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Formigli, Gruber, Floris: la vera opposizione è La7. E il salotto di Lilli riparte con l’attacco a Meloni

di Fabio Rubinimartedì 16 settembre 2025
Formigli, Gruber, Floris: la vera opposizione è La7. E il salotto di Lilli riparte con l’attacco a Meloni

(Libero)

4' di lettura

Il Corriere della sera - di proprietà di Urbano Cairo -, intervista Lilly Gruber, conduttrice di punta de La 7 - di proprietà di Urbano Cairo-, principale rete d’opposizione al governo di centrodestra. Fosse successo nel campo avverso la sinistra sarebbe già in piazza a gridare al golpe democratico e a chiedere la chiusura di qualche testata. Ma se si attacca il governo di destra va tutto bene e tutti zitti. La democrazia è salva. Il giornalismo pure.

Ad ogni modo nell’intervista Gruber dà una lezione di professionismo a tutti noi comuni mortali rei di non genufletterci all’intellighenzia di sinistra. Intanto ci spiega che i segni distintivi di Otto e Mezzo (la sua striscia quotidiana ripartita ieri sera) sono: «Giornalismo critico, attinenza ai fatti, niente propaganda e analisi accurate». Anche perché lei fa «la giornalista, non la politica. E il giornalismo è critico con tutti, o non è». Sarà, ma a scorrere l’elenco degli ospiti (anche di ieri sera) tanto super partes questo giornalismo non sembra. La maggior parte (per non dire la totalità) di essi pende decisamente a sinistra e del resto il canovaccio delle sue trasmissioni è piuttosto monocorde: “dagli” alla Meloni e al governo di centrodestra. Cosa che ha fatto anche per gran parte dell’intervista al Corsera. Il bersaglio, ovviamente è stato il premier, attaccato perché «l’ho invitata ma non viene. Chi la consiglia, sbaglia. Il rifiuto del confronto è un segnale di debolezza». Sarà mica perché non vuole finire in un’imboscata?

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Il dubbio viene. In merito alle polemiche scaturite a seguito dell’omicidio di Charlie Kirk sentenzia: «La Meloni dovrebbe dire con chiarezza chi, in ambito politico, avrebbe “festeggiato” l’omicidio di Kirk.

Nessuno, ci risulta». A scorrere l’intervista sembra di sentir parlare uno qualsiasi dei membri dell’opposizione: stessi toni, stessi argomenti, come quando l’intervistatore (Cazzullo, pure lui sotto contratto con La7) gli chiede un giudizio sul governo e lei attacca: «L’economia non crolla, ma boccheggia. Il ceto medio è impoverito. La sanità pubblica è in forte difficoltà. Gli sbarchi di migranti non sono diminuiti rispetto all’anno scorso.

Sul piani internazionale l’Italia va a ricasco di Trump, e in Europa la Meloni mantiene un’ambiguità di fondo sulle questioni cruciali». Almeno su Gaza non parla di Genocidio: «Lo decideranno gli storici. Di sicuro è una tragedia epocale».

E avanti così per tutta l’intervista, con una sola eccezione: una lieve critica a Elly Schlein (che la conduttrice non ha mai dimostrato di apprezzare: «In questi due anni e mezzo ha fatto esperienza. Il problema è la mancanza oggi di una proposta politica chiara e comprensibile».

Ci sarebbe poi da ricordare che la Gruber “super partes”, iniziò la conduzione di Otto e mezzo subito dopo le sue dimissioni da europarlamentare, eletta nelle file dell’Ulivo e poi passata al Pd. Entrambe notoriamente formazioni civiche e apolitiche...

Il canovaccio del “tutti contro Giorgia” si è rinnovato puntuale anche ieri sera: gli ospiti della trasmissione erano: Marco Travaglio, Giovanni Floris, Beppe Severgnini e Lina Palmerini del Sole24Ore.

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In pratica quello più a destra era Travaglio che col suo Fatto Quotidiano spara ogni giorno sul governo da pagina uno a pagina venti. Insomma un’altra bella puntata sfornata alla faccia del pluralismo e del giornalismo equilibrato. E infatti si è assistito ad un’imboscata al governo dal primo all’ultimo minuto. Floris definisce Meloni «un leader che non sa alzare la testa». Per Gruber le parole del premier sono «trumpismo allo stato puro». Quando si parla di Kirk e delle posizione del centrodestra italiano, Severgnini lo definisce «un estremista» e spiega che nasce dal Tea Party «che era la destra estrema». Gruber fa addirittura notare che Kirk definiva le vittime da sparatoria come «un danno collaterale della democrazia».

Prendersela solo con la Gruber, però, sarebbe ingeneroso. Come abbiamo detto lei è indubbiamente la punta di diamante di una rete-salotto tutta virata a sinistra. Basta guardare palinsesto e conduttori. Se la suonano e se la cantano sempre e solo tra di loro.

Eccone un elenco sommario: Corrado Formigli, Giovanni Floris, Tiziana Panella, Diego Bianchi, Corrado Augias, Massimo Gramellini, senza dimenticare la new entry Roberto Saviano. Tutti dichiaratamente di sinistra e critici verso Meloni e il centrodestra e tutti conduttori di trasmissioni i cui ospiti sono per la quasi totalità di sinistra. Alla faccia del pluralismo.

In tutto questo, ovviamente, non c’è nulla di male. La 7 è una tv privata e il suo editore la può orientare come meglio crede. A patto però che gli stessi conduttori non facciano la morale agli altri quando, invece di attaccare la destra, se la prendono con la sinistra. Si chiamerebbe democrazia. Quella cosa che a sinistra riconoscono solo quando sono loro a dare le carte.