di Ricci è dovuto al fatto che, nella base di M5S, la linea del direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, scettico sull’intesa con un dem indagato per concorso in corruzione e sotto schiaffo di un’inchiesta che potrebbe anche allargarsi, fa proseliti, nonostante il via libera di Giuseppe Conte al candidato. Non bastano all’ex sindaco le promesse di reddito di cittadinanza e di riconoscimento dello Stato Palestinese per conquistare il cuore di tutti gli elettori di Cinque Stelle, che hanno assistito negli anni all’azione predatoria di Ricci, il quale, dopo averlo sconfitto, ha cooptato e sottratto eletti al Movimento. Pesa anche la qualità delle liste. Acquaroli ha fatto incetta di professionisti, medici e imprenditori, nonché di qualche esponente di Azione, insoddisfatto degli elementi di anti-modernità e decrescita del programma giallorosso. Ricci ha puntato a sinistra e si è dovuto caricare gli scarti del Pd, che differentemente da quanto accade nelle altre Regioni, nelle Marche presenta una lista di fedelissimi della segretaria, non ricandidando i portatori di voti al terzo mandato.
In Puglia invece il campo largo, beneficiando del fatto di non avere ancora l’avversario, cerca ancora un equilibrio dopo il thriller del festival dell’Unità di Bisceglie, con Antonio Decaro indeciso fino all’ultimo se scendere in campo, e lo choc della mancata candidatura di Michele Emiliano. Il governatore uscente, irritato e amareggiato, ha mandato messaggi concilianti: rispetterà la parola data a Schlein e non scenderà in campo per la lista “Con”, che raccoglie i suoi fedelissimi ma, vista la sua forza elettorale ancora robusta, si aspetta segnali di conciliazione da Decaro. Pare che quest’ultimo lo abbia cercato per concordare un piano di lavoro e un ruolo nell’ipotetica maggioranza di governo.
In ogni caso, l’estenuante balletto “mi, candido; no, non mi candido; mi candido se loro non ci sono; mi candido anche se uno si è ritirato e l’altro c’è”, ha raffreddato gli animi intorno all’ex sindaco di Bari. A parte il bagno di folla che gli ha tributato il popolo di Bisceglie, l’elettorato più razionale e moderato comincia a chiedersi se Decaro abbia la tenuta per reggere l’urto di M5S e Avs, che tenderanno a sterzare il programma molto a sinistra, contrariamente all’azione di governo di Emiliano in questi dieci anni, che ha incluso molte anime centriste, fino a svuotare l’opposizione. Alleanza tormentata anche in Campania, con Vincenzo De Luca che continua a togliersi sassolini dalle scarpe, bastonando Roberto Fico, candidato a succedergli. Il governatore uscente non si accontenta di aver strappato al Pd la segreteria regionale per il figlio, Piero, una mossa che è per lui sia motivo di rivalsa nei confronti del portavoce di Elly Schlein, il napoletano Sandro Ruotolo, che lo aveva attaccato in ogni modo, sia un modo per continuare a essere il punto di riferimento della sinistra nella regione.
‘O Sceriffo è in campagna elettorale contro gli alleati. Presenterà la sua lista, “A testa alta”, e conta su un risultato che gli consenta di rivendicare l’assessorato alla Salute e quello ai Rifiuti e di avere, insieme ai dem coordinati dal suo discendente, la maggioranza nella maggioranza. A quel punto, sibilano i maligni, passato un congruo periodo potrebbe decidere anche di staccare la spina a Fico e ripresentarsi come presidente. Non pervenuto in Calabria Pasquale Tridico, a parte la recente gaffe, nella quale ha ridotto a tre le cinque province della Regione che vorrebbe governare. Stando ai sondaggi la sua corsa, più che su Occhiuto è su Avs, che ha liste più ricche di M5S e punta al sorpasso sui grillini. Per un candidato penta stellato sarebbe uno smacco enorme.