Tafferugli e tensione a Bologna, dove il corteo contro il governo ha cercato di raggiungere i palazzi di BolognaFiere dove è in corso l'assemblea dell'Anci. Il corteo è stato bloccato dalla Polizia in tenuta antisommossa sul ponte di San Donato e non è riuscito a proseguire. I manifestanti che guidano il corteo hanno provato a sfondare il blocco delle forze dell'ordine che li hanno fatti retrocedere con una carica a cui sono seguiti tafferugli e a cui gli attivisti hanno reagito gridando "corteo, corteo".
Dopo essersi radunati in piazza Verdi questa mattina, gli studenti delle superiori e gli universitari hanno insomma continuato il No Meloni Day come ampiamente preventivato alla vigilia. Scontri e incidenti si sono verificati anche a Milano e in altre città per la protesta generalizzata e coordinata contro il governo. A Bologna sono circa 300-400 i ragazzi e le ragazze presenti alla manifestazione. Oltre a loro partecipano anche i ricercatori precari, a rischio per i contratti in scadenza. Insieme agli slogan e ai discorsi gridati al megafono ("Palestina libera", "Governo genocida", "Cacciamoli via", "Bologna non vi vuole"; "Blocchiamo tutto"), sono i muri della zona universitaria che raccontano le ragioni della protesta: solidarietà al popolo palestinese, contrarietà alla guerra e alle spese militari, contestazione ai vertici dell'Ateneo, opposizione al governo e in particolare ai ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi. I manifestanti invocano a gran voce le loro dimissioni, aggiungendo di tanto in tanto qualche insulto. In mattinata anche presidi alle scuole superiori, sempre con lo slogan "Blocchiamo tutto": ad esempio, al liceo Copernico.
La giornata è segnata però anche dalla polemica politica. "L'intervento che ha fatto il sindaco di Bologna Matteo Lepore, che ha usato il palco istituzionale dell'Assemblea nazionale dell'Anci per fare campagna elettorale, tra l'altro con un programma elettorale che riporterebbe l'Italia indietro di un secolo, è vergognoso, e noi non possiamo restare a guardare - tuona la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato Licia Ronzulli nel corso dell'incontro con i sindaci di Forza Italia -. Dobbiamo farci sentire. Avere un incarico in Anci non è una medaglia da appuntarsi sul petto, non è un titolo da aggiungere al curriculum. È una responsabilità seria. Non è un palcoscenico, ma è una rete, è una comunità, è politica nel senso più alto del termine, è la capacità di fare squadra tutti insieme per risolvere i problemi del Paese. Abbiamo visto come ha funzionato questa rete durante la pandemia. Se non presidiamo l'Anci, lo faranno gli altri. Lo stanno già facendo. E spesso lo fanno trasformando un'associazione che è di tutti, in un'appendice del Partito Democratico".




