Provate a pensare di dover usare l’intelligenza artificiale per creare il profilo di un politico in grado di conquistare la vittoria alle Comunali della vostra città. E che durante la fase di addestramento del chatbot diate le seguenti istruzioni: deve essere un uomo di sinistra, amico dei centri sociali e acerrimo nemico dei governi, ma solo quelli guidati dal centrodestra. Poi cliccate invio ed ecco che in pochi secondi l’IA vi darà la seguente risposta: «Non è necessario crearlo, esiste già. Si chiama Matteo Lepore e fa il sindaco di Bologna».
Ed è proprio così, perché Matteo Lepore è il prototipo perfetto dell’uomo di sinistra. Nato in un quartiere periferico di Bologna il 10 ottobre 1980, si diploma frequentando il centralissimo e “fighettissimo” liceo classico Galvani. È qui che entra in contatto con i movimenti giovanili della sinistra e viene folgorato sulla strada della politica. Proprio nell’anno del diploma, il 1999, ottiene la sua prima elezione come consigliere del quartiere Savena, di cui diventa anche vicepresidente. Intanto si iscrive all’università di Bologna, dove si laurea in Scienze politiche e coltiva un’assidua frequentazione col mondo dell’associazionismo bolognese, di cui diventa anche consulente. Com’è come non è, dopo la laurea lo ritroviamo a Bruxelles dove svolge uno stage all’Ufficio di collegamento con le istituzioni europee della Regione Emilia-Romagna. Prende tre master e lavora come responsabile dell’Area sviluppo territoriale, innovazione e internazionalizzazione di Legacoop Bologna.
A Bologna il Pd dà le case ai violenti che aprono il fuoco sulla polizia
Tragicomico. Migliaia di violenti pro -Pal prendono di nuovo in ostaggio Bologna? Il sindaco, il dem Matteo Lepore, d&ag...Poi il grande salto. Con l’elezione a Palazzo d’Accursio di Virginio Merola, il nostro diventa assessore a economia e promozione della città, turismo, relazioni internazionali, agenda digitale. Quando Merola fa il bis, c’è anche lui, ma nella nuova giunta mantiene più o meno le stesse deleghe, cui nel tempo si aggiungeranno quelle a Cultura, Sport, ma soprattutto all’Immaginazione civica... Il suo impegno viene premiato nel 2021 quando viene candidato sindaco dal Partito democratico, ma non senza polemiche.
Il suo profilo e la sua vicinanza al mondo cooperativo e a quello dei centri sociali, viene visto in tralice dalla parte più riformista del Pd. Quando arriva ad auspicare che la sua coalizione - che contempla anche Avs e M5s diventi «un partito unico della sinistra», a smorzare i toni interviene financo l’ex premier Enrico Letta, «vedremo, al momento è un’alleanza» Ma la sua marcia è inarrestabile. Vince al primo turno e fa fuori tutti i riformisti Pd. Ed è proprio da primo cittadino che il quasi sconosciuto assessore di Bologna si prende la ribalta nazionale. Come? Andando ostinatamente e costantemente contro ogni iniziativa del governo di centrodestra. E lo fa sempre con l’arma del piagnisteo e sempre senza assumersene le responsabilità.
Quella di questi giorni, con gli scontri perla partita di basket tra Virtus e Maccabi Tel Aviv, è solo l’ultima di una lunga serie. Prima ha lanciato- metaforicamente - il sasso, poi ha ritratto la mano. Per giorni e giorni ha caricato di tensione l’ambiente antagonista bolognese, dando una valenza politica a una partita di Eurolega, che di politico non aveva nulla (baste vedere che a Milano, altra città governata dal centrosinistra, il giorno dopo era ospite l’Hapoel, e non è successo niente); ha attaccato il governo chiedendo di rimandarla, quando per farlo sarebbe bastata una sua ordinanza.
Certo, in quel caso avrebbe dovuto assumersene piena responsabilità. E allora meglio scaricare su Piantedosi. «Gli manderò il conto», ha detto Lepore. In un remake di un film già visto a luglio 2024 quando, dopo l’ennesima guerriglia provocata dai centri sociali e dall’estrema sinistra bolognese, accusò il governo: «Ci avete mandato 300 camice nere». Anche qui c’era in ballo una manifestazione (di Casa Pound) che il sindaco non voleva. Anche allora chiese scusa ai bolognesi, spiegando che la colpa era del governo. Anche allora non disse una parola per condannare le violenze della “rete antifascista”. Del resto non avrebbe avuto alternative, visto che lui quel mondo lo venera e lo coccola. È un ottimo bacino di voti, non solo in vista di un possibile secondo mandato (si vota il prossimi anno), ma anche di sfide future. Ma in questo atteggiamento non c’è solo un calcolo politico.
C’è anche una radicata convinzione personale. Lepore è stato tra i primi sindaci a far sventolare dal balcone del Comune la bandiera palestinese, in risposta alla reazione israeliana all’attacco terroristico del 7 ottobre. E non si è fatto problemi a conferire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, nonostante gli insulti Liliana Segre e al collega sindaco di Reggio Emilia. Nel carnet di Lepore c’è anche l’annosa questione della città a 30 all’ora. All’annuncio del provvedimento, corredato da una serie di autovelox per multare i cittadini indisciplinati, il ministro Salvini fece notare che andava contro il nuovo Codice della strada. Naturalmente il sindaco tirò dritto costringendo il vicepremier a emanare linee guida ministeriali che di fatto limitavano il provvedimento del sindaco bolognese. Per tutta risposta Lepore rivendicò la sua autonomia nel governare la città. Poi, da perfetto uomo di sinistra, pochi mesi dopo annunciò che sarebbe stato in prima fila nella raccolta firme contro la riforma dell’Autonomia differenziata. Quando si dice la coerenza. Sì, nel dare contro al governo.
Una vera e propria missione per Lepore che a luglio è arrivato a rifiutare i 5 milioni del Pnrr stanziati dal governo perla ristrutturazione della torre della Garisenda. Il motivo? Le scadenze temporali ritenute troppo rigide per poter lavorare con la massima prudenza su un intervento così delicato. Il tutto senza dimenticare che con la sua città in piena emergenza crack, il Comune ha patrocinato la distribuzione di 300 pipe sterili per fumarlo...




