«Testardamente divisi», era la battuta un po’ cattiva che, ieri, parafrasando un refrain dell’instancabile Elly Schlein (l’originale è: «Testardamente unitari»), circolava in Transatlantico. Ieri, infatti, il centrosinistra - che pure è riuscito a stringere alleanze in tutte e sette le regioni che fra poco andranno al voto (a parte Azione, ormai fuori stabilmente dal campo largo, ma pur sempre opposizione) - si è presentato con cinque mozioni diverse. Che rappresentano, sul tema della difesa europea, ma soprattutto dell’aumento delle spese militari, deciso in sede Nato, posizioni differenti. In alcuni punti simili, ma in altri diverse. In ogni caso, erano cinque. Risultato, sono state bocciate tutte. Compresa quella di Azione che, distinguendosi nettamente dalle altre, si diceva sostanzialmente d’accordo con l’aumento della spesa militare.
Il fatto è che il centrodestra, che pure al suo interno ha posizioni differenti su questi temi (come si è visto nello stesso dibattito che si svolto in Aula quando ha parlato la Lega), ha scelto di non farsi sfuggire l’occasione politica di fare da spettatore delle divisioni altrui. Per questo il centrodestra, facendo infuriare le opposizioni, non ha nemmeno presentato una mozione. Pop corn e basta. Non solo. Il Pd, al suo interno, ha registrato alcuni distinguo, testimonianza di quel nocciolo di riformisti (“pochi ma buoni”, per dirla con uno di loro), “testardamente” convinti che su alcuni paletti non si possa derogare. E così Lorenzo Guerini, Marianna Madia e Lia Quartapelle sulle mozioni di M5S e Avs non hanno seguito la linea del partito che aveva indicato l’astensione, ma hanno votato contro. A esprimere la posizione del governo, invece, è stato il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago: «L’impegno ad aumentare le spese per la difesa e la sicurezza», a maggior ragione in un momento critico come quello attuale «è nell’interesse del popolo italiano», in quanto l’Italia deve essere «parte attiva e non limitarsi a chiedere protezione».
Volenterosi o poco più: i limiti delle forze europee
All'inizio del Trump 2.0, di fronte alla volontà americana di limitare la spesa per sostenere l'Ucraina, ...Dal Pd la segretaria Elly Schlein ha puntato il dito contro le divisioni tra gli alleati di governo, incapaci, ha protestato, persino di mettere insieme una mozione. E ha provato a dare una lettura opposta a quella consegnata dal tabellone che sovrasta l’emiciclo di Montecitorio: «Siamo più uniti noi», ha detto. «Siamo tutti d’accordo che l’obiettivo della spesa militare al 5% è sbagliato e irrealistico, che serve una difesa comune europea, così come su Gaza. Ci sono differenze su come supportare l’Ucraina». Ma a leggere i testi, le differenze non riguardano solo il sostegno a Kiev. Del resto anche all’interno del Pd convivono posizioni diverse, come si è visto nell’assemblea del gruppo che si è tenuta in mattinata. Anche se alla fine ha prevalso la scelta di dare un messaggio unitario. Per questo si era deciso di votare la propria mozione e astenersi su tutte le altre. Ad eccezione di quella di Azione, su cui si è stabilito di esprimere voto contrario perché, come ha attaccato la capogruppo Chiara Braga, «ricalca le posizioni della maggioranza aderendo totalmente all’aumento della spesa militare fino al 5%».
Di «mozioni arlecchino» ha parlato Forza Italia, mentre le Lega ha detto di essere «per la pace» e che «la Nato è garanzia di pace». Le mozioni di Avs e M5S chiedevano, anziché portare la spesa militare al 5% del Pil, di finanziare la sanità. Di tutt’altro avviso Azione, che avrebbe voluto impegnare il governo ad «una tabella di marcia realistica per l’incremento della spesa per la difesa». Italia Viva proponeva la ricetta «un euro in spesa militare, un euro in cultura». Il testo del Pd, invece, ultimo a essere depositato e frutto di una lunga cesellatura, puntava «a sostenere, nelle sedi opportune, la posizione di non adesione all’obiettivo del 5% del Pil destinato alla spesa militare in ambito Nato e ad intraprendere un percorso analogo a quello della Spagna».
La mozione di AVS e quella del M5S sono state respinte con 178 voti contrari, 51 favorevoli e 55 astenuti. La mozione di Italia Viva è stata bocciata con 217 voti contrari, 6 favorevoli e 61 astenuti. Per la mozione di Azione sono stati 14 i voti favorevoli, 5 gli astenuti e 263 i contrari. Infine, per la mozione del Pd, ci sono stati 57 voti favorevoli, 58 astensioni e 171 voti contrari. Sulla mozione di Azione Quartapelle, Guerini e Madia non hanno partecipato al voto. Madia ha votato a favore di quella di Iv. Tutti e tre hanno votato contro il testo di M5S e Avs.