Libero logo

Autonomia, oggi si parte e la sinistra va in tilt

Calderoli, ministro per gli Affari regionali, a Venezia e Milano per la firma. Domani in Piemonte e Liguria. Gazzarra dalle opposizioni
di Alessandro Gonzatomartedì 18 novembre 2025
Autonomia, oggi si parte e la sinistra va in tilt

4' di lettura

Che cos’è il genio? Per la sinistra le pre-intese sull’autonomia differenziata sono «un voto di scambio», e in effetti per vincere in Veneto, +30% gli ultimi sondaggi, il centrodestra ha bisogno dell’aiutino. No: Pd, 5Stelle, Avs e soci non sono dei geni. Oggi Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, sarà a Venezia (alle 11) e Milano (alle 17) per la firma. Domani in Piemonte e Liguria. Ognuna delle singole pre-intese impegna il governo e la rispettiva Regione a concludere i negoziati già avviati, con l’obiettivo di raggiungere l’accordo sulle prime quattro materie: protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica in ambito sanitario. Il ministero sottolinea che per questi ambiti non è prevista la definizione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione, ossia la soglia minima sotto cui non possono scendere determinati servizi.

PERCORSO A OSTACOLI
«Siamo a una giornata storica», dichiara Luca Zaia, «con questo atto concreto si avvia l’iter per andare direttamente all’intesa definitiva e in parlamento per l’approvazione. Il documento», sottolinea il governatore uscente del Veneto (Zaia è comunque candidato a consigliere), «riguarda materie fondamentali, e stiamo parlando di un percorso nato in Veneto, giuridicamente a giugno 2014 con l’approvazione in Consiglio regionale della legge referendaria, legge che è stata impugnata dal governo di centrosinistra e ci ha costretto a portare avanti per un anno una battaglia davanti alla Corte Costituzionale. Nel 2015», ricorda Zaia, «la Corte ha dato ragione a noi e grazie a quella sentenza abbiamo potuto celebrare un referendum che ha portato a votare 2 milioni 328mila veneti. Con questa storica riforma», conclude il governatore, «prende avvio concretamente un processo di rinnovamento di tutto il Paese». Il Pd, allora al governo, per quel referendum mandò il conto da pagare al Veneto: oltre 2 milioni di cui un milione 700mila per “lavoro straordinario” e 200mila come “indennità per l’ordine pubblico”. «È un momento figlio di trent’anni di battaglie», dice il vicepremier Matteo Salvini, «da Venezia, al Po, al Monviso, a Bossi e Maroni. Non è la fine di un percorso, quello dei prossimi giorni sarà un passaggio importante perché mai Venezia e Roma si erano incontrate per firmare dei temi concreti e reali. L’autonomia passa da un bellissimo principio di identità, territorio, di libertà al miglioramento della qualità della vita».

Per il successore designato di Zaia, Alberto Stefani, «l’autonomia e il federalismo fiscale saranno le grandi sfide del prossimo futuro. Autonomia», evidenzia Stefani, «significa avvicinare il decisore pubblico ai territori per una maggiore qualità delle politiche attive con un decisore che conosce quartiere per quartiere, comune per comune il territorio». E ancora: «L’autonomia non deve far paura, significa più efficienza e trasparenza dei risultati». Ma è questo che spaventa: l’assunzione di responsabilità. Infatti Roberto Fico, candidato contiano alla presidenza della Campania, la contesta duramente: «Questo è un blitz che evidenzia le intenzioni del governo, che vuole indebolire il Mezzogiorno». Qualcuno avvisi il Fico, quello che ha abolito la povertà brandendo il pugno chiuso dal balcone di Palazzo Chigi, che tra il 2022 e il 2024 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto dell’8,6% contro il 5,5 del Centro-Nord, dato dello Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. L’ex presidente della Camera – entrato a Palazzo a reddito zero e passato subito a 100mila – continua: «La Lega impone a Meloni le pre-intese sull’autonomia e lo fa per prendere qualche voto in più in Veneto. Una vergogna, uno schiaffo ai campani». Altre due notizie per Fico, ma dategliele con un certo tatto: nel 2015 il candidato grillino alla presidenza del Veneto, Jacopo Berti, aveva inserito l’autonomia nel programma; perfino il presidente campano De Luca era favorevole: «Questo Stato non regge più» – dicembre 2022 – «l’autonomia può aiutare l’Italia a trovare livelli di efficienza e livelli di legittimità nelle istituzioni». Ancora prima, febbraio 2019: «Oggi formalizziamo la richiesta di autonomia differenziata anche per la Campania». L’autonomia differenziata è stata approvata definitivamente dalla Camera il 19 luglio 2024.

Chi non salta è un comunista: il coro che fa impazzire la sinistra

Ora pure saltellare è una cosa da fascisti. Una provocazione in stile camicie nere. Un attentato alla Costituzion...

I SABOTATORI
La riforma era anche nell’agenda di governo Lega-5Stelle, ma quest’ultimi – oplà – appena passati al governo col Pd l’hanno cancellata. A proposito, questo è Conte, ieri: «La Lega porta avanti il progetto in modo subdolo». Al tempo del governo giallorosso il ministro delle Autonomie da lui stesso affossate era il dem Francesco Boccia, che almeno è coerente: «È una pericolosa buffonata»; «Mi auguro che le regioni governate dalla destra non si prestino a un’operazione incostituzionale», che stranamente è prevista dall’articolo 116 della Costituzione e auspicata da Luigi Einaudi («A ognuno daremo l’autonomia che gli spetta»). Attenzione, è il turno di Toni (Manero) Ricciardi, anche lui dem: «Siamo alla fase finale del teatro dell’assurdo». La collega dem Valeria Valente, parla di «dono pre-elettorale». Ora, in Veneto, vedrete che il centrodestra la spunterà per una manciata di voti. Imbroglioni!