Due pesi e due figure. Anzi, ne basta una, tanta è l’ipocrisia di Pd, 5Stelle, Avs e affini. «È voto di scambio!», strilla la sinistra, «le destre promettono il condono edilizio per un pugno di voti!». Secondo Giuseppe Conte è «pazzesco» che il governo tramite un emendamento alla Finanziaria abbia riaperto i termini previsti nel 2003, soprattutto che l’abbia fatto alla vigilia delle elezioni in Campania. Ora, a prescindere dal fatto che eventualmente la misura dovrà superare i vagli politici, tecnici e arrivare in Senato, è chiaro che non era «pazzesco» alla vigilia delle elezioni politiche 2022 promettere il Superbonus che «gra-tu-i-ta-men-te» soltanto quest’anno ci costerà 40 miliardi.
E sempre in Campania non è voto di scambio, nossignori, la promessa del candidato contiano Roberto Fico di reintrodurre il reddito di cittadinanza, stavolta in salsa regionale, il che comunque è strano dato che era stato lo stesso Fico – pugno chiuso sul balcone di Palazzo Chigi – ad abolire la povertà, la sua di sicuro: entrato a Palazzo a reddito zero e con una scatoletta di tonno, ha sfondato i 100mila euro. La Campania è stata la regione che ha beneficiato di più del sussidio finito perfino ai mafiosi, oltre a chi aveva già un paio di lavori in nero. Che poi, sempre restando al condono, qualcuno nel centrodestra imputa a Fico di averne beneficiato per la sua magione al Circeo: il Fico replica che è stato il precedente proprietario e non abbiamo ragioni per non credere all’ex presidente della Camera – anno di disgrazia 2018 – che il primo giorno si fece immortalare destinazione Montecitorio in autobus e che dall’indomani ci è costato 15mila euro soltanto di taxi.
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Scacchista esperta. E chi è, signori: l’erede di Kasparov, emula Fischer, Karpov, Carl sen, si ispira alla...Il centrosinistra, capeggiato da Pasquale Tridico, aveva promesso il reddito di cittadinanza pure in Calabria, prima di perdere di 16 punti contro Roberto Occhiuto a inizio ottobre. Tridico, ex presidente dell’Inps, è stato tra i padri del reddito di cittadinanza (la madre è incerta). Sempre Tridico, rimediata la batosta, ha stranamente scelto di restare all’europarlamento a 16mila euro al mese anziché prenderne la metà da consigliere nella terra che ama ma di cui non conosce il numero delle province: era convinto che fossero tre anziché cinque, ma era e forse resta convinto di un sacco di altre cose e non vogliamo togliergli altre certezze.
Il dem Giani, invece, l’Eugenio riconfermato alla presidenza della Toscana, dopo un lustro era ancora convinto che la sua regione confinasse con la Lombardia: maledetta Emilia-Romagna, ecco perché il treno Firenze-Milano ci impiegava sempre un’ora in più! Sempre l’Eugenio nella recente campagna elettorale ha promesso il sussidio regionale. Ha assicurato che lo introdurrà «nei primi cento giorni» del suo mandato. L’aveva inserito nel programma con altri capisaldi come “il diritto alla felicità”, alla “giustizia climatica” e alla “legge sul riconoscimento della Palestina”.
Quest’ultima era la priorità di Matteo Ricci, candidato del Pd nelle Marche: sì, Ascoli Piceno, Senigallia e Fano avrebbero sopraffatto politicamente (chissà anche se militarmente) Israele, e però alla fine è stato riconfermato Francesco Acquaroli. La seconda priorità di Ricci era quella di piantumare un milione e mezzo di alberi, 20mila in più degli abitanti delle Marche. Ricci però aveva promesso anche il «salario minimo regionale», 9 euro all’ora ma non era affatto voto di scambio quello – altro che il maledettissimo condono! – era una reazione a Landini (non il trattore) che sotto i 9 euro all’ora ha sottoscritto 22 contratti collettivi. Oh, che il Ricci facesse sul serio l’aveva confermato nientemeno che il deputato dem Marco Furfaro: «Mentre la destra abolisce il reddito di cittadinanza e affossa il salario minimo, Ricci sceglie di schierarsi dalla parte giusta, quella del lavoro dignitoso, dei diritti, della giustizia sociale». I marchigiani hanno scelto di restare dalla parte sbagliata e Ricci, come Tridico, ha scelto di restare a prendere il doppio a Bruxelles.
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