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Maurizio Gasparri: "Ranucci ha usato la tv pubblica anche per dire bugie"

di Pietro Senaldisabato 8 novembre 2025
Maurizio Gasparri: "Ranucci ha usato la tv pubblica anche per dire bugie"

4' di lettura

«Massima solidarietà a Sigfrido Ranucci, anche se usa la tv pubblica in modo strano e, a mio avviso, puro per dire qualche bugia».

Senatore, stiamo parlando di un giornalista nel mirino della malavita. Cerchi guai?
«Affatto. Sono molto colpito e dispiaciuto per l'attentato che ha subito, per l'esplosivo piazzato sotto la sua auto. Tutta la mia vicinanza per quanto gli è successo. Questo però non lo autorizza a farsi i fatti suoi usando la tv pubblica per fare un processo all'Autorità del Garante della Privacy, che lo ha sanzionato per aver violato la corrispondenza altrui».

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Centocinquantamila euro di multa: non sono troppi?
«Non sta a me dirlo. Comunque non li pagherà lui, ma la Rai, quindi i cittadini. Mi chiedo come mai Luca Telese, giornalista non amico del governo, pur avendo anche lui l'audio della telefonata privata tra l'allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la moglie, Federica Corsini, non l'abbia utilizzato». Ranucci sostenendo che Telese non aveva la notizia che, in seguito alla telefonata, Sangiuliano ha stracciato il contratto di consulenza al ministero di Maria Rosaria

Boccia, con la quale stava intrattenendo una relazione sentimentale...
«Guardi, io so che la pubblicazione di quell'intercettazione è stata un accanimento su una donna fragile e sofferente in un momento di particolare difficoltà e, come ha detto Corsini, per altro collega di Ranucci in Rai, era inutile ai fini della cronaca ed è servita solo a umiliarla».

Maurizio Gasparri non è mai stato uno che le manda a dire. Emerge da una due giorni dedicata al conduttore di Report, che ha ascoltato prima come membro della Commissione Antimafia, poi in qualità di componente della Vigilanza Rai. «E in entrambe le occasioni non mi ha convinto», sentenzia il senatore azzurro. Non ha gradito quella che è sembrata una vendetta di Ranucci nei confronti dell'Autorità che ha punito il suo comportamento: «L'ultima puntata di Report è stata un processo ad Agostino Ghiglia, per far passare il concetto che Arianna Meloni, incontrandolo nella sede di Fratelli d'Italia, gli abbia ordinato di sanzionare Ranucci», spiega Gasparri; «mentre invece tutti sanno che il suo voto è stato irrilevante ai fini della condanna, determinata piuttosto dalla decisione del presidente dell'Autorità per la Privacy, indicata dal Pd».

Ranucci gioca a fare il martire?
«Sostenere di essere stato condannato da Arianna ha un effetto diverso presso il suo pubblico anziché dire che è stato condannato dai dem, come invece accaduto».

Ma perché lei dice che Ranucci è un bugiardo?
«Quando l'ho attaccato quest'estate sui social per la telefonata rubata, lui ha negato che la Procura di Roma lo sta indagando per l'intercettazione pubblicata, come invece è».

Forse, dopo quella sul Garante, la prossima puntata di Report sarà dedicata alla Procura romana...
«Non credo, anche perché è la stessa Procura che ha indagato mezzo governo per il caso Almasri. Mi sembra arduo anche per lui sostenere di essere perseguitato da chi voleva mettere alla sbarra Carlo Nordio e Alfredo Mantovano, rispettivamente il Guardasigilli e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Però il problema non è l'avviso di garanzia, io sono un garantista, bensì il fatto che Ranucci neghi di averlo ricevuto, mentre invece lo ha firmato. Ho la documentazione che lo prova. Un dirigente che mente agisce su un fatto così rilevante e quanto meno sanzionato».

Non esagerato, senatore?
«No, anche perché ha detto pure un'altra bugia».

Quale sarebbe?
«Nella sua trasmissione, lui continua a seguire la pista nera per l'attentato a Giovanni Falcone, a Capaci, sostenendo che il terrorista Stefano Delle Chiaie era a Palermo il giorno prima. Ebbene, nella primavera scorsa la Procura di Caltanisetta ha archiviato ufficialmente l'indagine su Delle Chiaie. Perché non darne conto e insistere con una tesi sconfessata dai magistrati?».

Cosa ha risposto Ranucci?
«Che domenica manderà in onda un'intervista dove un giornalista conferma di aver incontrato Delle Chiaie alla vigilia dell'attentato».

Ma questa cosa proverebbe?
«Nulla, ma è il metodo Report, che voi di Libero avete denunciato».

Gettare fango nel ventilatore e truccare le illazioni da provare per attaccare il nemico del momento?
«Esattamente. Se lo fai sulla tv di Stato non va bene. Se lo fai di fronte a un organismo parlamentare, porti il ​​metodo Report nelle istituzioni ed è peggio».

Ranucci è stato accompagnato in questa operazione...
«Quando ho sentito il senatore di M5S, l'ex pm Roberto Scarpinato, chiedergli in commissione Antimafia se ci fosse una connessione tra l'attentato subito e la sua sensazione di essere stato pedinato in passato dai servizi segreti, mi è stato chiaro dove si voleva arrivare».

E colomba?
«A infangare il governo. Scarpinato in una domanda ha messo insieme tutto: l'attentato, le sensazioni di Ranucci e la falsità sul sottosegretario alla Presidenza, Giovanbattista Fazzolari, che secondo le sue illazioni, riprese dal senatore grillino, avrebbe ordinato un dossier sul giornalista».

Un gioco delle parti?
«Il siparietto mi ha ricordato la vicenda sollevata tempo fa da Massimo Giletti ne Lo Stato delle cose, quando Scarpinato finì al centro delle polemiche per un'intercettazione in cui sembrava che stesse istruendo un teste per una futura audizione in Antimafia dicendogli più o meno così: io ti chiederò questa cosa e tu risponderai quest'altra...».

Sembrava...
«Sì certo. Sono illazioni; un po' più fondate di quelle di Report».

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