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Carezze ai sindacati, stangata ai pensionati

La Fornero fa retromarcia sulla riforma dell'articolo 18. A pagare più di tutti questa manovra resta l'esercito della previdenza

Andrea Tempestini
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Elsa Fornero fa retromarcia sull'articolo 18 e frena sulla riforma del lavoro: esultano pezzi del Partito Democartico (spaccato sul tema) e i sindacati. Chi invece continua a disperarsi, i veri fregati, sono i pensionati. L'esercito della previdenza ha ricevuto un solo contentino, per il quale la lotta è stata dura: le pensioni verranno indicizzate fino ai 1.400 euro, e per convincere la Fornero ci sono volute settimane di aspra discussione (inizialmente la rivalutazione in base all'inflazione era stata innalzata solo fino ai mille euro). Ma la stretta sulla previdenza rimane soffocante. Per primo il passaggio al contributivo pro-rata, che dovrebbe contrarre gli assegni di circa un punto percentuale per ogni anno di contribuzione, ovvero più si è vicini alla pensione e tanto più alto è lo stipendio e meno si perderà. Le donne che vorranno andare in pensione con le vecchie regole (57 anni di età e 35 di contributi, 58 anni se autonome) potranno farlo fino al 2015 scegliendo il trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo, meno vantaggioso del retributivo: la perdita in termini percentuali dell'assegno pensionistico è del 20-25 per cento. Ma la vera stretta sulle donne, per esempio, è per chi è nata nel 1961. Chi fino all'anno scorso pensava di lasciare il lavoro nel 2021 (a 60 anni) per prendere la pensione dopo 3 mesi (vecchia finestra), ora - sommando l'incremento del requisito anagrafico e l'adeguamento alle aspettative di vita - dovrà come minimo attendere i 67 anni. C'è poi il super contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro e l'innalzamento dell'età pensionabile per tutti gli altri, nonché la stretta sulle agevolazioni per i lavoratori precoci. La morale? I veri fregati restano i pensionati.

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