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Riccardo Magi, altro flop: la Consulta respinge il ricorso contro il governo

lunedì 1 dicembre 2025
Riccardo Magi, altro flop: la Consulta respinge il ricorso contro il governo

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Colpo duro da digerire per il "fantasma" del Parlamento: Magi bocciato dalla Consulta. "Deve essere escluso che il singolo parlamentare sia legittimato a sollevare conflitto di attribuzioni nei confronti del Governo" quando agisce "a tutela di prerogative attribuite dalla Costituzione all'intera Camera a cui appartiene". Cosi' la Corte costituzionale - richiamando una sua pronuncia del 2019 - ha dichiarato inammissibile, con un'ordinanza depositata oggi, il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato da Riccardo Magi, segretario di +Europa, nei confronti del Governo, sul decreto Sicurezza. 

Nel suo ricorso, Magi aveva rilevato la "sostanziale riproduzione" nel decreto legge Sicurezza, delle norme contenute in un disegno di legge ordinario di cui e' stato, conseguentemente, sospeso l'esame in Parlamento. La Corte ha rilevato che "le doglianze del ricorrente relative all'eccentricita' del 'modus operandi' del Governo coinvolgono direttamente l'intera Assemblea" e che "d'altronde, in molteplici occasioni, questa Corte ha negato l'ipotizzabilita' di una concorrenza tra la legittimazione attiva del singolo parlamentare e quella della Camera di appartenenza". Dunque, osserva Palazzo della Consulta, "titolare della sfera di attribuzioni costituzionali in ipotesi lese e, quindi, eventualmente legittimata a sollevare conflitto e' la Camera di appartenenza del singolo parlamentare e non quest'ultimo".

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I giudici costituzionali hanno inoltre precisato che il ricorrente non ha allegato "una sostanziale negazione o un'evidente menomazione" delle proprie prerogative costituzionali, poiche' l'unica circostanza riferita nel ricorso riguardo all'iter parlamentare di conversione in legge del dl Sicurezza atteneva alla presentazione di 5 questioni pregiudiziali, "una delle quali peraltro sottoscritta dallo stesso ricorrente", che ha quindi avuto, conclude la Consulta, la "possibilita' di esercitare le proprie funzioni costituzionali" nel corso del procedimento di conversione. 

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