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Open Arms, i giornali di sinistra imbarazzanti: dopo l'assoluzione di Salvini...

di Massimo Costavenerdì 19 dicembre 2025
Open Arms, i giornali di sinistra imbarazzanti: dopo l'assoluzione di Salvini...

3' di lettura

Contrordine, compagni. L’assoluzione definitiva di Matteo Salvini è un fatto irrilevante. Non bisogna parlarne. E se proprio bisogna dire qualcosa, si deve dire che il leader della Lega ha ben poco da lamentarsi. L’hanno assolto, quindi vuol dire che la giustizia italiana funziona. Altro che referendum, altro che separazione delle carriere. Anche il capo del Carroccio è tutelato al pari degli altri cittadini, di che si lagna suvvia!

Il fenomeno della rimozione progressista dell’assoluzione di Salvini è andato in scena subito dopo il verdetto della Cassazione: dopo anni e annidi martellante campagna sul Matteo sequestratore di migranti tra le tante copertine resta inarrivabile quella dell’Espresso del 2018 dal titolo “Uomini e No” con le facce di Aboubakar Soumahoro e Salvini - il proscioglimento è passato clamorosamente in cavalleria.

Sopire e troncare, troncare e sopire. Il quotidiano Domani ieri non ha nemmeno dato conto della notizia, né in prima pagina né nelle pagine interne; sul Fatto quotidiano, foglio simbolo del giustizialismo, ha solo una fotonotizia a pagina 13; La Stampa di Torino relega la notizia a un trafiletto a pagina 22; Repubblica dà sì la notizia in copertina, ma poi si deve arrivare fino a pagina 19 per l’articolo sulla vicenda. Una narrazione inversamente proporzionale alle pagine e pagine in cui si dava conto delle tesi della Procura di Palermo (demolite sia in primo grado che in Cassazione).

MONDO AL CONTRARIO
La strategia di abbassare i toni e quasi ignorare la conclusione della vicenda giudiziaria che ha investito il nemico politico non rappresenta comunque l’unico fattore di imbarazzo dell’opposizione sul caso Open Arms. Già mercoledì sera, quando i giudici hanno respinto il ricorso della Procura e messo fine all’iter giudiziario, le prime reazioni nel campo progressista erano di un unico tenore: il verdetto dimostra che la giustizia italiana funziona.

Dice il leader dei Verdi Angelo Bonelli, celebre per le quotidiane incursioni in Procura a presentare esposti contro il Centrodestra: «Noi le sentenze le rispettiamo sempre. Ora la destra non potrà più sostenere che esista una magistratura “rosa” o politicizzata”». E ieri persino il dem Stefano Bonaccini, ex avversario della segretaria Elly Schlein e ora allineato alla maggioranza dem, ha recitato la stessa litania: «Bisognerebbe far notare a qualcuno, dalle parti di centrodestra, che la magistratura funziona nel momento in cui assolve Salvini. Bisognerebbe che rispettassimo sempre l’autonomia della magistratura. Se una sentenza dimostra che una persona non ha commesso reati, è giusto esserne contenti. Io non mi sono mai permesso di commentare una sentenza della mia vita e mai mi permetterò».

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Eppure, come amava dire il Cavaliere, è vero esattamente il contrario: era evidente fin dall’inizio che il processo sulla Open Arms non poteva stare in piedi. E non sarà un’assoluzione dopo cinque anni di interrogatori e udienze a cancellare le chat in cui l’allora dominus delle correnti delle toghe Luca Palamara scriveva: «Salvini? Ha ragione ma va attaccato». È stato un processo alle scelte politiche di un ministro che non doveva nemeno iniziare. Meglio ricordarlo una volta in più, mentre altrove si fanno spallucce.

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