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Manovra, la rivolta della sinistra contro il taglio delle tasse

di Tommaso Montesanovenerdì 7 novembre 2025
Manovra, la rivolta della sinistra contro il taglio delle tasse

3' di lettura

Ogni occasione è buona. È un riflesso incondizionato. Appena possono, a sinistra, si schierano a favore delle tasse. Ieri a fare da detonatore in questo senso sono stati due eventi: l'onda lunga della vittoria a New York del nuovo idolo dei progressisti italiani, il democratico Zohran Mamdani, eletto sulla base di una piattaforma socialista tutta “tassa e spendi”, e l'audizione- di fronte alle commissioni Bilancio di Senato e Camera- del presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli, e di Fabrizio Balassone, Banca d'Italia, sulla Manovra 2026.

Dal “campo largo” è partito un fuoco di fila contro il taglio delle aliquote Irpef che - ha ricordato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti «tutela i contribuenti con redditi medi». L'opposizione non ne ha voluto sapere e ha cavalcato le analisi di Istat e Bankitalia per sparare a zero dev'essere il “modello Mamdani” - contro la sforbiciata all'imposta sul reddito. Per Giuseppe Conte, leader del M5S, quello del governo è un intervento «misero. Avvantaggia per l'85% le famiglie più ricche». Gianmauro Dell'Olio, vicepresidente pentastellato della Commissione bilancio della Camera, parla di «mini-taglietto Irpef. Sul tema torna a farsi sentire pure l'europarlamentare Pasquale Tridico, reduce dalla batosta rimediata in Calabria alle Regionali: «Il mini taglio Irpef della Meloni è una beffa, una presa in giro».

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Quello dell'opposizione è un coro. Arriva Angelo Bonelli, uno dei leader di Avs: «Il taglio dell'Irpef del governo Meloni è un regalo ai più ricchi, una misura che aumenta le disuguaglianze e l'ignoranza del Paese reale. L'Italia non ha bisogno di regali ai ricchi». La parola chiave è «ricchi». Ecco la sintesi di Balassone, vice capo del dipartimento economia e statistica della Banca d'Italia: la riduzione delle aliquote porterà benefici ai «contribuenti con reddito complessivo superiore a 28mila euro, in misura crescente fino a un massimo di 440 euro annui per redditività pari o superiore a 50 mila euro». Adesso è utile riportare, dopo M5S e Avs, l'affondo del Pd. Iniziando dal capogruppo al Senato, Francesco Boccia: «Il taglio dell'Irpef del governo Meloni è un regalo ai più ricchi, una misura che aumenta le disuguaglianze e l'ignoranza il Paese reale».

Poi c'è Antonio Misiani, che dei dem è responsabile economia (oltre che senatore): «Altro che aiuto al ceto medio. L'intervento non è solo modesto nei numeri, meno di tre miliardi di euro, ma anche mal congegnato nella sostanza». E ancora: per Anna Ascani, vicepresidente della Camera, il «taglio dell'Irpef, che doveva sostenere finalmente il ceto medio», altro non è che «una beffa. Avvantaggia le famiglie più ricche». Da Montecitorio, ecco la “sentenza” del vicecapogruppo Toni Ricciardi: «Il taglio dell'Irpef è una vera e propria farsa». Dichiarazioni in serie smentite da Luigi Marattin, segretario del Partito liberaldemocratico, ora deputato del gruppo misto eletto con Iv, un passato recente da parlamentare del Pd: «Dei dati emersi dalle audizioni sulla legge di bilancio, nessuno ha ripreso il fatto che l'Irpef sia diventata più redistribuiva. Politici populisti, e quella parte di informazione che ai populisti liscia il pelo, hanno preferito inventare il messaggio opposto: che si starebbe favorendo i “ricchi”. Si tratta di una colossale bugia».

Il meglio, però, arriva quando all'evento organizzato dal quotidiano Domani a Roma la segretaria del partito, Elly Schlein, è intervistata dal direttore del quotidiano, Emiliano Fittipaldi. Inevitabile che sul piatto ci sia la vittoria di Mamdani, con il suo programma socialista. Ovvero l'imposta extra del 2% sui redditi dei residenti superiori a un milione di dollari (interessate 34mila famiglie); l'aumento dell'aliquota dell'imposta sulle società dello Stato dal 7,2 all'11,5% e un approccio aggressivo sul fronte delle verifiche ai contribuenti e nella riscossione delle multe.

Al Pd sono andati in estasi, visto che Schlein ha detto di essere pronta: «Questa è una questione già affrontata. Siamo a favore di una tassazione a livello europeo sulle persone che hanno milioni a disposizione, sui miliardari». Certo, prima bisognerebbe affinare i meccanismi di controllo per scovarli: «Nessuna paura, ma i capitali viaggiano più velocemente delle persone. Non ci sottraiamo, ma servono gli strumenti giusti». La leader del Pd ha quindi ricordato che nella «mozione unitaria fatta con le opposizioni, c'è una tassazione vera sugli extraprofitti. Non solo sulle banche, ma anche sulle società energetiche e quelle del comparto della difesa». L'obiettivo è «un riequilibrio tra tasse sul lavoro e sulle rendite. Lavoriamo lì». Tasse che passione.

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