In questi giorni di manovra finanziaria, la Lega è stata protagonista sia per gli emendamenti presentati, sia per qualche frizione, anche interna, relativa alle pensioni.
Onorevole Molinari, ci spiega cos’è successo? Davvero c’è una Lega con Giorgetti e una contro?
«Nulla di tutto questo. È successo che la legge di Bilancio è sempre molto concitata e complessa, con un ruolo importante dei tecnici. A scanso di equivoci diciamo subito che Giancarlo Giorgetti ha fatto un buon lavoro. Punto».
Ma sulle pensioni c’è stato un dibattito piuttosto acceso. La maggioranza voleva davvero aumentare l’età pensionabile?
«Si figuri se la Lega vuole aumentare l’età pensionabile o mettere in discussione il riscatto già avvenuto della laurea. Ma anche qui c’è da fare chiarezza. Quelle righe scritte nella manovra erano delle clausole di salvaguardia richieste dall’Europa per avere coperture nell’eventualità che manchino i soldi per coprire le pensioni. Quindi si tratta di azioni ipotetiche. Il problema è che per noi della Lega quelle cose non dovevano essere scritte, perché avrebbero ingenerato polemiche, come poi è successo. Detto questo nessuno nella maggioranza ha mai pensato di aumentare l’età della pensione».
L’opposizione vi attacca perché la manovra è scarna. Appena 18 miliardi...
«Quello che l’opposizione non dice è che ci sono due fattori che hanno condizionato i conti. Il primo è relativo alla “rata” da 40 miliardi che ogni anno dobbiamo pagare a causa del bonus 110% voluto dai Cinquestelle e appoggiato dal Pd. Il secondo è che da quest’anno è tornato in vigore il Patto di stabilità europeo che era stato sospeso a causa del Covid. Due circostanze che hanno limitato la portata della manovra. Nonostante questo non dimentichiamo che siamo riusciti ad uscire con un annodi anticipo dalla procedura d’infrazione».
Questo cosa significa?
«Che è possibile far crescere il Paese e tenere i conti in equilibrio senza ricorrere all’austerità tanto amata dalla sinistra. Anzi abbiamo abbassato le tasse e fatto investimenti nel sociale».
Ci fa qualche esempio?
«Abbiamo abbassato di due punti l’aliquota Irpef per il ceto medio (dal 35 al 33%). Abbiamo portato a casa la rottamazione delle cartelle per chi ha dichiarato il giusto, ma poi non ha potuto pagare. Abbiamo messo 6 miliardi sulla sanità tassando gli extraprofitti di banche e assicurazioni. E la cosa più incredibile è stata la contestazione della sinistra, che fino a poco tempo fa ci chiedeva di fare proprio questo. Incredibile. E non dimentichiamo una norma molto importante come quella di tassare solo del 5% gli incrementi dei Contratti collettivi di lavoro. Grazie alla Lega questa norma si applica non solo ai contratti futuri, ma anche a quelli firmati di recente. È così che si alzano gli stipendi».
In definitiva qual è il giudizio complessivo sulla Finanziaria?
«C’è grande soddisfazione, perché grazie alle Lega e al governo ci sono 3 miliardi in più da destinare ai pagamenti alle imprese; per garantire grandi opere; per il Piano Casa per giovani e genitori separati. Il tutto senza aver aumentato l’età per andare in pensione».




