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Cosa vogliono i 12 ribelli del Pdl

La maggioranza traballa: altri azzurri seguono l'ex Antonione. Scrivono: un esecutivo con Letta e Schifani premier. Alfano: congiura contro di noi

Lucia Esposito
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Ci sono anche due insospettabili nella lettera anti-Cav: pasdaran come Giorgio Stracquadabio e Isabella Bertolini (La lista completa è nell'articolo qui sotto di Brunella Bolloli). Chiedono al premier di farsi «promotore di una nuova fase politica e di un nuovo governo». Temono di non essere ricandidati e per questo spingono per un governo tecnico, magari presieduto da Gianni Letta. Il pallottoliere dice che la  maggioranza è finita. Dodici deputati l'hanno messo nero su bianco: il governo ha le ore contate. C'è una lettera anti-premier e, stavolta, ci sono anche le firme. Serve una fase nuova, scrivono, per evitare elezioni anticipate. E un altro presidente alla guida del Paese. Possibile la creazione di un loro nuovo gruppo alla Camera.  In origine è stato il complotto alle vongole ordito dai seguaci di Claudio Scajola e Beppe Pisanu riuniti a cena vicino a Palazzo Chigi. L'alleanza tra gli ex Dc per allargare il governo all'Udc di Pier Ferdinando Casini e scaricare il premier. Una quindicina di parlamentari a tavola per stilare un documento anti-Berlusconi. Ma il 14 ottobre l'esecutivo ha ottenuto la fiducia (316 voti a favore) e la spallata non c'è stata. Quel giorno la maggioranza ha perso “solo” tre pezzi: due scajoliani non si sono presentati (Fabio Gava e Giustina Destro), un Responsabile è passato al Misto (Luciano Sardelli). Fallito l'assalto delle opposizioni. Guarda il video su LiberoTv: L'ira di Stracquadanio beccatro fra i "traditori" Annunci e smentite - Ieri, invece, dopo annunci e smentite di misteriose missive di anonimi Pdl e movimenti sotterranei perfino tra insospettabili falchi berlusconiani, all'ora del thé si è decretata la morte di questa maggioranza. Game over. I numeri, così, non ci sono più. Lo conferma Gianni Letta, parla di «congiura contro di noi» il segretario del Pdl, Angelino Alfano, che vede entro Natale la deadline per mettere a segno il ribaltone. E se perfino uno come l'avvocato-deputato Maurizio Paniz, fermo come una roccia nel difendere Silvio, dichiara che «Berlusconi ha sbagliato» e deve passare la mano a favore di Letta o di Schifani, significa che alla prossima fiducia la vittoria del centrodestra è un miraggio. Effetto traino - Nel pomeriggio Roberto Antonione, ex coordinatore di Fi e sottosegretario agli Esteri, ha riunito una dozzina di deputati all'hotel Hassler, ritrovo di vip e stelle del cinema, sullo sfondo piazza di Spagna. All'inizio l'esponente del Pdl non si sbilancia e parla in politichese: «Stiamo riflettendo su cosa fare per segnalare un nostro convincimento politico elementare», dice. «Perché io mi ricordo bene di quando eravamo all'opposizione e criticavamo il governo Prodi che al Senato aveva uno scarto di uno o due voti. Adesso siamo nella stessa situazione e io, come altri, sono contento se qualcuno viene a spegnere l'incendio dentro la mia casa». Se il pompiere miracoloso sia Casini o altri, per Antonione non conta poi tanto: l'importante è «non fare come le balene spiaggiate. Non vogliamo suicidarci, è evidente. Mi stupisco», aggiunge l'ex coordinatore parlando a Libero, «che ci si accusi di ribaltone. Noi chiediamo solo la condivisione delle riforme per uscire da questa crisi». E sui nomi degli altri “frondisti” tace: «Io parlo per me, non faccio la spia». La lista I nomi dei dodici “apostoli” pronti a tradire Silvio, però, non sono poi così sconosciuti. Oltre ad Antonione, all'incontro in hotel c'erano Gava e la Destro, Guglielmo Picchi, Giancarlo Pittelli (che però non ha ancora deciso bene cosa fare), Paolo Russo, Andrea Orsini e gli ex falchi berlusconiani (anti-tremontiani) Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio. Incerto Piero Testoni. Ida D'Ippolito non c'era e su come voterà alle prossime scadenze dell'Aula, preferisce non commentare. Il leader dei Repubblicani, Francesco Nucara non fa parte del gruppo, ma dopo che le sue richieste non sono state accolte ha già detto che il suo voto non è più così scontato. Oggi in un fondo su La Voce spiega come la pensa. Poi ci sono “i frondisti nei frondisti”: Sardelli, Antonio Milo e Santo Versace. Un sottogruppo che i dissidenti del Pdl per ora non hanno voluto tra i firmatari della lettera diffusa ieri sera. Ma intanto sono altri tre fuori dalla maggioranza. E alla Camera già la prossima settimana si vota il nuovo rendiconto dello Stato, dopo il via libera del Senato. La quota 316 del 14 ottobre è un vecchio ricordo.            di Brunella Bolloli

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